mercoledì 31 gennaio 2018
L'Istat segnala il calo degli occupati (-66mila) e anche il tasso dei disoccupati scende al 10,8% (il livello più basso dal 2012). A salire è il numero di chi è a spasso e non cerca: +112mia unità.
Dall'archivio Ansa: una manifestazioni di lavoratori a Napoli nel 2013

Dall'archivio Ansa: una manifestazioni di lavoratori a Napoli nel 2013

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Calano gli occupati, contemporaneamente scende pure il tasso di disoccupazione, mentre sale la percentuale di inattivi. Mettendo sulla bilancia i principali elementi forniti dall’Istat sembra evidente la battuta d’arresto registrata dal mercato del lavoro a dicembre. Dopo la crescita del mese precedente, la quota di chi ha un impiego diminuisce dello 0,3% (-66mila unità), facendo tornare così il tasso generale al livello di ottobre (58%). La flessione non fa "discriminazioni", perché interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età (ad eccezione degli ultracinquantenni). Risultano in diminuzione i dipendenti, sia permanenti sia a tempo determinato, mentre rimangono stabili gli indipendenti.

Come si accennava, anche il tasso di disoccupazione fa un passo indietro (-0,1%) attestandosi al 10,8%, cioè al livello più basso da agosto 2012. Calo che si fa ancora più marcato restringendo il campo ai 15-24enni (-0,2%), per una disoccupazione giovanile che ora non supera il 32,2%. Il combinato "meno occupati e meno disoccupati" comporta quasi inevitabilmente l’aumento di chi è a spasso ma non si mette a caccia di un impiego. L’Istat indica che la stima delle persone che cercano un posto diminuisce per il quinto mese consecutivo (-1,7%, ossia -47mila unità rispetto a novembre). Ad aumenta è il numero degli inattivi tra i 15 e i 64 anni: +112mila, che corrisponde a una salita dello 0,8%.

Nonostante l’andamento negativo di dicembre, resta la tendenza positiva sull’anno. Si conferma l’aumento (+0,8%) degli occupati, pari a +173mila. Tuttavia la crescita annua si concentra tra i lavoratori a termine (+303mila) mentre calano gli indipendenti (-105mila) e – in misura minore – i permanenti (-25mila). Quanto al genere, aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+365mila) ma anche i 15-24enni (+42mila), mentre calano quelli nella fascia centrale, cioè i 25-49enni (-234mila). Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-8,9%, -273mila unità) ma crescono gli inattivi (+0,3%, +34mila). Così, su base annua, il tasso di inattività sale al 34,8% (+0,3 punti percentuali) per un aumento che interessa sia la componente maschile (+1,2%) sia quella femminile (+0,6%).

Prendendo in esame l’ultimo trimestre 2017, l’incremento degli occupati si fa minimo: +0,1% (16mila posti) per una leggera salita che interessa prevalentemente le donne e si concentra soprattutto tra gli over 50 e, in misura più lieve, anche tra i giovani di 15-24 anni, a fronte di un calo nelle classi 25-49 anni. L’aumento è stimato esclusivamente per i dipendenti a termine, mentre calano i permanenti e gli indipendenti.

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