venerdì 15 marzo 2024
Solo il 5,4% su circa 60mila detenuti partecipa ad attività che potrebbero ridurre la recidività e aumentare le opportunità di reinserimento sociale. Tanti i progetti e le buone pratiche
Detenuti al lavoro in carcere

Detenuti al lavoro in carcere - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Più formazione e lavoro dietro e fuori le sbarre. Infatti solo una minima parte, il 5,4% su quasi 60mila detenuti, partecipa a corsi formativi, eppure il tasso di recidiva tra chi non è coinvolto in programmi di reinserimento è pari al 70% e scende al 2% se si considera soltanto chi ha appreso un lavoro in carcere. Tra le esperienze in campo nei 192 istituti di pena italiani, quelle che riguardano le Case circondariali di Varese e di Busto Arsizio che ospitano in tutto circa 500 reclusi, sono tra le più virtuose, con una recidiva pari a zero di chi lavora e una soddisfazione piena di imprenditori e clienti finali.

Tanti comunque i progetti e le buone pratiche. Intesa Sanpaolo e Caritas italiana hanno dedicato ai detenuti la nuova edizione del programma di azione contro la povertà: Aiutare chi aiuta. La cabina di regia tra Intesa Sanpaolo e Caritas italiana ha individuato così nelle prigioni il nuovo ambito prioritario su cui intervenire. Questa partnership «strategica», secondo il direttore Caritas Italiana don Marco Pagniello, rappresenta «un esempio di coprogettazione virtuosa fra enti non profit e organizzazioni profit». Per questo motivo, Manpower, Fondazione Human Age Institute e Fondazione Severino Onlus hanno sottoscritto un protocollo di intesa per promuovere iniziative congiunte finalizzate a formare detenuti ed ex-detenuti e ad agevolarne l’inserimento nel mercato del lavoro. L’accordo prevede che Manpower, in collaborazione con Fondazione Human Age Institute e Fondazione Severino, agevolino l’accesso al lavoro di persone detenute ed ex-detenute attraverso un’attività di supporto e selezione di lavoratori. Inoltre, Manpower si occupa anche della predisposizione e programmazione di corsi formativi rivolti alle persone detenute con l’obiettivo di fornire loro strumenti volti a un pieno reinserimento nella società. Fondazione Severino individua, in particolare, i soggetti ristretti che parteciperanno ai corsi di formazione e i candidati più adatti alle varie opportunità lavorative e fornisce assistenza sulla normativa che regola i benefici fiscali e previdenziali per le imprese che danno lavoro a detenuti.

Fondazione Adecco ha portato avanti il progetto Riparto da Me, un’iniziativa finalizzata alla formazione e all’orientamento professionale delle persone detenute del carcere di Bollate (Milano). Coinvolti 30 beneficiari, 27 dei quali hanno avviato con successo un percorso lavorativo, di cui sette con contratto a tempo indeterminato e 20 con contratto a tempo determinato. Altri tre detenuti hanno scelto di lavorare presso le strutture del carcere. Il progetto, nato nel 2018 da un’idea di Fondazione Alberto e Franca Riva e implementato da Fondazione Adecco con il supporto di partner tra cui il Centro Studi dell’Università Cattolica, la Celav del Comune di Milano, la Cooperativa sociale Articolo 3 e Fondazione Enaip, mira a offrire un supporto concreto e duraturo alle persone detenute nel loro percorso di reinserimento sociale e lavorativo, contribuendo così a contrastare il rischio di recidiva. Oltre a sviluppare percorsi di formazione, orientamento e accompagnamento al lavoro, prendendo in carico i partecipanti prima, durante e dopo l’ingresso in azienda, l’iniziativa si pone parallelamente l’obiettivo di sensibilizzare e formare le aziende con l’ambizione di aiutarle a superare lo stigma che spesso accompagna le persone detenute, incoraggiando la nascita di un clima e condizioni lavorative favorevoli per il loro ingresso nel mondo del lavoro.

Un accordo quadro per la realizzazione di interventi qualificati finalizzati a promuovere attività formative e lavorative e a favorire il reinserimento sociale dei detenuti è stato sottoscritto in via Arenula. L'intesa vuole mettere insieme la vasta rete di oltre 335mila aziende del settore della ristorazione, dell'intrattenimento e del turismo che fanno riferimento a Fipe e l'impegno associativo dei collaboratori di Seconda Chance, che da più di tre anni operano su tutto il territorio nazionale, consolidando una collaborazione già in atto da tempo: l'obiettivo è quello di creare, promuovere e realizzare opportunità di formazione e lavoro all'esterno degli istituti penitenziari per tutti quei detenuti che, per requisiti e posizione giuridica, saranno individuati dall'amministrazione penitenziaria.


