sabato 26 gennaio 2013
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Cara Asia,grazie. La tua lettera ha miracolosamente spezzato la tua prigione, ha rotto le sue sbarre e il silenzio sulla tua inaccettabile condanna. Ha attraversato chilometri di mondo, Paesi, lingue culture, anime. Ed è arrivata. Sei arrivata Asia. Potente come solo la libertà. Donna mamma moglie, ci hai portato nella tua cella a pensare a te e, con te, alla tua famiglia, ai tuoi cinque figli, alle tante, troppe persone che rischiano la vita, perseguitate per quello in cui credono, la loro fede, i pensieri, le parole. Perseguitate punite condannate. «Quante altre persone devono morire a causa della giustizia» ce lo chiediamo con te. Ci hai chiamato Asia, e costretto a essere mondo. Tu ci credi ancora, nonostante tutto. Non possiamo non continuare a farlo con te e per te, per noi e per i nostri figli, perché questo sia davvero il posto dove poter crescere grazie a tutti gli incontri che facciamo, anche i più lontani da noi. Un posto pieno delle bellezza dell’essere tutti così diversi, il luogo dove nessuno possa mai condannare a morte nessuno. Il mondo siamo noi, nessuno si senta escluso. Grazie per avercelo urlato col tuo dolore composto.
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