venerdì 20 maggio 2022
A Bucha i video confermano i crimini dei russi. "A Mariupol rimossi centinaia di corpi sotto il teatro". Il Senato Usa approva gli aiuti a Kiev, con il no di 11 fedelissimi dell’ex presidente
Guerra giorno 86, documentate le atrocità e rispunta anche Donald Trump
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Nel giorno 86 della guerra in Ucraina, continuano a emergere atrocità passate e presenti. Nelle ultime ore, un attacco missilistico russo sulla Casa della Cultura a Lozova, nella regione di Kharkiv ha provocato sette feriti, tra cui un bambino. A Severodonetsk, nella regione di Lugansk, l’Armata ha aperto il fuoco su una scuola dove si nascondevano centinaia di persone e almeno tre residenti sono stati uccisi. L’intera provincia per la parte controllata da Kiev è sottoposta a un incessante bombardamento in stile Mariupol, per costringere alla resa cittadini e soldati con la tattica della terra bruciata. Proprio a Mariupol gli ultimi combattenti del battaglione Azov asserragliati nell’acciaieria hanno ricevuto dai vertici l'ordine di cessare lo scontro armato. Lo ha annunciato in un videomessaggio proprio il comandante del battaglione Azov, Denys Prokopenko, ancora con alcuni dei suoi uomini dopo che, secondo Mosca, circa duemila si sono arresi. Sulla sorte degli ufficiali rimasti nell’Azovstal c’è ora molta incertezza. Certamente, Mosca vorrà mostrare come prigionieri i “peggiori nazisti” indicati fin dall’inizio della crisi come i nemici da sconfiggere. Ma Prokopenko è ormai un simbolo per l’Ucraina: pertanto, è difficile pensare che gli sia stata ordinata la resa senza qualche garanzia.

Se questo è il bollettino recente, emergono nuove prove dei massacri realizzati dai soldati russi a Bucha, l’ormai tristemente nota cittadina nel Nord-Ovest del Paese. Tutto arriva da un'inchiesta del “New York Times”, il quale ha diffuso video che mostrano i russi mentre uccidono almeno otto uomini. I filmati risalgono al 4 marzo e non riprendono la fucilazione, ma quello che è accaduto poco dopo il rastrellamento viene raccontato da alcuni testimoni. I soldati hanno portato gli uomini dietro un edificio che era stato occupato dai russi e lì si sono uditi spari. Gli abitanti catturati non sono tornati indietro e un drone il 5 marzo ha fornito "la prova visiva, mostrando i corpi a terra sul lato dello stesso edificio, mentre due russi sono di guardia nei pressi".

La dettagliata ricostruzione serve a documentare senza ombra di dubbio che civili sono stati assassinati senza alcun giudizio nemmeno di un tribunale di guerra. Avessero anche compiuto qualche azione di resistenza non armata (nascondere soldati ucraini, dare informazioni sbagliate o rifiutare di consegnare cibo, per esempio), la loro esecuzione configura un crimine di guerra sanzionato dalla legislazione internazionale. Non solo: in serata un consigliere del sindaco di Mariupol ha affermato che i russi avrebbero completato la ripulitura delle macerie del teatro cittadino, portando via i corpi di centinaia di civili morti. Come si ricorderà, il teatro, diventato rifugio per centinaia di cittadini, era stato duramente bombardato.

Sul fronte del conflitto “immateriale”, che per ora non fa vittime, ma provoca danni, si registra la prima vera offensiva informatica lanciata contro l’Italia dal fantomatico gruppo filorusso Killnet. Nel piano dovevano essere presi di mira siti di ministeri, nonché quelli del Consiglio Superiore della Magistratura e dell'Agenzia delle Dogane. Messi momentaneamente fuori uso anche alcuni siti di aeroporti. Altri attacchi sono stati sventati dalla polizia postale, ma potrebbero ripetersi e moltiplicarsi.

Sul piano diplomatico, mentre Kiev accoglie con favore la proposta italiana di un piano di pace, ma ribadisce che qualunque soluzione dovrà "rispettare la sovranità e l'integrità territoriale" del Paese, un elemento importante di lungo periodo viene dagli Stati Uniti. Il Senato ha approvato il pacchetto di sostegno e aiuti militari all’Ucraina di 40 miliardi di dollari proposto da Biden. La maggioranza bipartisan è stata schiacciante: 85 sì su 100. Ma 11 senatori repubblicani trumpiani hanno detto no.

Sembrerebbe questa la quota degli eletti che l’ex presidente può controllare direttamente (alla Camera i no stati 57), anche su una questione così delicata in cui l’opinione pubblica per la maggior parte è attualmente schierata a favore di Kiev e contro Mosca. Tuttavia, la presa di Trump sui gruppi parlamentari Usa sembra destinata ad aumentare dopo il voto di Midterm di novembre, con il quale si rinnova una quota del Parlamento. I candidati allineati con le posizioni filorusse del magnate accusato di avere fomentato l’assalto al Congresso sono favoriti in tanti collegi. Questo può significare che il presidente Biden non ha molto tempo per trovare una soluzione alla crisi ucraina prima che alla Camera e al Senato cominci a soffiare un vento diverso. Potrebbe essere questa una “manovra a tenaglia”, anche se non certo concordata, tra Trump e Putin. Il primo vuole vincere le elezioni e cavalca il crescente malcontento per la “costosa e inutile guerra che l’America sostiene”, il secondo spera in un allentamento del supporto militare e di intelligence americano a Zelensky. Questi due obiettivi, indipendenti, se perseguiti fino in fondo avrebbero come effetto quello di prolungare la guerra di altri mesi. Perciò il presidente democratico dovrebbe avere adesso un preciso interesse a intensificare gli sforzi diplomatici al fine di arrivare a una tregua e a veri negoziati di pace.

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