sabato 16 marzo 2024
Sono 659.709, l'11% delle aziende in Italia: 522.055 di queste (il 79%) sono di nazionalità extra Ue. Oltre un milione ha trovato lavoro
Crescono i migranti titolari d'azienda e assunti

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Attualmente in Italia ci sono oltre quattro milioni di cittadini stranieri, di cui 3,4 milioni sono lavoratori, di questi più di 2,7 milioni provengono da Paesi extra Ue. Il lavoro dei cittadini extracomunitari vale 107 miliardi di euro e incide per il 7,5% sul Pil. A oggi si stima che i migranti irregolari in Italia siano quasi 600mila. Da uno studio effettuato da Susini Group Stp, emerge che i migranti irregolari, se fossero regolarizzati e, conseguentemente, potessero prestare la loro attività lavorativa, sarebbero una risorsa per il nostro Paese che varrebbe 23 miliardi di euro di Pil. «Anche se la nostra nazione sta attraversando un periodo economico florido - spiega Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore di Susini Group Stp - esiste un'emergenza chiamata "lavoratori". Il calo demografico e i giovani in fuga all'estero alla ricerca di opportunità migliori fa sì che in Italia ci sia una carenza di circa due milioni di lavoratori, necessari per coprire il fabbisogno di manodopera delle aziende. Questa mancanza si riflette negativamente anche sui versamenti contributivi, che sono fondamentali per garantire le pensioni».

Sempre secondo la ricerca di Susini Group, i numeri parlano chiaro e non lasciano dubbi: la media nazionale dei lavoratori che non si trovano e di cui le aziende e privati avrebbero bisogno, sono oltre il 48%. Ci sono regioni come il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta dove mancano rispettivamente quasi il 62% e il 57% di attivi. «Nel 2023 - prosegue Susini - la spesa pensionistica ha superato i 250 miliardi di euro a seguito degli aumenti dovuti al meccanismo della rivalutazione automatica delle pensioni e ai nuovi pensionati. Un costo che oltrepasserà abbondantemente le entrate contributive dell'istituto per il medesimo anno e che in futuro non potrà far altro che crescere, tenuto conto della numerosa platea di potenziali pensionati che raggiungeranno i requisiti nei prossimi anni e per l'allungamento medio delle speranze di vita. L'immigrazione riguarda principalmente il nostro Paese che è impegnato nell'accoglienza dei numerosi barconi che arrivano ogni giorno via mare in virtù della nostra posizione geografica. Necessita una Europa più coesa che non ci lasci da soli a fronteggiare il problema. Una corretta politica di immigrazione, condivisa con gli altri paesi europei, potrebbe portare alla regolarizzazione dei migranti irregolari e alla loro valorizzazione come risorse lavorative che tanto ci mancano».

Cresce l'imprenditoria straniera

Tuttavia sta crescendo il fenomeno dei migranti che diventano titolari d'impresa. Al 31 dicembre 2023, il numero di aziende iscritte al Registro Imprese delle Camere di Commercio è pari a 659.709, l'11% delle imprese in Italia: 522.055 di queste (il 79%) sono di nazionalità extra Ue. Rispetto a dicembre 2022 l’aumento è stato del 2%, un dato che consolida la tendenza crescente dell’ultimo quinquennio (+7% rispetto al 2019) opposto a quello delle aziende autoctone, in calo di oltre il 3%. È quanto si legge nel report L’imprenditoria straniera in Italia. Una lettura attraverso i dati del Registro Imprese, curato da Infocamere. Tra gennaio e dicembre 2023 le iscrizioni hanno raggiunto quota 63.701, (+1.034 su 2022) mentre le cessazioni si sono fermate a 36.136 (-109 su 2022), generando un saldo positivo di oltre 27.565 unità. La crescita delle imprese straniere è ascrivibile quasi totalmente all’incremento delle società di capitale, che nell’ultimo anno sono aumentate dell’11%, superando quota 129 mila unità, a fronte di una tenuta delle imprese individuali, che rappresentano tuttavia il 73% del totale.