Mentre il Cnel-Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha attivato una rete di collaborazioni sul tema del lavoro, formazione e studio in carcere come strumento di reinserimento sociale e di riduzione della recidiva. A cominciare da Assolavoro-Associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro. L’intesa è finalizzata alla realizzazione di analisi dei fabbisogni occupazionali delle aziende presenti sui territori, individuando le competenze maggiormente richieste, che andranno sviluppate attraverso il sistema di formazione e riqualificazione professionale a favore dei detenuti, con l’obiettivo di rispondere al mutamento dei profili occupazionali e alle esigenze delle imprese. Oggetto della collaborazione è anche l’implementazione di modalità di certificazione del lavoro svolto all’interno degli istituti penitenziari, per attestare le competenze spendibili all’esterno. Cnel e Assolavoro, inoltre, collaboreranno nel valutare l’introduzione di incentivi occupazionali finalizzati a favorire l’assunzione di ex detenuti e a individuare risorse specifiche per finanziare percorsi formativi in carcere. Con Cassa delle Ammende è stato invece sottoscritto un protocollo d'intesa sul reinserimento socio-lavorativo dei detenuti e la riduzione della recidiva. La collaborazione si inserisce nel solco dell'accordo interistituzionale che il Cnel ha precedentemente siglato con il ministero della Giustizia, indirizzato a favorire un lavoro penitenziario formativo e professionalizzante, il proficuo utilizzo del tempo della reclusione e l'accrescimento delle competenze personali dei soggetti reclusi. In particolare, il Cnel fornirà consulenza e supporto tecnico alla Cassa delle Ammende per elaborare linee guida e procedure standardizzate volte a potenziare la qualità dei programmi e dei progetti di inclusione lavorativa e di formazione dei detenuti, nonché per la definizione di modelli operativi di valutazione d'impatto. Inoltre, il protocollo fa riferimento all'intesa tra Cassa delle Ammende, ministero della Giustizia e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi volti al reinserimento sociale delle persone sottoposte a provvedimenti privativi o limitativi della libertà personale.

Anche la Comunità di Sant’Egidio, da sempre impegnata nel sociale, ha svolto progetti e iniziative per il reinserimento sociale, lavorativo e formativo dei detenuti, sia all’interno degli istituti di pena che all’esterno. L’intesa con il Cnel prevede la messa a punto di un’agenda condivisa in questo ambito di attività, oltre ad altre aree d’intervento congiunto legate all’inclusione dei segmenti più fragili della popolazione. Per la programmazione delle iniziative saranno attivati gruppi di lavoro ad hoc con il coinvolgimento anche di Università, Fondazioni, enti di ricerca e altre istituzioni.

L'Enm-Ente nazionale per il microcredito ha sottoscritto protocollo d’intesa ha l’obiettivo di promuovere l’educazione finanziaria, la cultura dell’impresa e l’inclusione sociale dei soggetti che stanno scontando la parte finale della pena detentiva all’interno di una struttura carceraria o che stanno scontando pene alternative alla detenzione, nonché degli ex detenuti. Tra i punti più rilevanti dell’accordo c’è la promozione delle opportunità di sostegno economico e di tutoring a microimprese e professionisti. Verranno promosse in particolare le opportunità di finanziamento tramite lo strumento del microcredito.

Cisco Italia opera nelle carceri con proprie Academy, tramite una cooperativa ideata e gestita dallo specialista informatico Lorenzo Lento. È intorno a lui che ruota l’insegnamento dell’informatica ai detenuti, un’attività che contribuisce in modo determinante a contrastare il fenomeno della recidiva: «Degli oltre 1.000 studenti che sono passati dalle mie classi – spiega – nessuno ha fatto ritorno in carcere. Noi li accompagniamo, non li lasciamo soli al loro destino». Nel 2000 Lento riesce ad aprire la prima Academy Cisco nel carcere di Bollate e da lì inizia un percorso difficile, che è però arrivato a coinvolgere diversi penitenziari italiani e oltre mille detenuti. La decennale esperienza Cisco ha dimostrato che si possono trasformare in esperti digitali persone senza esperienza preventiva ma con la giusta attitudine e volontà.

