martedì 11 aprile 2023
L'Enea ha reso noti i dati relativi al mese di marzo. Intanto le banche hanno ripreso la cessione dei crediti: quelli incagliati sarebbero ancora 19 miliardi secondo l'Ance
La protesta dei dei deputati del M5S durante il dibattito sulle modifiche al superbonus

La protesta dei dei deputati del M5S durante il dibattito sulle modifiche al superbonus - Ansa

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Gli investimenti totali ammessi a detrazione per il Superbonus al 110% a marzo hanno superato 72,7 miliardi per un totale di detrazioni a carico dello Stato che, alla fine dei lavori, sarà di oltre 80 miliardi (80,026). E' quanto risulta dai dati mensili dell'Enea. Per lavori già conclusi la cifra ammessa a detrazione è di più di 63,8 miliardi. Le asseverazioni in totale sono state 403.809. I lavori riguardano 59.223 condomini, 231.440 edifici unifamiliari, 113.140 unità unifamiliari indipendenti e 6 castelli.

Intanto si è rimesso in moto l'acquisto dei crediti del superbonus. Nei giorni scorsi hanno annunciato la ripresa Intesa Sanpaolo, Unicredit, Credit Agricole e il gruppo cooperativo Cassa Centrale. Ma in ballo ci sono, secondo alcune stime dell'Ance, ancora 19 miliardi di euro di crediti incagliati nelle imprese. Dopo mesi di stop dovuti alla saturazione fiscale e a un impianto normativo che attribuiva la responsabilità alle banche di eventuali illeciti, le ultime misure legislative hanno riportato chiarezza e una cornice più stabile non accogliendo però la proposta dell'Abi sull'utilizzo dell'F24. Gli istituti di credito avevano chiesto infatti una misura ad hoc che permettesse loro di smaltire rapidamente il portafoglio crediti dando così 'spazio' per l'acquisto dei crediti di quelle imprese edili che il blocco deciso dal governo ha lasciato scoperte. Una soluzione che non è stata accolta dall'esecutivo Meloni il quale, tuttavia, nel decreto e nella sua conversione parlamentare, ha recepito le richieste sulla responsabilità operando anche una moral suasion su alcune partecipate statali affinchè giocassero un ruolo attivo. I gruppi bancari hanno potuto così siglare degli accordi con società terzi per rivendere loro i crediti (che questi potranno scontare con il Fisco) e quindi riaprire l'acquisto dei crediti. Si tratta, certo, di uno smaltimento non velocissimo e non immediato. La creazione di un mercato secondario di questi crediti è sicuramente alla portata del sistema finanziario italiano come si è visto con gli Npl dove sono nati operatori specializzati nazionali e si sono affacciati quelli stranieri.

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