venerdì 22 dicembre 2023
Funziona a Milano il modello C.a.s.a., nato per rispondere alle esigenze degli abitanti dei quartieri di edilizia pubblica. Nei centri visite mediche ma anche disbrigo di pratiche amministrative
Uno degli ambulatori del progetto C.a.s.a.

Uno degli ambulatori del progetto C.a.s.a.

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Di quest’iniziativa si potrebbe dire “nomen omen”. È il progetto dei Centri C.a.s.a., acronimo per “Casa per i Servizi Abitativi”, realizzato a Milano nell’ambito della misura Por Fse 2014-2020 (Programmi integrati di innovazione sociale e welfare locale nella città di Milano) e portato avanti da Aler Milano, in partenariato con Asst Fatebenefratelli e associazioni del terzo settore.

Grazie ad un finanziamento europeo pari a 5.170.000 euro, a partire dal 2020 sono stati realizzati cinque presidi territoriali locali e ambulatori pubblici polifunzionali nei quartieri di edilizia residenziale pubblica di Gratosoglio, San Siro, Mazzini, Molise Calvairate e Giambellino-Lorenteggio.

I cinque centri sono nati per rispondere alle esigenze degli abitanti dei quartieri, spaziando dalle necessità sanitarie all'aiuto per pratiche amministrative. Sono presenti anche servizi di supporto e di consulenza alle vittime di violenza in collaborazione con le associazioni Telefono Donna ed Ebano, oltre che sportelli di ascolto e di supporto psicologico e attività di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne. Tutti i servizi sono gratuiti e messi a disposizione della comunità, pensati per rispondere alle nuove esigenze sociali e sociosanitarie dei quartieri, per migliorare la qualità dell’abitare e la relazione tra i residenti dei servizi abitativi pubblici. Gli spazi sono stati pensati all’interno dei quartieri che più di altri necessitavano di servizi assistenziali, individuati sia per la vasta popolazione di inquilini Aler sia per le criticità, seppure differenti, rilevate al loro interno.

Le attività di Asst Fatebenefratelli Sacco, partner del progetto, sono subito partite con la campagna vaccinale anti Covid-19 dedicata agli abitanti dei quartieri. Successivamente, sono stati avviati altri servizi come l’infermiere di comunità, il progetto di telemonitoraggio e telemedicina, con una parte dedicata all’aspetto di assistenza psicologica e psichiatrica ed infine l’inserimento sempre all’interno degli spazi C.a.s.a. di ambulatori medici di medicina generale.

Alla luce dei risultati, Regione Lombardia ha deciso di prolungare il progetto fino allo scorso giugno, grazie anche alle risorse restanti del Fondo Sociale Europeo che ammontano a 591.479 euro, con la speranza poi di poter usufruire di quelle nuove stanziate con l'Fse 2021-27. «Sulla base dell'esperienza fin qui maturata - ha spiegato l'assessore regionale alla Casa e Housing sociale Alan Rizzi - riteniamo necessario proseguire e consolidare le progettualità in campo sociale e del welfare locale nei quartieri maggiormente “sensibili” di Milano. Tutto il nostro impegno è infatti per rispondere al bisogno di qualificare il rapporto con gli inquilini secondo criteri di prossimità e gestione integrata dei servizi per la salute e l'assistenza sanitaria territoriale».


* Questo articolo è co-finanziato dall’Unione Europea per il progetto “Time4results”


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