giovedì 1 luglio 2010
Prima un emendamento alla manovra alza il limite dei 40 anni per poter andare in pensione. Poi il ministro del lavoro corregge il tiro: «E' stato solo un refuso, lo cancelleremo».
COMMENTA E CONDIVIDI
Per andare in pensione, dal 2016, non basteranno più i 40 anni di contributi. È quanto prevede l'emendamento del relatore alla manovra e che fra l'altro innalza l'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione. Ma sulla questione il governo ha subito corretto il tiro. "E' stato solo un refuso, lo cancelleremo", ha detto il ministro del Lavoro Maurizio Saconi. La novità era una conseguenza delle misure che prevedono che dal primo gennaio 2016 scatti l'adeguamento fra l'età pensionabile e la speranza di vita calcolata dall'Istat e si "somma" agli effetti analoghi prodotti dall'introduzione della cosiddetta "finestra mobile" prevista dalla manovra. In attuazione - si legge nell'emendamento - del decreto legge dello scorso anno che già interveniva sul fronte previdenziale si stabilisce che «a decorrere dal primo gennaio 2016 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva e il requisito contributivo di 40 anni ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica sono aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del ministero del lavoro di concerto con il ministero dell'economia da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento».Sull'emendamento del relatore della manovra, Antonio Azzolini, sia la Cgil con Vera Lamonica segreterio confederale sia la Cisl con il leader Raffaele Bonanni avevano espresso un giudizio «molto negativo». IL governo ha però poi smentito l'intenzione di modificare il requisito dei 40 anni, promettendo di correggere l'emendamento.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: