venerdì 18 settembre 2009
Il Presidente della Cei a convegno ad Assisi: «Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza». E' ha aggiunto :«siamo spronati a sviluppare, in dialogo con tutte le persone di buona volontà sul senso e sui fini dell'economia e della stessa vita sociale».
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«Stiamo attraversando una crisi dai molteplici risvolti» da cui potranno uscire «nuovi assetti e inedite prospettive che matureranno in questi mesi e in questi anni». Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario della Cei aprendo ad Assisi il convegno "Carità, Verità, Sviluppo integrale" organizzato dal network di associazioni cattoliche "Retinopera".Crociata ha sottolineato l'importanza di «ritrovare legami e connessioni del vasto mondo cattolico», che è stato - ha detto - «provvidenziale» nel recente passato dell'Italia e che «siamo chiamati a consolidare e sviluppare in modo sempre più adeguato». «Siamo consapevoli infatti che in questo modo potremo dare un contributo importante e atteso per il bene comune nel passaggio significativo e incerto di questi anni», ha aggiunto. «Il nostro Paese, come pure il resto del pianeta, si sta infatti misurando con una crisi dai molteplici risvolti, la cui auspicabile uscita potrà determinare nuovi assetti ed inedite prospettive: quelli che matureranno proprio in questi mesi e nei prossimi anni», ha spiegato. «Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica degli Stati, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza»: ha detto il segretario generale della Cei,  «Non ci è concesso oggi semplicemente un "di più di etica", un qualche discorso morale», ha proseguito Crociata, secondo il quale «siamo invece spronati a sviluppare, in dialogo con tutte le persone di buona volontà, una nuova ed approfondita riflessione sul senso e sui fini dell'economia e della stessa vita sociale», a partire dalla consapevolezza - come scrive Benedetto XVI - che «la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica» e che «ogni riflessione culturale diventa feconda se ha il coraggio di mettere in campo e di confrontarsi con la totalità dell'umano».
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