giovedì 14 dicembre 2023
Per la Banca centrale europea la crescita resta contenuta: "+0,8% nel 2024". Il mercato scommette su una riduzione dei tassi di 157 punti base da parte della Bce nel 2024
Bce, tassi invariati al 4,5%. "L'inflazione crescerà nel breve periodo"
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La Bce ha deciso di lasciare i tassi d'interesse invariati (segui qui lo streaming della presidente Bce Christine Lagarde). Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. E' la seconda pausa consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022. Nella nota che annuncia la scelta l'Eurotower osserva come "l'inflazione, pur essendo diminuita negli ultimi mesi, tornerà probabilmente a registrare un temporaneo incremento nel breve periodo".

Le nuova proiezioni per l'area dell'euro formulate dagli esperti dell'Eurosistema che accompagnano la decisione della Bce di tenere i tassi fermi mostrano come l'inflazione "dovrebbe ridursi gradualmente nel corso del prossimo anno, per poi avvicinarsi all'obiettivo del Consiglio direttivo del 2% nel 2025". Infatti gli esperti si attendono che l'inflazione complessiva si collochi in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all'1,9% nel 2026. Rispetto all'esercizio di settembre, sono state riviste al ribasso le proiezioni per il 2023 e soprattutto per il 2024.

La Bce si attende che la crescita economica resti contenuta nel breve periodo. Oltre questo orizzonte, l'economia dovrebbe segnare una ripresa per effetto dell'incremento dei redditi reali - poiché le famiglie beneficiano del calo dell'inflazione e dell'aumento delle retribuzioni - e del miglioramento della domanda esterna. Pertanto, le proiezioni degli esperti dell'Eurosistema indicano un aumento della crescita da una media dello 0,6% nel 2023 allo 0,8% nel 2024 e all'1,5% sia nel 2025 sia nel 2026.

"Non abbiamo parlato per niente di taglio dei tassi", ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, al termine della riunione del Consiglio direttivo. Sull'inflazione "dobbiamo abbassare la guardia? Ce lo siamo chiesto. No, non dovremmo assolutamente", ha aggiunto, spiegando che la Bce resta "dipendente dai dati" e che sull'inflazione di fondo servono più dati che arriveranno nei prossimi mesi, perché c'è una componente che fatica a calare.

I rendimenti dei titoli di stato sono in netto calo con gli investitori che scommettono su una riduzione dei tassi di 157 punti base da parte della Bce nel 2024. "I recenti cali dell'inflazione core implicano che ora ci aspettiamo che la Bce inizi a tagliare i tassi nell'aprile 2024", ha sottolineato Fitch nel Global economic outlook di dicembre, precisando che la nuova scadenza anticipa le precedenti stima dell'agenzia di rating, "ma ci aspettiamo ancora che la Bce riduca il tasso di rifinanziamento principale al 3,75% entro la fine del 2024". In generale Fitch prevede che i tassi ufficiali "scenderanno molto più lentamente" rispetto al ritmo degli aumenti iniziati nel 2022 e si stabilizzerà ben al di sopra dei livelli prepandemici. Ciò manterrà la pressione al rialzo sugli Stati Uniti e sul mondo dei rendimenti delle obbligazioni.

I dati sull'inflazione di novembre in Europa, in decisa decelerazione anche dopo la scelta dei ripetuti rialzi dei tassi della Bce, si stanno riflettendo già in parte nella flessione dei rendimenti, con il primo calo dei tassi sui nuovi mutui in Italia dopo 24 mesi rilevato da Mutuionline.it. Un segnale di spiraglio per il mercato immobiliare. Se quindi sulla fine dei rialzi concordano oramai anche i "falchi" all'interno del board, sui tempi di una loro riduzione c'è ancora incertezza. Fino a poche settimane fa la prospettiva era di un taglio a luglio o settembre mentre ora c'è chi si spinge a ipotizzare marzo, ma il consenso non è unanime.



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