mercoledì 7 febbraio 2024
Fortunato Amarelli è il nuovo presidente dell'Unione imprese centenarie: dura chi sa innovare
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Cambio al vertice per l’Unione imprese centenarie italiane che vede Fortunato Amarelli nominato nuovo Presidente. Lo ha deciso l’assemblea generale chiamata a rinnovare gli organi sociali per il quadriennio 2024-2027. Amarelli succede all’imprenditore fiorentino Eugenio Alphandery, che è stato alla guida dell’Unione per tre mandati consecutivi. Classe 1972, calabrese di Rossano (Cosenza), Amarelli è amministratore delegato dello storico brand del settore dolciario Amarelli Fabbrica di Liquirizia 1731. Con questa nomina, Amarelli, diventa timone di un’associazione nata nel 2000 a Firenze e che oggi abbraccia 46 aziende di 12 regioni d’Italia, testimoni del Made in Italy più longevo. E proprio questa longevità è la caratteristica centrale alla quale punta Amarelli per ampliare l’associazione, renderne più efficace l’operato e trasmettere questo valore e patrimonio a tutti.

Presidente di una realtà che comprende alcuni dei nomi più celebri dell’impresa italiana. Come pensa di proseguire questa avventura?

L’unione ha avuto due presidente importati come Franco Torrini ed Eugenio Alphandery che hanno avuto la lungimiranza di aver dato a questa associazione una dimensione nazionale. Un’associazione che ha raccolto molte realtà che hanno resistito nel tempo diventato storia. Ma l’impresa centenaria deve anche guardare al presente e futuro e quindi necessariamente all’innovazione continua. Coniugare tradizione e innovazione nel modo corretto. Questo ha permesso una persistenza negli anni. Continueremo in questo segmento dando particolare impulso ed attenzione nell’heritage aziendale.

Quando si pensa alle aziende si parla spesso di valore economico, di crescita. Ma in tutto questo quanto è importante il valore umano?

Credo che nelle imprese centenarie, che siano gestite da famiglie o no, questo valore sia di fondamentale importanza. Quando si tramandano aziende di questo tipo non si consegnano solo muri ma valori, persone, ingegno, storia. Noi vorremmo dare importanza a questo passaggio augurandoci di far comprendere, in tutta Italia, questo valore. Il valore sociale, storico e collettivo di aziende che sono di fatto patrimoni.

Cosa pensa serva oggi all’impresa italiana?

L’impresa italiana è tendenzialmente sana e siamo uno dei Paesi più industrializzati al mondo. All’impresa serve un sistema di amministrazione pubblica funzionale che favorisca i percorsi di crescita. Non c’è tanto bisogno di un incentivo ma una certa regolarità nelle norme, strategie e regole.

Una realtà come la vostra pensa che possa essere occasione di formazione?

Sì, può diventare occasione di grande interscambio tra imprenditori. È fondamentale comprendere che la cooperazione e lo scambio sono proficue per tutti. Grazie all’Osservatorio Scientifico-Culturale che accompagna l’associazione da anni abbiamo avviato già percorsi di formazione e condivisione. Questo è uno degli elementi che ha avvicinato molte realtà all’Unione.

Ai giovani come unione cosa consiglia e cosa vorrebbe fare?

Il tema dell’heritage marketing lo consiglio a tutti i giovani che si avvicinano al mondo del marketing e comunicazione. Gli consiglierei di guardare cosa fanno le imprese centenarie. Oggi anche gli indirizzi umanistici possono essere una grande opportunità nelle imprese centenarie. Un tempo erano poco indicati per l’impresa. Oggi ci sono molte opportunità e lavori che necessariamente devono essere svolti: archiviazione, catalogazione, ricerca, marketing, diffusione. Questo avrebbe importati ricadute non solo per le imprese ma anche per i territori e l’intero paese. Su questo tema il mio momento sarà concreto e costante. La storia è un vantaggio competitivo unico e non può essere replicato.

L’unione può giocare un ruolo fondamentale in Italia ma anche nel mondo?

Penso che il modello possa essere funzionale in Italia ma possa affinare un sodalizio con altre associazioni in tutto il mondo. La nostra non è l’unica realtà esistente ma c’è ne sono di simili in altri Paesi del mondo, oltre all’Europa, penso al Giappone. Ma l’Italia può essere capofila di un network mondiale che possa favorire l’incontro e lo scambio tra imprese ed imprenditori. Anche su questo lavoreremo.

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