giovedì 25 aprile 2024
La presidente del Movimento per la Vita italiano spiega a chi non sa chi sono e cosa fanno la realtà del volontariato che aiuta le mamme con gravidanze difficili. E invita ad andare oltre i pregiudizi
Un colloquio di una mamma con una volontaria in un Centro aiuto alla Vita

Un colloquio di una mamma con una volontaria in un Centro aiuto alla Vita - -

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Il voto francese, la risoluzione del Parlamento europeo, l’emendamento legato al Pnrr, hanno puntato i riflettori sui “volontari per la vita”. Ma chi sono? Cosa fanno? Vengono dipinti come avvoltoi che si gettano sulle donne privandole della loro libertà, pericolose truppe agguerrite che fanno irruzione nei consultori, mettendo a rischio scelte e diritti “acquisiti” e per questo vengono insultati. Niente di più lontano dalla verità.

È necessario, dunque, che il volontariato per la vita sia conosciuto per ciò che davvero è: una realtà meravigliosa, liberante, accogliente. Un servizio fondamentale reso alle donne, alle coppie, alle famiglie, alla comunità civile ed ecclesiale anche perché la premura verso i più poveri dei poveri, i più inermi, i più piccoli, è la “pietra di paragone”, la “cartina di tornasole”, il “sigillo di autenticità” di ogni altro impegno a servizio dell’uomo. Non ci si può occupare di tutto, ma si può provare che il diritto alla vita è capace di rinnovare tutto. È un volontariato nuovo e originale rispetto a quello che in passato si occupava delle donne incinta e delle “ragazze madri”, perché esprime una straordinaria rivoluzione culturale – di qui anche l’importanza della formazione permanente – nel contesto di una mentalità dominante che collega progresso, diritti, libertà, conquiste civili, al cagionare la morte in maniera organizzata.

È un volontariato “in uscita”, perché è con tutti, credenti e non credenti, che vuole costruire la civiltà della verità e dell’amore; la logica del dialogo, dei ponti da costruire, della positività e della propositività appartiene all’identità di questo popolo, consapevole di operare in un “ospedale da campo”, perché la cultura abortista uccide, ferisce, impoverisce, inganna e per questo, mentre giudica severamente la “cultura dello scarto”, allarga le braccia verso le donne che sono tentate dall’aborto condividendo le loro difficoltà, ma anche verso le donne che, purtroppo, sono passate attraverso questa dolorosa esperienza. Per questo popolo la difesa della vita non è ideologia ma è realtà concreta, radiosa, ricca di speranza, incarnata nell’esistenza di donne e uomini che vogliono costruire sul piano sociale, culturale, scientifico, giuridico e politico quel nuovo umanesimo che attinge forza ed energia dal riconoscimento del figlio concepito come uno di noi.

«Un grande passo avanti sarà compiuto quando diverrà normale includere nell’elenco dei poveri e bisognosi di solidarietà questi piccolissimi figli dell’uomo e della donna. Allora tutti i poveri, anche i già nati, saranno circondati da una solidarietà non solo declamata ma attuata, in una accoglienza generale privata e pubblica, strutturata e spontanea. Un sogno? Forse. Ma realizzabile se affidato a un popolo della vita, consapevole di sé e della sua funzione storica e quindi non pigro, non inerte, non pavido, non incerto, non diviso, non pessimista anche di fronte alla sfida della grande politica» (Carlo Casini). Il futuro è qui.
* Presidente del Movimento per la Vita italiano

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