A trainare l'imprenditoria straniera nel 2023 sono stati i settori costruzioni e agricoltura (+5% su base annua), che rappresentano rispettivamente il 24% e il 4% del totale. Settore più rappresentativo con quasi 203 mila imprese, il commercio registra una lieve frenata (-0,5%) mentre tiene l’industria manifatturiera (+0,5%) dove operano oltre 49 mila imprese.

Sotto il profilo territoriale, è la Lombardia con tutto il Nord Ovest, dove si concentrano la maggior parte delle imprese straniere (31%), a mostrare una crescita più sostenuta su base annua (+3,8%), sia rispetto alle regioni del Nord Est (+1,4%) che del Mezzogiorno (+1,1%). In lieve ripresa le regioni del Centro (+0,5%), che detengono il primato per la maggiore incidenza sul totale delle imprese. La provincia con la maggior concentrazione di imprese straniere si conferma Prato, dove l'incidenza è pari al 33,2%, seguita da Trieste (20,6%) e Firenze (18,7%). All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza è Barletta-Andria-Trani con il 2,5%.

Restringendo l’analisi alle imprese individuali, Marocco, Romania e Cina sono i Paesi da cui provengono la maggior parte dei titolari d’azienda (34% del totale) seguiti da Albania, Bangladesh e Pakistan (19%) e quindi da Egitto, Nigeria e Senegal (11%). Osservando il territorio, i titolari marocchini combinano una marcata presenza a una forte specializzazione territoriale, vantando la massima incidenza nelle province dello Stretto (Catanzaro, Reggio Calabria e Messina). La presenza dei romeni invece risulta meno specializzata territorialmente in quanto raggiunge la massima incidenza in province collocate in tre regioni diverse (Viterbo, Torino, Cremona). I titolari cinesi invece mostrano unelevata incidenza e concentrazione in Toscana (Prato con il primato assoluto del 69% e Firenze) ma anche nelle Marche (Fermo). Guardando ai settori di attività economica, i titolari marocchini registrano un’incidenza maggiore nel commercio mentre i titolari romeni prediligono il settore delle costruzioni. Marocchini e romeni condividono la passione imprenditoriale per i servizi di trasporto, magazzinaggio e noleggio, mentre i cinesi invece operano prevalentemente nel manifatturiero e nelle attività di servizi ricreativi e di intrattenimento.

Nel 2003 oltre un milione di assunti

Il 2023 ha segnato anche il record storico delle assunzioni di personale immigrato programmate dalle imprese italiane, pari a 1.057.620 persone. Lo evidenzia il XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023, elaborato da Fondazione Ismu Ets. Nel 2022 in Italia gli stranieri rappresentano il 10,8% delle forze di lavoro tra i 15 e i 64 anni, il 10,4% degli occupati e il 15,9% dei disoccupati. Dal punto di vista settoriale, il comparto con la più elevata incidenza di stranieri sul totale di occupati è quello dei servizi personali e collettivi (31,6%), seguito a distanza da agricoltura (17,7%), ristorazione e turismo (17,3%), costruzioni (15,6%). Nel 2022, per i lavoratori extracomunitari occupati a tempo indeterminato la retribuzione media annua è stata pari a 19.251 euro, quella del totale dei lavoratori pari a 27.523 euro. Per i dipendenti a tempo determinato, per gli extra-europei è stata pari a 9.508 euro, cioè inferiore dell'8,3% rispetto a quella del totale dei lavoratori (10.365 euro).

A essere penalizzate sono soprattutto le donne: nel 2022 i tassi di occupazione femminili delle donne extra-Ue sono molto più bassi rispetto alle italiane (43,7% contro 51,5%). Invece, nell'ambito della popolazione proveniente da Paesi dell'Unione, i tassi di occupazione femminili risultano più elevati rispetto a quelli delle italiane. Particolarmente coinvolte nel fenomeno dell'inattività sono le donne provenienti da Bangladesh (92,3%), Pakistan (89,8%) ed Egitto (85,1%). Le più colpite dalla disoccupazione sono le egiziane (68,5% nel 2022).

