giovedì 1 luglio 2010
Lo ha annunciato il segretario Landini nel corso dell'assemblea dei delegati Fiom in corso nello stabilimento napoletano.
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«La Fiat farebbe una cosa saggia se riaprisse la trattativa per ricercare una vera soluzione di prospettiva dello stabilimento. Noi questa disponibilità l'abbiamo data». A dirlo, sia parlando nell'assemblea dei delegati Fiom in corso a Pomigliano d'Arco (Napoli) sia ai giornalisti, il segretario dei metalmeccanici aderenti alla Cgil Maurizio Landini.È iniziata questa mattina al teatro Gloria di Pomigliano d'Arco (Napoli) l'assemblea dei delegati e dei segretari della Fiom durante la quale si discuterà soprattutto della vertenza dei lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico. All'assemblea, partecipano tra gli altri, i segretari nazionali, Maurizio Landini e Giorgio Cremaschi. Cremaschi, poco prima dell'inizio dei lavori, ha sostenuto che la vertenza di Pomigliano «deve essere la grande lotta per tutelare il lavoro nel Mezzogiorno. Assieme al lavoro devono esserci i diritti, in quanto il lavoro senza diritti non può essere considerato tale». All'assemblea sono presenti delegati del gruppo Fiat di tutta Italia e di altri stabilimenti del settore metalmeccanico.«La Fiat voleva il plebiscito per il sì al referendum. Prendano atto della realtà» ha detto il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, poco prima dell'inizio dell'assemblea il segretario nazionale. Cremaschi, che si è presentato all'incontro in stampella per un infortunio al ginocchio, ha infine sottolineato che la Fiat non può sostenere «che i lavoratori di Pomigliano debbano avere trattamenti peggiori di quelli polacchi».L'EDITORIALE DEL FINANCIAL TIMESPer l'industria automobilistica italiana è arrivato il momento della verità. Lo afferma, in un editoriale, il Financial Times di oggi secondo cui l'Italia si trova come si trovava La Gran Bretagna trent'anni fa, quando la sua industria automobilistica venne «praticamente distrutta» da una prassi sindacale «fortemente conflittuale». Secondo il Financial Times, «la situazione in Italia ora pare aver raggiunto un punto di non ritorno» dopo «l'ultimatum ai sindacati». Il giornale economico britannico ripercorre quindi le ultime tappe della trattativa su Pomigliano. «Uno stabilimento che - si legge - opera al 25% delle sue capacita», dove «è diffuso l'assenteismo» e gli operai si assentano «non tanto per andare al mare quanto per fare un altro lavoro altrove». Dopo il referendum, che ha visto un 36% di no al piano dell'amministratore delegato Marchionne, la Fiat, scrive Ft, «sente che il 62% della maggioranza non può garantire» il successo del piano.Questa volta, a differenza che in passato - sottolinea il Financial Times - «la Fiat non ha chiesto sussidi governativi al suo progetto». E questo, si sottolinea, è un segnale nella nuova Fiat guidata da John Elkann. La Fiat - scrive ancora il giornale britannico - sta dicendo ai sindacati italiani e alla politica che «sta facendo di tutto per mettere l'Italia al centro della sua nuova strategia industriale, ma non ha intenzione di sacrificare il futuro del gruppo» dimostrandosi accomodante con «i capricci e le cattive prassi di un sistema del lavoro anarchico». E se alla fine la Fiat dovesse decidersi a mettere in pratica la minaccia di delocalizzare le sue produzioni - conclude l'editoriale - «nessun Paese si sentirebbe di criticarla».
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