mercoledì 13 dicembre 2023
Meraviglie che non lo erano
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La pubblicità è arrogante per definizione: invade gli spazi, interrompe, s’insinua più o meno subdolamente nelle navigazioni digitali, presidia i feed sui social media, ma è tutt’altro che occulta, anzi. A volte è intrattenimento, spettacolo, coinvolge, informa, supporta, aiuta e quando succede stabilisce un patto implicito con il suo pubblico, entrando a pieno titolo all’interno del suo palinsesto mediatico, utile, certo non necessaria, ma sufficiente per riuscire ad essere accolta spesso di buon grado. Ma c’è un’arroganza che non chiede il permesso, che comunica con una prepotenza che non passa dai media a supporto, supponente per il gusto di esserlo e non perché usi un vezzo retorico. No, lo fa perché impone un messaggio che sembra non essere sintonizzato con le persone a cui è rivolta. Priva di empatia, sembra parlare a se stessa. E proprio recentemente sono incappato in un annuncio di questo tipo, non ne vedevo da un po’ con quel tipo di spocchia, forse perché ultimamente si preferisce la vendita gentile alla muscolarità della supponenza. Nel caso di specie, addirittura, la pubblicità di cui scrivo sembra sfidare la sua audience, come Alberto Sordi nella parte del Marchese del Grillo, quando afferma con spregio che « Io so’ io e voi nun siete un…».

Non me ne si voglia, mi ha fatto quest’impressione la pagina che annuncia il Forum Internazionale del Turismo 2023, che si è svolto a Baveno, tra il 24 e il 25 novembre scorsi. Un appuntamento importante per le istituzioni e per una categoria troppo spesso bistrattata dalle stesse istituzioni che ogni anno chiamano a raccolta l’intera industria (sì, il turismo è un’industria) per celebrare i risultati, raccontare le tendenze, promettere e rassicurare. “Meraviglia gli Open” è il titolo scelto per la campagna, che con un artificio spericolato sul titolo originale, autocita il funesto “Open to Meraviglia” dileggiato perfino dai tabloid internazionali.

Al lancio della famigerata campagna, infatti, una moltitudine di persone ha scimmiottato un’improbabile Venere del Botticelli in salsa influencer, pessimamente illustrata e riprodotta in modalità irricevibili persino da un profilo Instagram ammutolito nel giro di qualche settimana per la straordinarietà delle conversazioni – digitali e non – con cui l’iniziativa del nuovo Ministero del Turismo è stata ferocemente restituita al mittente. Telegiornali, un’interrogazione parlamentare, lo spreco di nove milioni di euro che prende inopinatamente il sopravvento, e una delle nostre opere più iconiche stritolata e vituperata da meme che hanno ridicolizzato il nostro Paese a tutte le latitudini. La stessa Venere che nei giorni scorsi campeggiava impunita sulle pagine dei nostri quotidiani, l’infelicità di Open to Meraviglia riproposta come un tormentone ma-lefico, a ricordare che quando vuole il potere non ha orecchie e si fa beffe delle cittadinanze che dovrebbe ascoltare e servire, perché tanto «non sono un c.»

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