lunedì 18 marzo 2024
Una maggiore inclusione potrebbe aumentare il Pil mondiale fino al 35%. In Italia sono 1,3 milioni le imprese femminili. Una start up "rosa" fa incontrare domanda e offerta
Con più donne al lavoro, il Pil potrebbe aumentare

Con più donne al lavoro, il Pil potrebbe aumentare - Tack TMI Italy

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In Italia il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) è risultato al 52,8% a fine 2023 (+ 0,9 punti in un anno). Un aumento lieve, ma ancora ai gradini più bassi della media Ue pari al 69,3%. Un segnale positivo arriva anche dalla crescita delle donne in posizioni dirigenziali (+13,5% nel 2021) corrispondenti al 20% circa del totale e dalla presenza nei Consigli di amministrazione pari al 43%. Tuttavia le donne al vertice sono ancora poche specie nelle società quotate, nel 2% dei casi amministratrici delegate, nel 4% come presidente. La differenza retributiva di genere in Italia, poi, si è attestata al 10,7% nel 20235.

«La strada da percorrere per la parità di genere è ancora lunga, specie se guardiamo alle lauree Stem che potrebbero aprire a maggiori possibilità per le donne e scopriamo che i dati Anvur restituiscono un quadro ancora a prevalenza maschile con il 60% di immatricolazioni, contro il 39% di iscrizioni da parte delle ragazze, proprio come dieci anni fa - spiega Irene Vecchione, ad di Tack TMI Italy (Gi Group Holding) -. I numeri sono un indicatore importante, ma devono essere sostenuti da una crescita culturale di fondo che, abbattendo pregiudizi e stereotipi e ponendo il merito al centro di ogni valutazione, possa portare a una maggiore rappresentanza delle donne in tutti gli ambiti lavorativi e a una progressione della loro carriera che non sia a discapito di quella personale/familiare. Le aziende possono fare tanto, dalla responsabilizzazione dei manager fino all’utilizzo di metriche chiare e condivise di diversity che permettano di tracciare sviluppi o, viceversa, segnalare per tempo eventuali regressioni. Dal nostro punto di vista è importante osservare il raddoppio dei progetti formativi dal 2021 al 2023 su competenze utili sia alle donne (che agli uomini) per migliorare complessivamente l’ambiente di lavoro all’insegna dell’equità e dell’uguaglianza per tutti».

Considerando, poi, che una maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro potrebbe aumentare il Pil mondiale fino al 35%, va pertanto sostenuta la loro piena partecipazione ed espressione, anche o soprattutto tramite la formazione. Per questo Tack TMI Italy segnala le cinque competenze da sviluppare per migliorare l'occupabilità femminile:


- Agentività: ovvero la capacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni e decisioni, rafforzando l'autostima e la fiducia in sé stesse e prendendo il controllo del proprio percorso professionale. Essere agentivi significa sviluppare una visione chiara dei propri obiettivi, affermando i propri diritti e bisogni in modo costruttivo.

- Assertività: la capacità di esprimere le proprie opinioni, idee e bisogni in modo chiaro e sicuro senza temere pregiudizi. Sviluppare buoni livelli di assertività facilita la partecipazione attiva alle discussioni e alle decisioni aziendali nonché l’abilità di negoziazione.

- Empatia e intelligenza emotiva: saper riconoscere e comprendere le emozioni proprie e altrui, costruendo relazioni positive e collaborative, fondamentali per il successo in qualsiasi ruolo aziendale. Questo vuol dire anche gestire le emozioni in modo efficace, favorendo la resilienza e la capacità di problem solving e comprendere le dinamiche di gruppo, per facilitare la comunicazione e la collaborazione.

- Autonomia finanziaria: il tema del denaro deve entrare maggiormente nella quotidianità ed essere “normalizzato”, oltre che neutralizzato anche rispetto al genere. È un altro di quei bias e stereotipi per superare i quali ci vuole tempo e lavoro da parte di tutti, eppure cruciale oggi, specie per le donne. Sviluppare competenze - dalle basiche in sù - in ambito finanziario significa poter raggiungere indipendenza e sicurezza economica, nonché trovare magari il coraggio di provare a realizzare una buona idea o investire in formazione per metterla in pratica, valorizzandosi con determinazione.

- Networking: costruire relazioni positive e significative con altri professionisti, ampliando le opportunità di crescita e sviluppo professionale, ma anche sfruttare i canali online e social media per facilitare la connessione con altri professionisti a livello globale, creando una rete di supporto e confronto.

Sono 1,3 milioni le imprese femminili

Sono un milione e 325mila le imprese femminili registrate in Italia, il 22,2% del totale del tessuto produttivo nazionale. Il 2023 segna una battuta d’arresto nella crescita delle imprese guidate da donne, ma non interrompe “l’invasione” dell’universo femminile in settori tradizionalmente “maschili”, soprattutto in quelli a maggior contenuto di conoscenza. E pur restando contraddistinto dalla piccola dimensione, dalla minor produttività e da una maggior fragilità che si riflette nella minore “speranza di vita”, il mondo dell’impresa al femminile fa passi avanti sul fronte del rafforzamento della struttura imprenditoriale. Resta inoltre un approdo importante per molte giovani e risulta particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, offrendo così a tante donne un’opportunità concreta di impegno e di crescita professionale. Questi alcuni degli elementi che emergono dalla lettura dei dati dell’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere, realizzato con il supporto di SiCamera e Centro studi Tagliacarne.

