mercoledì 6 luglio 2022
Nel presidio della Comunità di Sant'Egidio ad accoglierlo i canti dei bimbi salvati da fame e malnutrizione e delle donne guarite dall’Aids, divenute volontarie per ridare ad altri la stessa speranza
l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della visita al Centro DREAM di Zimpeto della Comunità di Sant'Egidio, 6 luglio 2022.

l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della visita al Centro DREAM di Zimpeto della Comunità di Sant'Egidio, 6 luglio 2022. - ANSA/UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA/PAOLO GIANDOTTI

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«Presidente seja bem vindo, é uma alegria, Sant'Egidio ama você...». E' un canto festoso di donne e bambini quello che accoglie Sergio Mattarella, al suo arrivo al centro Dream (Disease Relief through Excellent and Advanced Means) di Maputo. Bimbi salvati dalla malnutrizione e dalla fame, donne liberate dall’incubo dell’Aids, divenute a loro volta volontarie, per restituire ad altri quella speranza che le ha rimesse al mondo.

Con Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, ci sono la viceministra della Sanità Marina Sereni, il ministro della Sanità del Mozambico Armindo Diago; don Giorgio Ferretti, parroco della cattedrale (dove poi si recherà per un momento di carattere privato) il coordinatore nazionale di Dream Flavio Ismael, e Cacilda Massango, direttrice del Centro promosso dalla Comunità di sant’Egidio, divenuto il simbolo di un'amicizia culminata 30 anni fa, il 4 ottobre 1992, negli accordi di pace che misero fine a 16 anni di guerra civile in Mozambico seguiti alla proclamazione dell’indipendenza dal Portogallo, attraverso lunghi negoziati tenutisi a Trastevere presso la sede della Comunità a Roma, fra le fazioni in lotta della FreLiMo, e della ReNaM, conflitto che aveva causato 1 milione di morti e oltre 4 milioni di profughi.

Nell'antico monastero di Trastevere Andrea Riccardi, fondatore della Comunità, don Matteo Zuppi, oggi cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, Jaime Gonçalves, arcivescovo di Beira, scomparso nel 2016, insieme a Mario Raffaelli, rappresentante del governo italiano, avevano pazientemente tessuto un dialogo con i belligeranti per più di due anni. L'allora segretario generale dell'Onu, Boutros-Ghali, parlò di «formula italiana» per descrivere «l'attività pacificatrice» della Comunità, «unica nel suo genere» perché fatta di «tecniche caratterizzate da riservatezza e informalità».

«Abbiamo ricevuto medicine, cibo, ma soprattutto dignità ed amicizia», dice la direttrice del centro davanti a un Mattarella visibilmente commosso. «Nel 2002 - ricorda - sono stata fra le prime ad essere accolte, mentre si diceva che in Africa l’Aids non poteva essere curato. Io come tante altre abbiamo conosciuto la nostra resurrezione, e ci siamo messe al servizio di altri malati, non solo di Aids, ma anche di altre malattie croniche. Qui a Dream siamo tutti un po’ italiani».

Non solo lotta all’Hiv, qui vengono curate e prevenute malattie tumorali, tubercolosi, malaria e durante epidemia Covid il presidio è stato centro vaccinale della zona, un punto di riferimento per la cura soprattutto delle donne e dei bambini dell'intero paese, situato nel distretto di Ka Mabukwana, periferia nord di Maputo, una delle aree più povere della città, con i suoi 350mila abitanti, dove le strutture sanitarie sono del tutto insufficienti.

A Maputo il contagio da Hiv è stimato attorno al 23% della popolazione adulta. Il centro polivalente, visitato da Mattarella è costruito su un'area di 2mila mq, comprende quattro sezioni specializzate: una per il trattamento dell'infezione da Hiv e la prevenzione della trasmissione dalla madre al nascituro, una per la diagnosi precoce delle neoplasie delle donne (cancro del collo dell'utero e del seno), una per la cura della tubercolosi (prima causa di morte tra le persone con Hiv) e una destinata ai pazienti malnutriti, in particolare ai bambini. Dall'arrivo dei vaccini per il Covid 19, il centro non solo ha vaccinato i suoi 5mila pazienti e il personale sanitario, ma anche una larga fetta di popolazione. Il centro è anche dotato sia di un impianto di energia solare, realizzato grazie a un accordo del ministero dell'Ambiente Italiano con il Ministero dell'Energia mozambicano, sia di un sistema di riciclo delle acque piovane.