Rispetto agli altri Paesi l'Italia attrae una immigrazione poco istruita: la metà degli immigrati nati all'estero ha una bassa istruzione formale e solo il 12% ha una laurea, rispetto al 20% dei nativi. Nonostante questo, la quota di lavoratori stranieri laureati occupati in una professione low o medium skill è pari al 60,2% nel caso dei cittadini non Ue e al 42,5% nel caso degli Ue, a fronte del 19,3% stimato per gli italiani. Secondo Fondazione Ismu a pesare è il mancato riconoscimento dei titoli acquisiti all'estero: meno del 3% degli stranieri possiede un titolo estero riconosciuto in Italia. Il vantaggio di possedere la laurea, rispetto alla licenza media, è di circa 40 punti percentuali in termini di tasso di occupazione tra gli italiani dalla nascita, quasi si dimezza tra i naturalizzati e scende sotto i 9 punti tra gli stranieri. Tra le donne, possedere una laurea migliora il tasso di occupazione di ben 51 punti tra le autoctone, di 29 punti tra le naturalizzate e di soli 17 punti tra le straniere. Per chi ha al massimo la licenza media, il tasso di occupazione degli stranieri è invece superiore a quello degli autoctoni e dei naturalizzati.

Le buone pratiche

Secondo i risultati dell'Indagine globale sulle retribuzioni condotta da Robert Walters su circa 2.800 aziende, il 56% delle aziende italiane riconosce la mancanza di candidature e talenti altamente specializzati come una delle principali sfide nel processo di individuazione di risorse necessarie. In aggiunta, il 52% delle aziende evidenzia la forte competizione tra imprese interessate allo stesso candidato come un ulteriore ostacolo durante il processo di assunzione. L'attrazione e l'assunzione di talenti qualificati richiedono offerte più competitive e strategie di reclutamento più efficaci. Dall'analisi emerge che il 44% delle aziende individua nella carenza di soft skill una delle sfide principali del 2024. Allo stesso tempo, il 29% ritiene che la carenza di competenze tecniche sarà il problema più rilevante. Dallo studio emerge che l'81% delle organizzazioni adotta piani di formazione e sviluppo. Queste aziende utilizzano programmi interni di formazione (48%) o programmi esterni (47%). Solo il 7% sostiene che il principale metodo di formazione avvenga attraverso il finanziamento di master, corsi di specializzazione, Mba o l'assegnazione di giorni liberi per dedicarsi a studi o progetti specifici. Inoltre, se l'attività aziendale permette lo smart working, un'ulteriore strategia da considerare sarà l'assunzione di professionisti provenienti da altri Paesi. Il 55% delle aziende italiane dichiara, infatti, di aver valutato la costituzione di team indipendenti in località senza presenza fisica, seguendo il trend dell'Unione Europea (39%). Firmato il protocollo d’intesa che dà attuazione al Memorandum per la cooperazione nella gestione dei flussi migratori sottoscritto dai ministri degli Esteri italiano e tunisino. «Un impegno concreto del governo per rispondere più adeguatamente alle esigenze di manodopera del nostro sistema produttivo e al contempo promuovere la gestione di flussi migratori regolari, ordinati e sicuri», afferma Marina Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il protocollo definisce la collaborazione tra le agenzie dei due ministeri per far arrivare in Italia 12mila lavoratori tunisini in tre anni. Sviluppo Lavoro Italia individuerà i fabbisogni occupazionali del mercato del lavoro italiano, in particolare delle imprese coinvolte nell’attuazione del Pnrr, Aneti ricercherà e selezionerà in Tunisia i lavoratori con le qualifiche richieste.

L’imprenditore romagnolo Gianluca Spadoni si dichiara «pronto a formare i migranti che sbarcano in Italia o prima ancora nei loro Paesi di origine per inserirli nel mondo del lavoro». Solo nel 2023 c'è stato un vero e proprio boom degli sbarchi in particolare a Lampedusa, Augusta, Catania, Reggio Calabria, Crotone, Roccella Jonica, Brindisi, Taranto, Cagliari, per un totale di oltre 100mila dal 1° gennaio, che equivale al doppio rispetto allo scorso anno. Di contro, Confindustria, agricoltori e pmi denunciano la cronica mancanza di manodopera che mette a rischio le loro imprese. «Sono disponibile a formare gruppi selezionati di queste persone anche eventualmente sul campo e nei loro Paesi a condizione che questi programmi formativi siano fatti a sostegno delle aziende dei vari settori economici che si dovessero occupare della formazione tecnica (hard skill) necessaria per i loro settori di attività. Sarei disposto a costruire un impianto formativo con le aziende. Mi occupo di soft skill quindi lavoro sulla mentalità ma poi c'è la formazione pratica e se ci servono delle persone che devono lavorare in agricoltura certo, le possiamo formare sull'atteggiamento mentale, ma poi bisogna insegnare loro a guidare un trattore, a usare un irrigatore, a potare le viti, a curare gli alberi da frutto, a mungere le mucche, a seminare e via dicendo. Se in Italia queste cose non le vogliono più fare allora dobbiamo insegnarle e con l'intervento delle aziende dei settori interessati si può contribuire ad affrontare in modo positivo ed efficace il tema dell'emigrazione ma allo stesso tempo usciremmo da quell'enorme paradosso secondo cui abbiamo imprese che potrebbero lavorare ma non trovano il personale».

