mercoledì 26 agosto 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
«È un evento che da uomo di scienza definisco 'insolito'. È come se avessimo tutti utilizza­to una macchina del tempo e fossimo tor­nati al 2005, quando ho visitato la signora Raco per la prima volta, e quando il quadro clinico era molto diverso». Adriano Chiò dirige il Centro per la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino. È uno dei massimi conoscitori italiani di que­sta grave patologia, e ne ha seguito l’evolu­zione sul corpo di Antonietta Raco. Professore, qual è il quadro clinico attuale della signora? L’ho sottoposta a una visita neurologica e a una spirometria per valutare la funzionalità polmonare rilevando una netta modifica­zione del quadro clinico in senso positivo. La signora a giugno era su una sedia a rotelle da dove poteva solo alzarsi e restare in piedi con l’ausilio di supporti, ma senza riuscire a cam­minare. Oggi cammina liberamente. I sintomi sono dunque del tutto scompar­si? Direi che le è rimasto un lieve disturbo al­l’arto inferiore di sinistra e alla mano sinistra. L’evoluzione della malattia in questi ultimi anni poteva far presagire un miglioramen­to? Normalmente questo tipo di malattia non ha miglioramenti perché provoca la perdita di neuroni. Può al massimo avere dei perio­di di stasi, cioè delle fasi senza peggiora­menti. Stando così le cose posso dire di non aver mai assistito a nulla di simile nella mia carriera. Tanto più perché a giugno la signora stava addirittura peggiorando. È per questo che voleva vederla prima del­le altre consuete visite? Sì. Pochi mesi fa avevamo constatato dei peggioramenti riguardanti la deglutizione. Quindi volevo vederla in anticipo rispetto alla scadenza ordinaria dei sei mesi. E anche queste ultime diffi­coltà oggi mi sembra­no superate. Quando si potrà par­lare di guarigione? Ho ordinato un’altra serie di esami: una nuova spirometria, un’e­lettromiografia, gli studi dei potenziali evo­cati. Lei ha ancora un piccolo disturbo, quin­di non sospenderò l’osservazione. Insom­ma, ho bisogno di ulteriori accertamenti. Cosa le lascia questa vicenda? Per uno come me, a contatto tutti i giorni con pazienti che evolvono negativamente, questa vicenda, umanamente parlando, si­gnifica gioia e speranza. Mi creda: ci vorrà del tempo per gestire questa emozione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: