martedì 8 maggio 2018
Crollo in borsa per il grupo in seguito all'animata vertenza. Ieri la quattordicesima giornata di scioperi in due mesi e mezzo
La crisi di Air France ora è fuori controllo
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Il vuoto d’aria s’aggrava pericolosamente per il gruppo aereo franco-olandese Air France-Klm, precipitato ieri del 9,83% alla Borsa di Parigi, segnando così la peggiore perdita dal 2002. Non trova soluzioni la dura vertenza sugli aumenti salariali, dopo le dimissioni annunciate venerdì dall’Ad Jean-Marc Janaillac, promotore di una consultazione interna dei dipendenti da cui è uscito sfiduciato. Nel corso della quattordicesima giornata di scioperi in appena due mesi e mezzo, ieri proseguiva lo stallo fra i leader sindacali e il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, pienamente parte in causa per via della quota del 14% detenuta ancora dallo Stato francese, primo azionista. Nello scontro, confluiscono anni di veleni, con rivendicazioni che riguardano solo i dipendenti con contratto francese.

Nuovamente riuniti ieri, i dieci sindacati coinvolti reclamano un 5% d’aumento già quest’anno, contro il 7% dilazionato entro il 2021 proposto dalla direzione. I risultati record del 2017 apparivano a molti come un possibile punto di svolta, dopo le profonde difficoltà degli anni precedenti, ma negli ultimi mesi il gruppo è tornato in rosso. Gli scioperi costerebbero fra 5 e 10 milioni di euro al giorno, aggravando un debito cumulato superiore a 6 miliardi. Secondo molti osservatori, lo stallo rischia di allontanare più che mai l’obiettivo dell’uscente Janaillac di trasformare Air France-Klm in un gigante mondiale fra i più competitivi. Freme intanto la 'sposa' olandese, Klm, ritrovatasi anch’essa senza vertici per via di una vertenza tutta transalpina. Ma c’è tensione pure nelle due compagnie extra-europee entrate recentemente in cordata, sperando nel riscatto: Delta Airlines e China Eastern, detentrici ciascuna del 9%. «Se Air France non fa gli sforzi di competitività necessari, Air France scomparirà. Faccio appello alla responsabilità di ciascuno», aveva twittato Le Maire fin da domenica, chiarendo inoltre in tv che lo Stato francese non opererà ricapitalizzazioni.

Durissimo l’affondo contro i sindacati: «Quando si ha il livello di remunerazione attuale dei piloti, sapendo che l’azienda è in pericolo, non si chiedono rivendicazioni salariali tanto elevate». Ma per Philippe Evain, proprio il leader del sindacato piloti, Snpl, il ministro «forse non è davvero al corrente del dossier Air France». Un avvertimento è giunto pure dall’Olanda, che detiene circa il 6% in Klm, attraverso una nota ministeriale congiunta (Finanze e Infrastrutture). Oltre alla vertenza Air France, fra studenti e ferrovieri incolleriti un vento di rivolta turba la Francia, un anno dopo l’elezione del presidente Emmanuel Macron. Ieri, a Nanterre, si è registrato un nuovo picco di tensione, con un’assemblea generale di 700 studenti che ha votato per «bloccare in modo illimitato» l’ateneo. Sul fronte dei ferrovieri, invece, un collettivo di circa 200 lavoratori ha cercato di invadere a Parigi la Gare Montparnasse, scontrandosi con le forze dell’ordine.

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