mercoledì 2 giugno 2021
Lo storico austriaco Felber: l’approccio neoclassico si rifà ai valori dell’equilibrio tra offerta e domanda, ma questa è la sua debolezza
Christian Felber in una foto del 2014 di Bernd-Hofmeister

Christian Felber in una foto del 2014 di Bernd-Hofmeister

COMMENTA E CONDIVIDI

«L’approccio neoclassico degli economisti si rifà ai valori dell’equilibrio, ma questa per ironia della sorte è una loro debolezza. L’unico equilibrio che contemplano è tra offerta e domanda nel mercato, mentre dovrebbe essere commerciale, sociale, ecologico, dei generi, tra i poteri». Tutte cose messe da parte da un modello che «guarda al mondo con i paraocchi». Quella che Christian Felber propone è invece è un’Economia per il Bene comune, nome del movimento internazionale da lui iniziato nel 2010 (dieci anni dopo aver dato vita ad Attac Austria). Attualmente coinvolge oltre 7mila persone nel mondo e più di 2mila imprese, di cui 500 – aderenti a tutti gli effetti – stilano bilanci basati sul Bene comune. Prevedono la «verifica degli investimenti, in modo da non produrre danni a livello sociale ed economico». E pongono «come valori fondanti dell’economia quelli democratici e civili», sottolinea Felber in colloquio da remoto con Avvenire. Autore di molti libri sul commercio etico e i nuovi approcci all’economia, il 48enne di Salisburgo ha appena pubblicato Un’altra economia per un nuovo mondo (Aboca, 370 pagine, 24 euro), libro in cui critica dalle fondamenta la piega matematico-finanziaria che l’economia ha preso dalla seconda metà dell’Ottocento. E lo fa in nome di un approccio olistico, che coinvolge tutte le dimensioni dell’uomo, corpo compreso. E che lui stesso vive in prima persona, tanto che spesso accompagna le sue conferenze, tenute in tutto il mondo, con performance di danza. Parlando al pubblico non esita talvolta a fare la verticale, mettendo si a testa in giù per sottolineare un concetto o invitare a «capovolgere il punto di vista», spiega. «La stabilità a cui ambiamo è quella della biodiversità per evitare delle zoonosi future», dice Felber sulla pandemia da Sars-Cov 2. L’auspicio è che essa porti gli economisti a cambiare mentalità, recuperando le dimensioni sociale e storica. Lo studioso individua, infatti, un collegamento tra l’attuale crisi sanitaria e quelle economiche, il cui arrivo gli economisti mainstream non hanno saputo intuire, pur basandosi su modelli esatti, scientifici e matematici. «Nel 2008 la voce 'banche' non era inserita tra i criteri per prevedere una crisi», il paradosso che Felber evidenzia. Nel 2018 lui stesso stesso, parlando a un capo economista del Parlamento europeo, aveva insistito sulla necessità di inserire il criterio della biodiversità. L’influenza spagnola del 1918-20, le influenze asiatiche del 1957 e 1967 «avrebbero dovuto insegnarci a farlo, ma non è stato così».

Anzi, gli economisti «hanno basato le scelte in ambito sanitario sul progressivo smantellamento dei posti letto negli ospedali e sulla riduzione di investimenti e risorse, mentre sarebbe stato necessario il contrario». Il rispetto della biodiversità andrebbe, dunque, inserito tra i venti obiettivi per arrivare al calcolo di un 'Prodotto in termini del Bene comune', che sostituisca il Pil. «Dovrebbero essere le persone stesse a definire i loro criteri di qualità, eticità, benessere e addirittura felicità pubblica», sostiene l’economista. Per poi adottare decisioni pratiche: «Tarare la pressione fiscale, alleggerirla o appesantirla a seconda delle situazioni, limitare gli squilibri». Una «democrazia diretta » tramite « assemblee o convenzioni di cittadini» che dovrebbe portare la Ue – nella quale pure si vedono sforzi normativi su green deal, corporate governance sostenibile e rendicontazione finanziaria – a superare approcci «paternalistici » e resistenze. L’economia del bene comune viene, comunque, da lontano, non è un’idea nuova. «Già Aristotele si era opposto alla crematistica (studio della ricchezza ndr)». Perciò nel libro l’autore propone agli economisti un 'giuramento di Aristotele' in senso deontologico, sulla falsariga di quello di Ippocrate per i medici. Approccio etico che fino alla svolta dell’Ottocento c’era: «Si pensi ad Adam Smith che in prima battuta era un esperto di etica». E si trova anche nelle Costituzioni moderne «in cui si parla di economia finalizzata al bene comune; in quella bavarese è scritto in modo cristallino».

Negli ultimi decenni, invece, «si è preferito lavorare su parametri e obiettivi finanziari». Sul piano scientifico la critica di Felber va dall’insegnamento universitario, fino al premio Nobel per l’Economia (che propone di abolire, poiché non voluto da Alfred Nobel). Tra gli studenti «da vent’anni ci sono fermenti globali per rivoluzionare le cose dall’interno », sottolinea. Ad esempio, in Francia, con il movimento Economie post-autiste. Ci sono, poi, corsi di laurea in Management sostenibile e in Economia del bene comune. «Ma è solo un germoglio. L’economia neoclassica detiene ancora il 95% delle cattedre ». Ci sono dunque speranze. Ma, a livello dell’economia reale, lamenta Felber, l’approccio del bene comune ha ricadute ancora troppo lente «rispetto alla velocità con cui stiamo distruggendo il pianeta». Ci sono sì «migliaia di aziende che dicono di voler lavorare nella direzione della sostenibilità » e «stanno emergendo diversi modelli alternativi» – certificazione B Corp, Banca Etica, commercio equo – ma «non sono ancora rilevanti a livello di sistema», ci sono ancora «troppe forze che spingono nella direzione sbagliata ». Sempre più voci, però, si levano a chiedere il rispetto di etica e ambiente. Gli appelli al risveglio arrivano anche da istanze non strettamente economiche. Dal mondo religioso, filosofico, femminista. «Un contributo estremamente importante» è venuto da Papa Francesco, che – ricorda Felber – nella Laudato si’ usa ben 25 volte l’espressione 'bene comune'. Ci sono, infine, i fermenti ecologisti. «Greta Thunberg ha posto un marcato accento nel discorso pubblico, ma non sappiamo ancora quale piega prenderanno tali movimenti».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: