martedì 23 febbraio 2021
Il racconto dell'ambasciatore Luca Attanasio fatto da Joseph Masumu Nzimbala, giovane avvocato congolese
Inappuntabile in ufficio, sapeva "sporcarsi" per i poveri

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Un ambasciatore che in ufficio «indossava la giacca, ma che sapeva anche scendere in campo e "sporcarsi" per conoscere da vicino le cose, condividere, sostenere, aiutare tutti». Parla di Luca Attanasio, Joseph Masumu Nzimbala, ex studente congolese in Italia, rientrato nel suo Paese dove ha aperto uno studio legale con altri giovani del luogo. Un uomo sempre vicino alla gente, molto sensibile alla sofferenza dei poveri, al dolore di coloro che sono gli ultimi, dice: «L’ho visto - racconta il giovane avvocato accolto in Italia dal Centro Internazionale Studenti "Giorgio La Pira" di Firenze dove ha studiato - tante volte andare ad aiutare i bambini di strada. Parlava loro con gentilezza, con pazienza, dava loro il cibo. Con la moglie Zakia, sosteneva molto i bambini». Nzimbala ha visto l’ambasciatore pagare di tasca propria le rate scolastiche ai figli di chi non aveva possibilità e ricorda che Attanasio visitava le scuole che con progetti e «aiuti di amici italiani siamo riusciti a costruire». Faceva di tutto per «rappresentare al meglio l’Italia, e andava ovunque per prendersi cura degli italiani», sottolinea l’avvocato. Dimostrava che l’Italia era attenta al Paese, «interessata allo sviluppo economico della Regione».

E vedendo che l’ambasciatore italiano era così presente nel sostenere i suoi concittadini, «la gente, in prevalenza contadini, ha rispetto e ama questi italiani». Nzimbala parla di Luca Attanasio come un diplomatico che sapeva promuovere gli interessi dell’Italia e degli italiani, ma «amando i congolesi come suoi familiari. Insieme al caro carabiniere Vittorio Iacovacci, è stato vittima di un attacco veramente ignobile, disumano, da parte di un gruppo armato di ribelli. Era andato in quella zona del Kivu portando alla gente ancora una volta il nome dell’Italia. Luca è morto come un martire per il bene dell’Italia e dei congolesi». Oggi l’avvocato - ci dice il direttore del Centro Studenti Internazionali di Firenze, Maurizio Certini - per la sua forte sensibilità sociale e l’amore per la sua gente cura alcuni progetti di cooperazione allo sviluppo in campo scolastico e sanitario nella regione del Bas Congo che l’ambasciatore Attanasio aveva visitato in occasione dell’inaugurazione di una piattaforma, costruita con un appalto vinto da una società italiana.

Qualche hanno fa, in una intervista, il giovane raccontava che «chi ritorna in Congo dopo qualche anno, ha l’impressione che si sia fatto tanto. Le belle strade nuove sono quelle sulle quali transitano i giornalisti e i politici internazionali; nella capitale ci sono supermercati europei, alberghi di lusso. Ma le vie interne sono quasi inesistenti; e anche nella capitale, basta uscire appena dal centro per trovare tanto degrado». «Dispiaciuti e attoniti» si dicono tanti congolesi in Italia come Kaaj Tshikalandad, una ragazza nata qui da genitori congolesi. Cresciuta nel suo Paese e tornata in Italia per gli studi universitari, si sente a casa sia in Congo, sia in Italia». Anche grazie all’esempio di figure come l’ambasciatore Attanasio.

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