venerdì 11 giugno 2021
Il miliardo di fiale destinato ai Paesi più poveri è una risposta debole e criticata da tutti L’Oms: «Battere il virus è nell’interesse di tutti»
Gli attivisti di Oxfam con le caricature dei Grandi che litigano per i vaccini: la manifestazione è andata in scena su una spiaggia vicino a Falmouth, in Cornovaglia

Gli attivisti di Oxfam con le caricature dei Grandi che litigano per i vaccini: la manifestazione è andata in scena su una spiaggia vicino a Falmouth, in Cornovaglia - REUTERS/Peter Nicholls

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Presi di mira da proteste sul clima (tenute rigorosamente lontane dai leader mondiali) e appelli ad assumersi maggiori responsabilità per sollevare il mondo dalla pandemia, sono partiti ieri i colloqui del primo G7 in persona dalla comparsa del coronavirus. La giornata si è conclusa con un ricevimento della regina Elisabetta e all’Eden Project, vera e propria foresta pluviale al coperto voluta dall’erede al trono Carlo, che ha messo in vetrina l’impegno britannico per l’ambiente. Ma all’ospite più illustre, Joe Biden, la prima giornata di vertice è servita soprattutto per portare avanti la missione del suo viaggio in Europa: radunare le democrazie del mondo alle spalle di Washington per affrontare le grandi sfide del nostro tempo.


L’ambiziosa lista del presidente Usa è guidata infatti dalla determinazione di ridare all’America il posto centrale nel mondo che si è vista sfuggire di mano, a causa del disimpegno internazionale di Donald Trump e dell’avanzata della Cina. Ma anche della Russia, con la quale l’Europa, vista dall’America, ha legami economici fin troppo stretti. Biden vuole anche rimettersi alla testa della crociata per il clima, spingendo gli alleati periferici come l’Australia a prendere impegni più aggressivi. Nei comunicati ufficiali, i leader per ora hanno risposto all’appello, facendo grandi promesse su pandemia, clima e ripresa per i più poveri. «La prima sessione del G7 riflette la nostra priorità comune: assicurare una ripresa per tutti. Garantiremo che quanti sono stati più colpiti dalla pandemia non siano lasciati indietro», ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Mentre il padrone di casa, Boris Johnson, definiva il summit un’occasione «enorme» per accelerare l’uscita dei rispettivi Paesi e del mondo «dalla miseria della pandemia», promettendo di investire 430 milioni di sterline – oltre 500 milioni di euro – per migliorare il sistema educativo in alcuni dei Paesi più poveri del mondo, a beneficio in particolare dell’istruzione femminile.


«Più riusciamo a fare insieme, meglio è», gli ha fatto eco Biden. Qualche ora prima il premier britannico aveva invitato i colleghi ad unirsi a lui per donare 1 miliardo di dosi ai Paesi in via di sviluppo per vaccinare tutte le persone nel mondo entro la fine del prossimo anno. Un’offerta accolta con perplessità da molte istituzioni umanitarie, a partire dall’Organizzazione mondiale della sanità, il cui inviato speciale per il Covid, David Nabarro ha invitato i leader mondiali a smettere di presentare i vaccini come beneficenza. «Non è carità – ha detto – sconfiggere il virus è nell’interesse di tutti». Ma se dietro le quinte Biden ha portato avanti la sua agenda anti-cinese, raccogliendo consensi per un programma di infrastrutture per i Paesi in via di sviluppo che compete direttamente con l’iniziativa Beltand- Road di Pechino, il capo della Casa Bianca ha anche osservato lo scetticismo di molte potenze europee a vedere la rivalità con la Cina come la competizione decisiva per il 21° secolo.

L’Unione Europea, per esempio, finora ha evitato di assumere una posizione forte sulla repressione del movimento democratico di Hong Kong o sul trattamento dei musulmani uighuri nello Xinjiang. Pochi leader europei sono disposti a rischiare esplicitamente l’irritazione della Cina, che anche ieri si è opposta alla campagna Usa di spingere per una nuova indagine sul laboratorio di Wuhan. «Esortiamo gli Usa ad astenersi dal politicizzare la tracciabilità del virus e a concentrarsi sulla cooperazione internazionale contro la pandemia », ha ribadito anche ieri il capo della diplomazia del partito comunista Yang Jiechi. Mentre il portavoce del ministero degli Esteri cinese protestava per i nuovi colloqui fra Usa e Taiwan su possibili accordi commerciali e d’investimenti.

Con gli alleati della Nato, invece, la strategia di Biden punta ad alzare le difese contro le intrusioni informatiche e le provocazioni militari della Russia, il cui presidente incontrerà mercoledì a Ginevra. Il commander in chief vuole fare pressione su Vladimir Putin affinché ponga fine agli attacchi alla sicurezza contro le imprese americane da parte di hacker russi e ai tentativi del Cremlino di interferire nelle elezioni americane. In questo, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è al fianco di Biden: «Nei rapporti con la Russia siamo al punto più basso dalla Guerra fredda», ha detto ieri in vista del vertice dell’alleanza di lunedì, a Bruxelles.
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