mercoledì 14 luglio 2021
Il presidente di Coldiretti: il Pnrr ha assegnato 1,9 miliardi per lo sviluppo del biocarburante oggi ancora poco conosciuto
Prandini: biometano agricolo risorsa verde dai campi
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La conoscono solo gli appassionati di sostenibilità, eppure l’economia circolare in Italia vale già 90 miliardi. Dal riciclo alla produzione di energia, dalla riparazione di beni di consumo alla raccolta differenziata, siamo di fronte a un primato che sentiamo talmente poco 'nostro' da dimenticarcelo. Siamo primi in Europa per la sostenibilità e quarti nel mondo per la produzione di biogas, ma nessuno lo sa. Fuorché gli agricoltori, come Ettore Prandini. Un po’ perché lui stesso è allevatore e la zootecnia ha molti link con l’economia circolare; un po’ perché la Coldiretti ha fatto una bandiera del Green Deal europeo. Fatto sta che il presidente della prima associazione di imprese agricole d’Italia e d’Europa sollecita il governo a sfruttare il Pnrr per lanciare la filiera del biometano agricolo e invoca il taglio di lacci burocratici allo scopo di sostituire il digestato, la materia organica che deriva dalla produzione di biocarburante, ai concimi chimici. In questa direzione va l’accordo siglato da Coldiretti e Eni per lavorare insieme sulla valorizzazione delle biomasse agricole.

Perché Coldiretti si spende tanto per creare una grande filiera italiana del biogas? Sfruttando gli scarti agricoli delle coltivazioni e degli allevamenti i mini impianti per il biometano e il biogas possiamo contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo del contenimento delle emissioni. L’Italia è già oggi il quarto produttore mondiale di biogas con oltre duemila impianti operativi (di cui circa il 77% con residui di origine agricola) per un totale di oltre 1.440MW elettrici installati. Lo sviluppo del biogas agricolo ha generato investimenti per circa 5 miliardi, a cui sono stati accompagnati altrettanti investimenti in termini di innovazione tecnologica e meccanizzazione, creando circa 12.000 nuovi posti di lavoro. Non pochi, direi, in un momento come questo…

Qual è il ruolo del biometano? Si stima che in Italia possano sorgere impianti di produzione di biometano agricolo entro il 2030 per un potenziale producibile pari a 6,5 miliardi di metri cubi, rispetto agli attuali 2,5. Ciò permetterebbe al settore primario di continuare a produrre energia elettrica rinnovabile e circa 130 milioni di tonnellate di concime organico, in grado di aumentare la fertilità dei suoli agricoli e di ridurre fino al 32% le proprie emissioni dirette. Oltre ad estendere sempre di più la circolarità del processo produttivo agricolo, il concime organico contribuirebbe alla progressiva riduzione della fertilizzazione chimica, secondo gli obiettivi della Ue, ed ad un incremento delle superfici coltivate in regime biologico, senza penalizzare le produzioni e stimolando innovazione e lavoro.

Stiamo parlando del digestato. Perchè non sfonda? Effettivamente, oggi lo si usa poco e solo in cerealicoltura, mentre meriterebbe di essere usato molto di più, se non altro perchè, rispetto al letame, è più semplice da trasportare. Ma aggiungiamoci pure che il digestato arricchisce il terreno di sostanza organica. Purtroppo c’è tutta una serie di adempimenti di carattere burocratico che frenano l’utilizzo. In breve, è più facile per un’azienda agricola usare del concime chimico.

Conviene ad un agricoltore produrre biocarburante? Per un allevatore significa trasformare uno scarto in un valore. In pratica, un impianto da 300 kw produce reddito per 200.000 euro all’anno.

Cosa chiedete al governo? Su spinta di Coldiretti, il Pnrr ha assegnato 1,9 miliardi per lo sviluppo del biometano: vogliamo arrivare alla produzione del 10% di gas rinnovabili nella rete del gas nazionale, oggi l’Italia produce un sesto del biometano liquido che potrebbe produrre ed è costretta ad importarlo.

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