giovedì 27 aprile 2023
L'iniziativa di 5 tra i maggiori caseifici del Consorzio: un dispositivo consente di monitorare l'intero percorso del formaggio, dall'origine alla distribuzione, e le sue caratteristiche
Il dispositivo presentato dal Consorzio del formaggio Dop

Il dispositivo presentato dal Consorzio del formaggio Dop

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Nell’era digitale la qualità e sicurezza dei prodotti si rafforza anche ricorrendo alla tecnologia blockchain, quella rete informatica che gestisce un registro di dati e informazioni. Nasce così l’”operazione trasparenza” voluta da 5 tra i maggiori caseifici del Consorzio Pecorino Toscano (grosso modo il 25% del mercato), uno dei più importanti formaggi italiani Dop, che ha presentato un progetto sperimentale: un sistema di tracciabilità certificata dall'organismo di controllo (Dqa, Dipartimento di Qualità agroalimentare), reso ancor più interessante dal fatto che i costi di investimento e strumentistica sono accessibili anche ai piccoli produttori.

In pratica un dispositivo portatile, una semplice “macchinetta” poggiata sul prodotto, ideata e brevettata dalla Farzati Tech e chiamata BluDev, consente un controllo continuo e oggettivo che, partendo dal tipo di latte utilizzato per la produzione del Pecorino Toscano, ne monitora l'intero percorso dall'origine alla distribuzione. E’ la “bio fingerprint”, un'impronta biochimica resa digitale attraverso l'intelligenza artificiale che riconosce (tramite la spettrometria a infrarossi vicini Nir) le molecole che compongono il prodotto in modo da poter poi rilasciare il cosiddetto “foodpassport”. Il Dqa inserirà ora all'interno del piano dei controlli del Pecorino Toscano tale tecnologia, che potrà valere in futuro anche per altri alimenti. In sintesi, in questo modo il prodotto rappresenta e contiene la sua stessa “etichetta parlante” permettendo così al consumatore finale in cerca di informazioni, tramite il suo smartphone (in dialogo con un codice stampato), di poterne conoscere l’intera storia. Un vantaggio enorme in un settore come quello dell’agroalimentare dove fenomeni come l’”italian sounding” sono sempre più diffusi.

«L’utilizzo di queste tecnologie avanzate è un valore per gli stessi operatori delle filiere agroalimentari: in questo modo, anche i produttori più piccoli possono mostrare i loro standard e creare fiducia verso i mercati di riferimento», dice Andrea Righini, presidente del Consorzio.

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