mercoledì 5 agosto 2009
A Castelgandolfo, innanzi a 4mila fedeli, Benedetto XVI è tornato a parlare degli errori della mentalità relativista odierna: «Arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo».
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Oggi "si registra in molti ambienti una sorta di dittatura del relativismo" che "mortifica la ragione". È quanto ha affermato Benedetto XVI all'udienza generale di oggi tenutasi nel Cortile del Palazzo apostolico di Castelgandolfo e a cui hanno partecipato circa 4 mila fedeli. Parlando di San Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars di cui ricorrono i 150 anni dalla morte, Benedetto XVI ha spiegato che "le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse" di quelle dell'epoca del santo patrono dei sacerdoti. "Se allora - ha detto il Papa - c'era la dittatura del razionalismo, all'epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di "dittatura del relativismo". Entrambe - ha aggiunto - appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell'uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità". "Il razionalismo - ha osservato Ratzinger - fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo".
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