lunedì 17 luglio 2017
A Spello, in Umbria, il primo incontro del presidente della Cei con la presidenza nazionale di Ac. I laici nel rapporto con il mondo non siano «dominatori» ma «intermediari preziosi»
Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, con la presidenza nazionale di Azione cattolica (Sir)

Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, con la presidenza nazionale di Azione cattolica (Sir)

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C’è bisogno di cristiani che sappiano gettare «il seme sopra ogni terreno», che non abbiano «paura di terreni difficili», che pratichino «la disponibilità dell’accoglienza», che siano capaci di «ascoltare», che non siano «proprietari unici» ma «docili custodi» della Parola di Dio. È questo il «cuore pulsante dell’azione dei laici nel mondo contemporaneo», spiega il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Ed è questo «anche il grande dono» che è chiamata a concretizzare l’Azione cattolica italiana, aggiunge il porporato.


Parole che il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dice di fronte alla presidenza nazionale dell’Ac durante la Messa celebrata domenica scorsa a Casa San Girolamo di Spello, in Umbria, incontrando i vertici dell’Azione cattolica. Bassetti – accolto dal presidente Matteo Truffelli e dall’assistente ecclesiastico nazionale, il vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi – trascorre la mattinata con la presidenza per un confronto durante il quale invita a riprendere e sviluppare il profilo di Chiesa e laicato presenti nella Evangelii nuntiandi di Paolo VI e nella Evangelii gaudium di Papa Francesco. Pone l’accento su una «Chiesa del tempo ordinario», nel quale l’Ac svolge un ruolo «essenziale». E nell’omelia esorta gli iscritti all’associazione a essere «forti nella fede», «irreprensibili nei costumi», «dispensatori di amore ai giovani, ai ragazzi, alle famiglie» e «docili accompagnatori di tutte quelle persone in difficoltà».


Durante l’Eucaristia consegna tre verbi all’Azione cattolica: seminare; accogliere; ascoltare. Ricorda Bassetti che il seminatore prima di tutto «esce»: da se stesso «per andare incontro all'altro». Perché «il cristianesimo non è una religione incentrata sul dovere, ma è una fede fondata sull'amore preveniente da Dio». Poi «semina» e «non si scandalizza di cosa si trova davanti». In pratica, aggiunge il presidente della Cei, «entra potenzialmente in ogni luogo, in ogni situazione di peccato, senza imposizioni ma cercando di tessere relazioni con tutti». Quindi il richiamo all’accoglienza. «È un autentico termometro della nostra fede», sottolinea il cardinale. E «mostra al mondo se noi dichiariamo di amare Dio e il nostro prossimo solo con la bocca oppure anche con le opere e con il cuore». Infine l’importanza di avere «orecchie» che «sanno riconoscere le parole buone da quelle sconvenienti» e che «fanno da diga alle tante parole di zizzania». Il porporato ribadisce che «Gesù invita continuamente i suoi discepoli ad ascoltare» ed esorta i laici a «non farsi dominatori» bensì a essere «intermediari preziosi». L’appuntamento di domenica scorsa è il primo incontro del cardinale con un’associazione ecclesiale da quando Bassetti ha assunto la presidenza della Cei.

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