Dopo quell’accordo del 1992 una generazione che non ha conosciuto il conflitto è cresciuta nelle Scuole della Pace che la Comunità aperto in decine di città e villaggi, attraverso il programma Bravo! (Birth Registration against Oblivion). Un’attività che prosegue con ancor maggiore impegno dopo che, dal 2017, il Nord del Mozambico è vittima di attacchi terroristici che hanno provocato migliaia di morti e oltre 800mila rifugiati e sfollati, nella regione di Cabo Delgado, che è anche quella più interessata ai progetti di estrazione del gas, che danno al paese sudafricano nuove chance economiche, ma creano anche nuove occasioni di conflitto per la popolazione sotto gli attacchi del fanatismo religioso che nascondono in realtà interessi che soffiano sul fuoco di contrapposizioni, alimentate dall’esterno.

Il programma Dream, nato in Mozambico, è oggi presente in molti Paesi africani (Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Eswatini, Repubblica Democratica del Congo, Camerun) con 50 centri di cura, con oltre 500mila malati curati fino ad oggi e 150mila bambini nati sani da madri sieropositive. Il programma è nato da una rivolta contro la rassegnazione di fronte ai 30 milioni di malati di Aids lasciati in Africa senza terapia, all'inizio del secolo, cifra che avrebbe assunto in pochi anni, senza un intervento di contrasto le dimensioni di un genocidio. Il centro si giova inoltre del programma di telemedicina, che collega in rete circa ottanta specialisti europei, i quali, a titolo gratuito, consentono l'accesso a consulenze mediche di alto livello (come l'Università di Roma Tor Vergata, l'istituto Carlo Besta di Milano, l'Università di Pisa, l'Istituto Superiore di Sanità) anche in situazioni di estrema povertà o di scarsezza di strumenti diagnostici.

Il centro Dream, «è il simbolo dei rapporti intensissimi tra l'Italia e il Mozambico», dice Mattarella, «ne avevo sentito parlare ma ho potuto constatare personalmente ora il livello di organizzazione delle cura basato sulla centralità della persona». Simbolo di una collaborazione solida «avvenuta prima fra i cittadini e poi fra le istituzioni», evidenzia in serata Mattarella ricevendo in albergo prima della partenza per lo Zambia, una folta delegazione della comunità italiana in Mozambico, in un incontro organizzato dal responsabile della Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) di Maputo, Paolo Enrico Sertoli, e dall'ambasciatore Gianni Bardini. Una «rete», la definisce, fatta di rapporti e di tanti progetti (in materia di agricoltura, sicurezza alimentare, consolidamento della pace, salute, sviluppo urbano) che ora riceve due importanti impulsi. Uno è l'avvio del piano di estrazione dal mare di gas offshore gestito dall’Eni, sui cui punta molto il governo italiano in crisi di approvvigionamento per via della guerra in Ucraina. E un altro, in parallelo, è costituito dal Piano indicativo pluriennale siglato ieri dalla viceministra Marina Sereni e dalla ministra degli Esteri mozambicana Veronica Macamo: «Ammonta a 85 milioni di euro di cui 35 a dono e 50 a credito di aiuto in 3 anni», spiega Sereni. Un piano di iniziative «ben accolte dalla popolazione», che interviene «su settori cruciali come agricoltura, educazione, formazione tecnica e professionale, sanità, servizi di base, sviluppo sostenibile, ambiente».

«Davvero una visita proficua», confida soddisfatto Mattarella, raggiunto anche a Maputo dalle notizie non certo rassicuranti provenienti da Roma, prima di partire per lo Zambia. A Lusaka da stasera incontrerà una realtà in cui è altrettanto presente la solidarietà e la cooperazione internazionale italiana. Tante le associazioni operanti. La comunità Papa Giovanni XXIII lo invita a gustare il gelato solidale prodotto da una catena di 10 esercizi - la Gigibontà - che dà lavoro a 189 persone, «per dare una nuova possibilità a giovani, orfani o abbandonati, che vivono una situazione di estremo disagio».

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