Ha preso il via il primo corso di lingua italiana per personale straniero presso lo stabilimento di Riva Trigoso (Genova) di Fincantieri. Si terrà in orari compatibili con le esigenze di lavoro dei dipendenti. L’iniziativa fa seguito a un importante protocollo d’intesa sottoscritto a gennaio tra il Gruppo e il Centro Provinciale Istruzione Adulti Levante Tigullio e sostenuto dall’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Sestri Levante. La partnership punta a favorire un miglioramento della comprensione linguistica del personale straniero in ottica di una migliore inclusione sociale, sia all’interno dello stabilimento che all’esterno. Questa attività si propone inoltre di incrementare i livelli di socializzazione dei lavoratori stranieri, favorire la collaborazione, l’aiuto, il rispetto reciproco, ridurre le incomprensioni, le conflittualità, i pregiudizi e accelerare il processo di inclusione sociale e culturale.


Da oltre 15 anni Adecco è in prima linea nel supporto ai rifugiati, iniziativa che è partita dall’Italia ed è poi cresciuta a livello globale. Le collaborazioni con Fondazioni quali Ifri-Institut Français des Relations Internationales ed Enar-European Network Against Racism hanno rafforzato questo impegno. Nel 2016 è stato assunto un impegno pubblico per il supporto dei rifugiati a livello mondiale, a cui seguono collaborazioni con Ong in Francia e Germania dopo la guerra civile siriana. Adecco conferma i propri sforzi nell’aiutare i rifugiati di tutto il mondo a inserirsi nel mondo del lavoro, impegnandosi a trovare un’occupazione a 85mila rifugiati a livello globale (il 10% in Italia) e a formarne o riqualificarne 17mila entro il 2027. Questo commitment rappresenta un significativo passo avanti dopo il primo impegno assunto da Adecco al Tent European Business Summit di giugno 2023. Riconoscendo il potere trasformativo del lavoro e la capacità di creare un cambiamento positivo e duraturo nelle vite dei rifugiati in tutto il mondo, Adecco lancerà anche il sito web, Jobs for Refugees. La piattaforma consentirà ai rifugiati di tutte le nazionalità di esplorare e valutare le opportunità di lavoro in tutto il mondo.

Sono 2.800 i migranti e rifugiati coinvolti dall’inizio del 2022, di cui 1.900 inseriti in percorsi di inclusione socio-lavorativa e 290 introdotti nel mondo del lavoro. Sono i numeri di Without Borders, il progetto di Randstad che punta a agevolare l’inserimento lavorativo dei cittadini con background migratorio (quali rifugiati, richiedenti asilo politico e soggiornanti di lungo periodo), valorizzando le loro competenze, fornendo gli strumenti e le risorse necessarie a gestire in modo efficace il mercato e la ricerca di lavoro, puntando sul valore aggiunto che può portare la diversità culturale in un mondo del lavoro in continuo cambiamento. Complessivamente, sono stati organizzati più di 700 percorsi on line e in presenza, nell’ambito dei quali i candidati hanno potuto lavorare sulla propria auto progettualità attraverso attività di bilancio delle competenze, orientamento professionale, analisi e definizione delle modalità efficaci di presentazione in fase di ricerca e colloquio di selezione. I percorsi includono anche l’apprendimento della lingua e cultura italiana e l’acquisizione delle competenze professionalizzanti necessarie all’inserimento in aziende clienti e in settori specifici.





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