«Le imprese femminili sono una realtà importante e consolidata del sistema produttivo italiano - sottolinea il presidente di Unioncamere Andrea Prete -. Un universo che ha le carte in regola per continuare a crescere e rafforzarsi, anche grazie alle risorse messe in campo dal Mimit».​

Nel 2023, le imprese guidate da donne sono diminuite di 11mila unità (-0,9%), con un calo consistente soprattutto nel settore agricolo (-6mila imprese), nella manifattura (-2mila) e nel commercio (-8.700). Sono invece oltre 2mila in più le imprese femminili che si occupano di Attività professionali, scientifiche e tecniche, settore a prevalente partecipazione maschile, in cui le donne però stanno progressivamente ampliando il proprio impegno. Il tasso di femminilizzazione di queste aziende (dato dal rapporto tra imprese femminili e totale delle imprese) nel 2023 sfiora il 20% dal 19,7% del 2022.

In sensibile crescita anche l’impegno delle donne nelle aziende che di occupano di Attività immobiliari (+1.200), di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+1.000), di Attività finanziarie e assicurative (+550).

Le imprese femminili continuano a crescere inoltre in ambiti in cui la loro partecipazione è già abbastanza consolidata: l’Istruzione, la Sanità e le Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (quasi 700 unità in più nel complesso), e nelle Altre attività dei servizi, comprendente i servizi per la cura delle persone (quasi 2mila in più).

La fotografia scattata da Unioncamere mostra che l’universo femminile dell’impresa ha caratteristiche specifiche. Intanto è un po’ più giovane rispetto alle altre imprese: il 10,6% delle aziende femminili è guidato da imprenditrici under 35 (contro il 7,9% delle attività non femminili). Ampiamente diffuso nel Mezzogiorno (circa 500mila le aziende guidate da donne nelle regioni del Sud, quasi il 37% del totale), è contraddistinto inoltre da imprese di piccola dimensione (il 96,3% si concentra nella classe di 0-9 addetti, mentre le imprese non femminili di questa taglia sono il 94,1%); ha una produttività inferiore del 60% rispetto a quella delle aziende non femminili; ha un tasso di sopravvivenza inferiore (a tre anni dalla nascita, risulta chiuso il 18% delle imprese guidate da donne, a fronte del 14,7% delle altre imprese; a 5 anni, la probabilità di sopravvivenza per una impresa femminile è del 72,1% contro il 77% delle imprese non femminili).

Qualcosa nel mondo delle donne che fanno impresa però sta cambiando. Cresce infatti la propensione delle imprenditrici a far ricorso a modelli aziendali più strutturati (le società di capitale femminili sono aumentate dell’1,7% nel 2023, arrivando a rappresentare il 26% del totale delle aziende guidate da donne).

Al 31 dicembre 2023, le imprese femminili a Roma e provincia sono 97.136: dato che fa dell’area metropolitana della Capitale la prima provincia italiana per numero di imprese femminili registrate (nel Lazio sono 139.107). Le imprese femminili rappresentano il 21,8% delle imprese totali. «Roma si conferma prima provincia italiana per numero di imprese femminili. Un dato importante – afferma Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma – che, però, non deve indurre a facili entusiasmi. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una costante crescita del ruolo delle donne nell’economia e nel lavoro, a Roma come in Italia. Tuttavia, i dati rendono evidenti i divari ancora esistenti in una varietà di ambiti e ci fanno apparire ancora lontano l’obiettivo di superare definitivamente le annose diseguaglianze in tema di parità di genere. Anche il tasso di femminilizzazione delle imprese resta ancora troppo basso: solo il 21,8% delle imprese romane è femminile e non va meglio a livello italiano. Occorre, dunque, uno sforzo ulteriore per favorire una maggiore partecipazione delle donne all’attività d’impresa. L’imprenditoria femminile rappresenta, infatti, una componente vitale e strategica del tessuto produttivo locale e nazionale e un percorso di crescita robusto e duraturo è inimmaginabile senza un costante aumento delle imprese in rosa». Da segnalare il bando Idea Innovativa. Un’iniziativa camerale per diffondere la cultura imprenditoriale femminile e favorirne la crescita, a sostegno di progetti d’impresa innovativi tesi a valorizzare il tessuto economico e sociale del territorio e supportare le migliori idee utili a creare nuove soluzioni per lo svolgimento dell’attività aziendale. I progetti imprenditoriali selezionati nel 2023 spaziano dalla creazione di un nido e una scuola dell’infanzia capaci di attuare un bilinguismo con l’italiano e la lingua dei segni, allo sviluppo di nuovi percorsi turistico-culturali con un’innovativa visione della città in chiave femminile, una firma digitale per la verifica della originalità dei vini, l’ideazione di un videogioco manageriale per educare e divertire, fino a un’ardita ma affascinante fusione tra tradizioni culinarie e connettività digitale.

