mercoledì 12 gennaio 2022
Francesco Pugliese (Conad) racconta la strategia del Gruppo che ha deciso di riscrivere le regole interne mettendo al centro l’attenzione alle persone, all’ambiente e al territorio
Francesco Pugliese, amministratore delegato del gruppo Conad

Francesco Pugliese, amministratore delegato del gruppo Conad

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«Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto» scriveva nei suoi sermoni il chierico John Donne più di 500 anni fa. Mai avrebbe immaginato che, mezzo millennio dopo, il suo monito sarebbe diventato la bandiera di una delle più grandi rivoluzioni dell’umanità, quella che ci dovrebbe traghettare (o, più ottimisticamente, ci sta già traghettando) verso sistemi di crescita e sviluppo più sostenibili. Da quel monito, infatti, nasce la consapevolezza che il mio benessere (economico e sociale) non può prescindere da quello degli altri e che l’unica via per ogni sviluppo economico passa per la creazione di valore condiviso. Non stupisce allora che il numero uno della prima catena di supermercati in Italia, Francesco Pugliese, al timone di un gruppo da 16,9 miliardi di euro, spieghi l’attenzione al sociale di Conad proprio a partire dal fatto che «la felicità non è mai un fattore individuale: uno è felice se si trova in un contesto felice. Noi cerchiamo di tradurre questo concetto in ambito economico». Il risultato è che un gruppo composto da 2.350 sociimprenditori, titolari di oltre 3.900 negozi sparsi su tutto il territorio nazionale, ha deciso di riscrivere le regole di appartenenza al suo movimento cooperativo mettendo al centro dei futuri modelli di sviluppo l’attenzione alle persone, all’ambiente, al territorio. «Ci siamo dati delle regole molto chiare che tutti devono rispettare – spiega Pugliese –, definendo anche strumenti di controllo e sanzione. Il rispetto della nostra 'Carta dei principi e dei valori' è oggi il cardine del nostro business». Un approccio che, al contrario di quanto possa sembrare a prima vista, rende ancora più sfidanti gli obiettivi economici da raggiungere: «Si divide valore, non si spartisce povertà – chiosa Pugliese –: puoi essere sostenibile a livello sociale e ambientale solo nel momento in cui sei sostenibile a livello economico e hai creato un valore che ti consente di prenderti cura anche di ciò che hai intorno».

Per Conad questo ha significato, per esempio, investire nel 2020 qualcosa come 30 milioni di euro nel sociale, sostenendo con diverse iniziative tutte le comunità in cui i negozi della catena sono presenti. «Da questo gennaio sarà operativa anche la nostra Fondazione, che abbiamo creato proprio per sistematizzare le azioni future a favore delle comunità» annuncia Pugliese. Per definire le priorità d’intervento la Fondazione farà tesoro della fitta rete di relazioni sociali costruita grazie al progetto 'Il Grande Viaggio Insieme', che per cinque anni ha impegnato Conad nell’organizzazione di eventi e dibattiti in piazze, teatri e scuole di 48 province italiane: un’occasione sia per 'ascoltare' i bisogni delle comunità locali, sia per educare i consumatori a valorizzare le eccellenze del territorio. «Sostenere le comunità locali significa anche inserire nei negozi l’offerta dei piccoli produttori locali per i quali spesso, peraltro, lavorano gli stessi consumatori che poi vengono a fare la spesa da noi – spiega Pugliese –. Questa è la vera economia circolare, che fa cre- scere la produzione territoriale e crea benessere anche in aree a rischio povertà». I numeri parlano da soli: Conad dà la possibilità a oltre 5.400 fornitori locali di vendere i loro prodotti nella sua rete di negozi, generando un giro d’affari complessivo di 2,1 miliardi di euro. Un sostegno che fa il paio con l’attenzione ai dettaglianti dei piccoli borghi. «Prima che il Pnrr prevedesse investimenti a supporto del commercio nei comuni sotto i 5mila abitanti – aggiunge Pugliese –, il nostro sistema cooperativo aveva già previsto di sostenere economicamente i commercianti che operavano in quei contesti». Un senso di mutualità e solidarietà tra soci che ha rappresentato un’ancora di salvezza anche per chi ha più sofferto durante l’emergenza pandemica.

«Non tutti i negozi sono cresciuti durante la pandemia – ricorda Pugliese –. Quelli pensati per i viaggiatori, per esempio, sono rimasti deserti. Proprio facendo appello al nostro spirito di mutualità, abbiamo realizzato un piano di recovery in base al quale alcuni soci hanno ridotto la loro quota di valore a beneficio di altri che si trovavano in difficoltà ». Da questo spirito nasce un fortissimo senso di appartenenza, fondamentale anche per attrarre e trattenere talenti. E proprio nell’ottica di coltivare talenti, trasformandoli in una risorsa non solo per il gruppo, ma per l’intera comunità, Conad ha lanciato anni fa il progetto 'RestoalsudAcademy', che assegna borse di studio a ragazzi di territori fragili, indirizzandoli verso nuove professioni, soprattutto in ambito digitale. «L’obiettivo – spiega Pugliese – è formare nuove competenze ed evitare l’impoverimento sociale e produttivo di cui il Sud soffre per la fuga di cervelli dai quartieri più poveri: non a caso ci siamo rivolti a ragazzi di zone come Scampia a Napoli, Librino a Catania, Zen a Palermo, Tamburi a Taranto, solo per fare qualche esempio». Un altro modo per prendersi cura di problemi che un’insegna leader non può permettersi di ignorare: «Siamo consapevoli che essere diventati la prima catena distributiva in Italia comporta l’assunzione di responsabilità sempre maggiori verso la comunità» conclude Pugliese. «Quando nelle nostre campagne di comunicazione parliamo di 'Persone oltre le cose' o diciamo che 'la Comunità è più grande di un supermercato' stiamo proprio dichiarando che sappiamo di dover dare un contributo concreto allo sviluppo del Paese». Perché, per dirla con John Donne, nessun supermercato è un’isola.

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