lunedì 23 ottobre 2023
Si intitola “The Circle” la mostra che Intesa SanPaolo ospita alle Gallerie d’Italia di Torino: nelle 70 immagini di Locatelli 18 esperienze europee di economia circolare
Biosfera per l'agricoltura subacquea a Noli, in Liguria

Biosfera per l'agricoltura subacquea a Noli, in Liguria - Luca Locatelli

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Ci sono cerchi che si aprono e altri che si chiudono. E quando si chiudono è come se si raggiungesse la perfezione. Pensiamo al sole o alla luna. Il fotografo Luca Locatelli racconta tanti cerchi che si chiudono con «le soluzioni per un futuro possibile». Per la Terra, quel cerchio minacciato. La quadratura del cerchio, potremmo dire, a dimostrazione che l’utopia è possibile ed è alla portata di tutti. Ed ecco “The Circle” la mostra che Intesa Sanpaolo ospita fino al 18 febbraio alle Gallerie d’Italia di Torino, a cura di Elisa Medde, realizzata col supporto specialistico della Ellen MacArthur Foundation – la maggiore fondazione al mondo impegnata a sostenere la Circular Economy – e con la collaborazione della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Cariplo. Settanta immagini del fotografo pavese – vincitore nel 2020 del prestigioso World Press Photo per la sezione Environment Stories – che esplorano il nuovo paradigma di sviluppo promosso e sostenuto dall’Ue nella prospettiva di una crescita economica sostenibile.

Il parco solare di Lac des Toules, in Svizzera

Il parco solare di Lac des Toules, in Svizzera - Luca Locatelli

Un percorso che non è solo artistico ed estetico, ma scientifico ed economico. Locatelli ha lavorato su commissione di Intesa Sanpaolo girando negli ultimi due anni attraverso l’Europa, alla ricerca di pratiche e storie emblematiche e replicabili che aprissero il dibattito sulla transizione ecologica e sullo stato del pianeta. Il risultato è, appunto, “The Circle”: diciotto storie, diciotto esperienze di “Nature Based Solutions” in Austria, Francia, Germania, Islanda, Norvegia, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera e in Italia, con progetti in Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto. «Sono azioni intraprese per proteggere, sostenere e ripristinare gli ecosistemi naturali che, quando applicate ai modelli industriali e produttivi, hanno la potenzialità di innescare quella trasformazione culturale necessaria per cambiare il corso delle cose», evidenzia Locatelli. Fotografie, video ma anche infografiche e opere interattive realizzate da Federica Fragapane, information designer i cui progetti sono stati recentemente acquisiti dal MoMA nella sua collezione permanente. L’arte che si fonde alla scienza. Così entrare alle Gallerie d’Italia di Torino diventa un affascinante viaggio nel futuro possibile.

Un impianto di carbon capture in Islanda

Un impianto di carbon capture in Islanda - Luca Locatelli


C’è un luogo in Europa che per Locatelli rappresenta la chiusura del cerchio: l’Islanda, «esempio di una efficiente e potente sinergia fra l’uomo e la natura. Ricca di risorse idroelettriche e geotermiche, genera il 100% della sua elettricità da energia pulita, non solo per il consumo privato, ma anche industriale». Un dialogo meraviglioso fra innovazione e natura che richiama anche una storia italiana, quella di Larderello, in Toscana, sede nel 1911 della prima centrale geotermica al mondo. Ancora oggi la centrale geotermica più grande d’Europa, con una potenza installata di 120 megawatt. Locatelli viaggia in lungo e largo per il continente, fra riqualificazioni territoriali e innovative start up. In Sassonia-Anhalt (Germania) documenta il recupero dell’ex miniera di carbone a cielo aperto, diventata adesso un teatro di straordinari eventi musicali, così come in Romania la miniera di sale di Turda è stata trasformata in un parco turistico sostenibile che ospita 680mila visitatori all’anno.

Dopo un’esperienza immersiva nel primo parco solare ad alta quota costruito nel Lac des Toules, in Svizzera, Locatelli ci porta a “inabissarci” nel mondo sottomarino che può offrire prospettive prima impensabili sul fronte dell’alimentazione e dell’agricoltura: a Noli, in Liguria, il primo esperimento al mondo di agricoltura subacquea realizzata attraverso strutture di plastica, chiamate biosfere, che assomigliano a grandi palloni e contengono circa 2.000 litri d’aria, ancorate fino a 10 metri di profondità, che consentono di far crescere piante, dal basilico al tabacco. E se in Piemonte c’è una start up torinese che si è specializzata in allevamenti di insetti, per la produzione di fertilizzanti naturali e potenzialmente all’alimentazione animale e umana, in Galizia ci sono particolari allevamenti di mitili – ricchi di proteine e nutrienti essenziali – su strutture di legno galleggianti con corde sospese. Sempre dall’acqua e dal mare arriva la carta prodotta da una antica cartiera di Venezia, la Favini: la Alga Carta, realizzata con un processo produttivo che utilizza le alghe che proliferano nell’ecosistema della Laguna (ovviamente il catalogo, edito da Gallerie d’Italia| Skira è stampato proprio su questa carta “circolare”). Dalle alghe si passa a una montagna di jeans riciclati da un’azienda tedesca specializzata nella rimessa in circolo di rifiuti tessili con 750 dipendenti a Bitterfeld-Wolfen: qui ogni giorno si smistano fino a 200 tonnellate di tessuti e trasformati in filati. Un percorso circolare che in Slovenia si compie producendo uno speciale nylon da scarti industriali e reti da pesca. La circolarità che prova a scardinare la linearità del paradigma economico dominante.

«Il design è ovunque intorno a noi – dice Joe Iles della Ellen MacArthur Foundation –. Oggi la maggior parte del design è di tipo lineare: prendiamo i materiali dalla terra, li usiamo per produrre oggetti e poi, di solito, dopo pochissimo tempo, li buttiamo via. L’economia globale si basa sull’estrazione e sullo sfruttamento. L’economia circolare, invece, offre un percorso diverso: usa il design per ripensare e ricreare sistemi, servizi e beni che attraversano la nostra economia in modo da far circolare prodotti e materiali, eliminare i rifiuti e rigenerare le risorse naturali. In questa maniera può aiutarci ad affrontare le crisi globali legate al cambiamento climatico, alla perdita della biodiversità e all’inquinamento». Una sfida che riguarda tutti. «Sono fortemente convinto che sia anche compito della finanza, del nostro gruppo in particolare – dice Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo – favorire la diffusione di una sensibilità ambientale a ogni livello: nei comportamenti individuali, nelle imprese, nelle scuole e in ambito culturale. Ci auguriamo che queste storie emblematiche assolvano anche un compito persuasorio: insistere sulla prospettiva di circolarità, abituandoci a forme di utilizzo massimo dei beni e delle risorse che siano replicabili anche nella nostra quotidianità». Il cantiere del futuro è aperto. E ha la forma di un cerchio. Che si apre e si chiude.


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