Una start up "rosa" fa incontrare domanda e offerta

Si chiama Women at business (https://www.womenatbusiness.com/clienti-women-at-business.php), è una start up italiana tutta al femminile per le donne che, grazie a un sofisticato algoritmo proprietario programmato senza stereotipi, è in grado di creare il match perfetto tra il lavoro desiderato e i profili femminili ricercati dalle aziende, di qualsiasi settore, con l’obiettivo di ridurre il divario di genere e favorire una società più equa. La start up creata durante la pandemia da Laura Basili e Ilaria Cecchini vuole giocare un ruolo sempre più centrale nel mondo del lavoro nell’incontro tra domanda e offerta per le donne e l’inclusività.

L’algoritmo proprietario e unico di Women at Business (www.womenplus.it) consente infatti il miglior abbinamento tra disponibilità e competenze di una professionista – senza alcun tipo di discriminazione rispetto all’età anagrafica, all’essere mamma o desiderare di diventarlo – rispetto alle richieste di un mercato del lavoro che fa, in tutta Italia e in tutti i settori, sempre più fatica a identificare i talenti più giusti.

E ancora, la start up si sta sviluppando lungo una terza direttrice, affermandosi come uno dei partner più qualificati per accompagnare le imprese, partner e non, a ottenere (e mantenere nel tempo) la certificazione di parità di genere, iniziativa che intende ridurre il divario di genere e favorire la crescita professionale delle donne.

Oltre 447mila assunzioni previste a marzo

Sono oltre 447mila i contratti programmati dalle imprese nel mese di marzo e sono circa 1,4 milioni quelli previsti per il trimestre marzo-maggio, con un incremento di quasi 30mila unità rispetto a marzo 2023 (+7,1%) e circa 112mila unità sullo stesso trimestre 2023 (+8,7%). In crescita le previsioni di entrata nei settori dei servizi (+10,5% nel mese e +11,4% nel trimestre), grazie in particolare agli andamenti attesi da turismo (+16% nel mese e +14,3% nel trimestre) e commercio (+14,6% nel mese e +17,2% nel trimestre). Positivi i flussi programmati dalle imprese delle costruzioni (+2,7% rispetto a marzo 2023 e +7,4% rispetto al corrispondente trimestre) anche se va segnalata una flessione dell’1,5% rispetto al mese di febbraio 2024. Indicazioni più incerte provengono, infine, dalle imprese manifatturiere che a marzo segnalano una contrazione delle assunzioni rispetto allo stesso mese del 2023 (-1,6%) e timidi segnali di crescita nel trimestre (+0,2%). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tra i settori manifatturieri, che complessivamente ricercano oltre 85mila lavoratori nel mese e 249mila nel trimestre, le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica con circa 23mila lavoratori nel mese e 66mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche (rispettivamente 18mila e poco più di 50mila) e da quelle alimentari (11mila e 33mila). Sono 49mila i contratti di assunzione programmati nelle costruzioni a marzo e 146mila fino a maggio. Nel terziario sono circa 313mila i contratti di lavoro che le imprese intendono attivare a marzo e oltre 992mila quelli previsti nel trimestre marzo-maggio. Il turismo sta offrendo le maggiori opportunità di impiego con circa 82mila lavoratori ricercati nel mese e 299mila nel trimestre, seguito da commercio (rispettivamente 65mila e 194mila entrate) e servizi alle persone (49mila e 154mila).

Ancora elevata, sebbene in leggera flessione rispetto a febbraio, la quota di assunzioni di difficile reperimento, pari al 47,8% del totale, soprattutto a causa della mancanza di candidati per ricoprire le posizioni lavorative aperte. I profili più difficili da trovare nel mercato del lavoro riguardano gli operai specializzati (64,6%), gli operai conduttori di impianti (54,3%) e i tecnici (54,2%).
Le assunzioni che le imprese prevedono di ricoprire ricorrendo a immigrati riguardano 85mila unità (pari al 19,1% delle entrate complessive), con un incremento del 8,5% rispetto a quanto previsto a marzo 2023. Dichiarano di voler ricorrere maggiormente a manodopera straniera le imprese dei servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone (33,7%), dei trasporti - logistica (28,4%) e delle costruzioni (25,2%).

Anche a marzo, il flusso delle assunzioni è caratterizzato da una prevalenza di contratti a tempo determinato (239unità; 53,4% del totale), seguono i contratti a tempo indeterminato (91mila; 20,4%) e quelli in somministrazione (41mila; 9,2%).
Sotto il profilo territoriale è da sottolineare l’elevato mismatch riscontrato dalle imprese nel Nord est per cui sono difficili da reperire circa il 52,9% dei profili ricercati con punte del 57,1% per il Friuli-Venezia Giulia. Le imprese del Nord ovest segnalano difficoltà a reperire il 47,9% dei profili ricercati, seguite dalle imprese del Centro (45,9%) e da quelle del Mezzogiorno d’Italia (44,5%).



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