Tesselis, azienda nata dalla fusione di Tiscali e Linkem, ha invece sviluppato tre aree di opportunità in ambito penitenziario. La prima nasce dalla constatazione che nei magazzini vi sono moltissimi apparati di telecomunicazioni sostituiti prima di perdere il loro valore. Di qui la creazione di quattro centri operativi in carcere, che in tre anni hanno coinvolto circa cento persone, a cui è stata data una formazione e una certificazione, grazie a cui a fine pena hanno potuto trovare un lavoro. La seconda è legata alla mancanza di manodopera molto qualificata per la posa di reti in fibra e per le installazioni di apparati wireless. In questo ambito è stato effettuato un primo corso-test da parte dell’azienda Sirti nel carcere di Torino, con dodici ragazzi, poi avviati ad un’attività all’esterno. La terza riguarda esperti verticali in alcune attività digitali e in particolare quella della sicurezza informatica, dove si stima un fabbisogno di oltre 10mila addetti.

Digital360 società benefit ha avviato un’azione volta a formare imprenditori del digitale partendo dalle carceri. Tutto ha inizio quando, dopo un adeguato percorso di formazione, due carcerati hanno dato vita alla cooperativa Atacama, che fa video aziendali.

A Milano Opera è stato attivato un servizio per il reinserimento dei detenuti. Un’occasione per riscattarsi e costruire un percorso anche per quando si lascia il carcere. È lo sportello dedicato ai servizi del lavoro per i detenuti della casa circondariale. Una realtà nata dalla collaborazione di Galdus, scuola di formazione, con Afol Metropolitana e Regione Lombardia. Lo sportello rappresenta un nuovo modello integrato realizzato in linea con il programma Gol-Garanzia occupabilità dei lavoratori.

Da segnalare la Pasticceria Giotto. Dal 2005 il laboratorio è ospitato nel carcere dei Due Palazzi di Padova. Fino a oggi più di 200 detenuti sono stati guidati in un percorso formativo e professionalizzante nell’arte pasticcera e non solo. Il laboratorio è affiancato dal reparto di confezionamento e logistica, dove i dolci vengono vestiti e preparati per la spedizione. A rendere possibile tutto questo è il lavoro di professionisti del settore che hanno scelto di svolgere le loro attività dietro le sbarre. Il Consorzio Giotto è una realtà composta da cooperative sociali impegnate principalmente nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e occupa centinaia di persone tra detenuti, disabili e persone cosiddette “normali”. La pasticceria, la gelateria e la cioccolateria sono solo alcune delle attività attraverso cui il Consorzio avvia al lavoro i detenuti: presente nel carcere Due Palazzi a partire dal 1991 con alcuni corsi di giardinaggio, il consorzio svolge per conto di aziende esterne attività di call center, valigeria, digitalizzazione di documenti.

Unindustria, attraverso la sezione Consulenza, Attività professionali e Formazione, porta avanti dal 2018 a Roma Rebibbia progetti di formazione dedicati alla riqualificazione professionale dei detenuti a fine pena in vista di una loro occupabilità futura. I detenuti che hanno partecipato alla formazione – 50 ore di lezione – sostengono un incontro finale con le aziende che hanno aderito all’iniziativa.

Offrire una prospettiva di ripartenza attraverso l’acquisizione di nuove competenze, incoraggiando il recupero dell’autostima e promuovendo un percorso di reinserimento sociale: è questo l’obiettivo dell’iniziativa di Ance Roma – Acer e CefmeCtp (Organismo paritetico per la formazione e la sicurezza in edilizia di Roma e provincia) con il sostegno dell’associazione del Terzo settore Seconda chance, per la formazione professionale di 14 detenute del carcere di Rebibbia. Avvalendosi del CefmeCtp, l’associazione dei costruttori romani avvierà, all’interno dell’istituto penitenziario, tre corsi di formazione professionale: le detenute impareranno le basi dei mestieri di elettricista, idraulico e operatore edile.

Infine Openjobmetis, durante il 2023 ha erogato gratuitamente ben 2mila corsi per un totale di 120mila ore. I settori che hanno registrato una maggiore richiesta rispondono a una necessità di specializzazione sempre più marcata. Tra questi rientrano: il settore tessile (con specifici corsi per modellisti, addetti al rammendo e al finissaggio); la pelletteria (addetti alla lavorazione delle calzature, dalla tingitura e al confezionamento); corsi per badanti e Asa-Ausiliari socio-assistenziali; e ancora: per saldatori, carpentieri, informatici e programmatori. L’attività coinvolge anche le carceri dove sono stati formati panificatori e orologiai.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: