giovedì 10 giugno 2021
Con l'Ue un patto per ridurre i limiti all'export, ma alla Wto non agisce come promesso sulla sospensione dei brevetti. Europarlamento: per un solo voto passa una mozione sulla deroga delle licenze
Le vaccinazioni in corso nello Sri Lanka

Le vaccinazioni in corso nello Sri Lanka - Ansa

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Serve, e in fretta, un piano vaccinale per il mondo, un mondo che va ancora a due velocità nella campagna di immunizzazione contro il coronavirus. Da un lato i Paesi ricchi che si sono accaparrati la maggior parte delle dosi, dall’altra le nazioni povere e con i sistemi sanitari più fragili, che non solo non hanno vaccini ma che hanno grandi difficoltà (logistiche e distributive) nel procedere con le inoculazioni. Mentre all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si è raggiunta un’intesa preliminare per iniziare almeno a discutere un piano che aumenti la produzione dei vaccini, il presidente Usa Joe Biden – che un mese fa aveva aperto alla sospensione dei brevetti sui vaccini – ha fatto sapere di avercelo, questo «piano mondiale di vaccinazione». E che lo annuncerà al G7 che si riunisce da domani in Cornovaglia. Nessun altro dettaglio è stato però diffuso dalla Casa Bianca: qualcosa è cominciato a circolare ma non sembra nulla di risolutivo.

Il Washington Post ha riferito che l’Amministrazione Biden sta acquistando 500 milioni di dosi di vaccino Pfizer da donare al resto del mondo. Un’indiscrezione rilanciata anche dal New York Times, che ha specificato che verranno acquistate e distribuite 200 milioni di dosi quest’anno e 300 milioni l’anno prossimo. Donazioni che sono certamente benvenute ma che, da sole, rischiano di non risolvere molto nell’ambito della campagna globale di immunizzazione. Solo l’Africa, con 1,3 miliardi di abitanti, necessiterebbe di oltre 2 miliardi di dosi, considerando che al momento il continente nero fa contare appena 35 milioni di somministrazioni. Una penuria di dosi – e di capacità di inocularle – che si registra allo stesso modo anche in Sudamerica e in gran parte dei Paesi asiatici. Secondo l’Oms servono 11 miliardi di dosi per l’immunità di popolazione a livello globale, mentre finora ne sono state somministrate solo 2,2 miliardi (e sono appena 458 milioni le vaccinazioni completate).

Alla Wto, dove sulla questione si gioca una partita cruciale, continuano a fronteggiarsi due piani d’azione, uno a favore e uno contrario alla sospensione dei diritti sulla proprietà intellettuale dei vaccini. Sudafrica e India mesi spingono per uno stop temporaneo che consentirebbe a produttori locali, insieme a un maggiore accesso a materie prime e tecnologia produttiva, di aumentare le forniture delle dosi, per ridurre la diseguaglianza nelle forniture. I Paesi sviluppati – l’Ue, la Svizzera, il Regno Unito e la Corea del Sud, tra gli altri – continuano invece a resistere, sostenendo che una sospensione dei brevetti non aumenterebbe la produzione e potrebbe anzi minacciare la ricerca e lo sviluppo di nuovi vaccini e terapie. La loro proposta punta invece alle licenze obbligatorie, che consentono a un governo di concedere a un produttore il permesso di produrre un vaccino senza il consenso del titolare del brevetto. Quest’ultimo riceve una remunerazione adeguata, ma il trasferimento del know how, cioè delle tecniche specifiche necessarie alla produzione, non è assicurato. Ecco perché c’è il rischio che la produzione dei vaccini non aumenti di conseguenza.

Dopo due giorni di colloqui i membri della Wto si sono accordati per iniziare a discutere sul formato dei negoziati e per un rapporto sull’offerta di vaccini entro il 21-22 luglio, quando si riunirà il Consiglio generale della Wto, il livello decisionale più alto dell’organizzazione. C’è chi parla di un passetto in avanti, ma le trattative restano in salita. Basti pensare che nella bozza del documento comune Ue-Usa in vista del summit del 15 giugno tra Washington e Bruxelles non si fa menzione della sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, mentre si lavora a ridurre i limiti all’export di vaccini e materie prime e si cita soltanto la «condivisione volontaria» della tecnologia dei vaccini come chiave per aumentare la produzione. Dell’apertura quindi voluta un mese fa da Biden non c’è traccia. «Credo che la proprietà intellettuale debba essere protetta», ha ribadito ieri la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen intervenendo al Parlamento Europeo. L’Aula ha poi approvato (con un solo voto di differenza, 325 a 324) un emendamento che chiede una revoca temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini anti-Covid. Oggi ci sarà il voto finale sulla risoluzione, che resta però non vincolante e che ha quindi un valore soprattutto simbolico.

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