mercoledì 7 aprile 2021
UniCal non è l’Università della California, ma l’Università della Calabria, ad Arcavacata, nel comune di Rende, vicino a Cosenza. Conta 800 docenti, 650 unità di persona
Il campus di UniCal: cervelli non in fuga
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UniCal non è l’Università della California, ma l’Università della Calabria, ad Arcavacata, nel comune di Rende, vicino a Cosenza. Nell’anno accademico 2019/2020 conta 800 docenti, 650 unità di personale tecnico-amministrativo e circa 25.000 studenti. È formalmente attiva dal 1971 e nasce nell’ambito del cosiddetto "pacchetto Colombo", che prevedeva una serie di interventi economici a favore della Calabria, anche in risposta alle forti tensioni sociali che hanno interessato quella regione nel 1970.

Nel suo libroGeografie dell’università. Esplorazioni teoriche e pratiche generative, Michela Lazzeroni ci ricorda che nella provincia di Reggio Calabria arrivano investimenti in campo siderurgico e nel porto di Gioia Tauro; a Catanzaro un impianto chimico clamorosamente chiuso poco dopo e la nomina a capoluogo regionale; a Cosenza, invece, 'tocca' l’università, senza particolari entusiasmi da parte della comunità locale che forse sperava in qualcosa di più concreto e subito tangibile in termini di posti di lavoro. Cinquant’anni dopo si può affermare che a Cosenza non è andata per niente male. Beniamino Andreatta e Giacomo Mancini, appartenenti a schieramenti politici contrapposti, sull’opportunità di istituire una università erano d’accordo e ci avevano visto giusto. Oggi il campus di UniCal si estende su più di 200 ettari, con quasi 2.000 posti letto per studenti che rimangono su un territorio falcidiato dalla cosiddetta 'fuga dei cervelli' e dalla disoccupazione giovanile. Il campus è stato progettato da Vittorio Gregotti e si sviluppa intorno ad un asse centrale, simile ad un pezzo di autostrada, con un’impostazione che risulta ancora oggi moderna.

Destano ammirazione le università che vantano una storia plurisecolare, ma anche quelle di recente costituzione, che nascono da zero, potendo reclutare giovani ricercatori di talento senza particolari influenze accademiche esterne, come avvenuto a UniCal negli anni Settanta, e che possono impostare strategie coerenti con il territorio. Si discute infatti molto su come alcuni obiettivi debbano caratterizzare ogni università (per esempio la qualità della ricerca e della didattica), mentre altri debbano forse essere pensati in funzione delle diverse situazioni. UniCal, per esempio, ha sempre scelto di collaborare intensamente con i vari attori economici presenti in un territorio non certo ad elevata industrializzazione, investendo nel trasferimento tecnologico. Nel 2002 ha attivato, tra le prime in Italia, un Liaison Office di ateneo (LIO), contribuendo sia ad attrarre aziende dall’esterno che a far nascere nuove spin-off. È anche grazie a LIO che negli anni sono nate quasi 50 aziende, favorendo l’assunzione di quasi 200 giovani calabresi, laureati e dottori di ricerca. Inoltre, dalla sua costituzione nel 2010, l’incubatore universitario Technest ha ospitato circa 30 società e attualmente ne accoglie 12.

UniCal è anche attiva nella promozione di attività in campo sociale, in particolare sui temi della cittadinanza, della legalità, della lotta alla povertà e dell’inclusione sociale. Lo sviluppo dell’università è andato di pari passo con la crescita della città di Rende, passata da 10 a 35mila abitanti. Se dunque negli anni Settanta a Cosenza erano forse dispiaciuti per il mancato arrivo di uuna grande industria, UniCal ha generato nel tempo processi di crescita inclusivi, equi e sostenibili con numeri di tutto rispetto, a dimostrazione del fatto che le università possono perseguire sia l’eccellenza scientifica su scala globale sia l’impatto su base locale. Certo ci vogliono le persone giuste, risorse sufficienti, un territorio collaborativo e un po’ di pazienza, perché l’università genera i risultati più importanti se gli investimenti rimangono costanti nel corso degli anni.

andrea.piccaluga@santannapisa.it

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