Newman dottore della Chiesa, l'altolà sul nichilismo: Leone XIV e il giorno di Tutti i Santi
di Agnese Palmucci, Roma
La proclamazione, poi le parole all'omelia della Messa. Ai professori e studenti presenti per il Giubileo del mondo educativo la richiesta di «risplendere come astri nel mondo»

La sua «imponente statura culturale e spirituale» servirà «d’ispirazione a nuove generazioni dal cuore assetato d’infinito». Con poche parole, papa Leone XIV, ha descritto ai tanti giovani presenti in piazza San Pietro per la Messa del Giubileo del mondo educativo, lo spessore e la grande attualità della figura del cardinale inglese John Henry Newman, da lui proclamato Dottore della Chiesa stamattina, durante la celebrazione della solennità di Tutti i Santi. Nella «gioia condivisa» della festa di oggi, però, ha sottolineato il Papa nell’Angelus, «sentiamo ancora più forte e doloroso il contrasto con i drammi che la famiglia umana sta soffrendo a causa delle ingiustizie e delle guerre», che richiamano ciascuno al «dovere di essere costruttori di fraternità». Sul sagrato della Basilica, per l’ingresso di Newman come 38° Dottore della Chiesa, erano presenti una delegazione della Chiesa d’Inghilterra con l'arcivescovo di York, Stephen Cottrell, che il Papa ha salutato ricordando lo «storico incontro di preghiera» con re Carlo III, avvenuto alcuni giorni fa in Vaticano, e il vice primo ministro David Lammy. «Dal cielo egli accompagni il cammino dei cristiani verso la piena unità», ha detto, sotto l’arazzo con il volto sorridente del cardinale, affisso sulla facciata della Basilica.
Dalla voce del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le cause dei santi, la presentazione della figura del santo oratoriano, prima della celebrazione del rito di proclamazione da parte di Leone. «Per la profondità spirituale dei suoi scritti, il sensus ecclesiae che lo contraddistingue - ha sottolineato il prefetto - è stato definito un mistico di grande modernità per il nostro tempo». Un «intuito penetrante» e una «penna generosa» quella di Newman, ha aggiunto Semeraro, «a cui si deve un gran numero di opere in diversi generi letterali», con le quali «ha esposto tematiche teologiche e filosofiche proprie della sua epoca e ha oltrepassato i confini del tempo», anticipando alcune novità del Concilio vaticano II. Accanto all’altare il reliquiario di San John Henry, nato a Londra nel 1801. «In questa Solennità di Tutti i Santi, è una grande gioia inscrivere San John Henry Newman fra i Dottori della Chiesa - ha detto il Pontefice iniziando la sua omelia - e, al tempo stesso, in occasione del Giubileo del Mondo Educativo, nominarlo co-patrono, insieme a San Tommaso d’Aquino, di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo». La vita del santo inglese, passato dalla Chiesa anglicana a quella cattolica nel 1945 e creato cardinale dal papa Leone XIII, ha continuato il Papa, testimonia «che è possibile vivere appassionatamente in mezzo alla complessità del presente, senza lasciare da parte il mandato apostolico: “Risplendete come astri nel mondo” (Fil 2,15)».
Una “luce” autentica, quella che fa risplendere nella vita, che viene soltanto da Dio, come ha testimoniato con la vita e i suoi scritti il cardinale Newman. «Le sfide attuali, a volte, possono sembrare superiori alle nostre possibilità, ma non è così. Non permettiamo al pessimismo di sconfiggerci!», ha sottolineato il Papa, ricordando le parole di papa Francesco sul pericolo dell’ «oscurità del nichilismo» che minaccia di cancellare la speranza. La risposta del nuovo Dottore della Chiesa è in uno dei suoi testi più noti, l’inno Lead, kindly light (“Guidami, luce gentile”), scritto tra il 1832 e il 1833 durante il difficile viaggio di ritorno in nave dall’Italia. «In quella bellissima preghiera, - ha ricordato il Papa - ci accorgiamo di essere lontani da casa, di avere i piedi vacillanti, di non riuscire a decifrare con chiarezza l’orizzonte. Ma niente di tutto questo ci blocca, perché abbiamo trovato la Guida: “Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi!”». Pochi anni dopo, Newman visse la crisi religiosa che lo portò ad aderire al cattolicesimo nel 1845, e che il cardinale racconta nell’Apologia pro Vita Sua.
Ai 50mila fedeli presenti in piazza, tra cui molti educatori, docenti e studenti provenienti da tutto il mondo, Leone ha ricordato che «è compito dell’educazione offrire questa “Luce Gentile” a coloro che altrimenti potrebbero rimanere imprigionati dalle ombre particolarmente insidiose del pessimismo e della paura». Per questo, ha continuato, «disarmiamo le false ragioni della rassegnazione e dell’impotenza, e facciamo circolare nel mondo contemporaneo le grandi ragioni della speranza», «contempliamo e indichiamo costellazioni che trasmettano luce e orientamento in questo presente oscurato da tante ingiustizie e incertezze». Sull’esempio di San John Henry, che da pastore anglicano ebbe l’incarico di seguire gli studenti universitari nella parrocchia dell’università di Oxford, e poi, da sacerdote cattolico fu il primo rettore della Catholic university of Ireland a Dublino, Prevost ha chiesto alle scuole e agli atenei di essere «laboratori di profezia, dove la speranza viene vissuta e continuamente raccontata e riproposta». Questo, ha aggiunto, «è anche il senso del Vangelo delle Beatitudini», proposto dalla liturgia del giorno. Beatitudini che «sono l’insegnamento per eccellenza», dove il Signore si rivela come «il Maestro per eccellenza», «l’Educatore per eccellenza».
A tutti gli operatori dell’educazione, dunque, Leone ha chiesto poi di ”risplendere” oggi «come astri nel mondo», «grazie all’autenticità del vostro impegno nella ricerca corale della verità, nella sua coerente e generosa condivisione, attraverso il servizio ai giovani, in particolare ai poveri». Nella scelta di seguire le orme di San Filippo Neri, che portò Newman da presbitero cattolico a fondare anche la Congregazione dell’Oratorio in Inghilterra, infatti, ci fu l’attenzione particolare per i poveri. Negli scritti del santo, beatificato nel 2010 da Benedetto XVI e canonizzato nel 2019 da papa Francesco, ha ricordato Leone XIV, «troviamo espresso in modo splendido il mistero della dignità di ogni persona umana e anche quello della varietà dei doni distribuiti da Dio». La vita infatti «si illumina non perché siamo ricchi o belli o potenti, ma quando uno scopre dentro di sé questa verità: sono chiamato da Dio, ho una vocazione, ho una missione, la mia vita serve a qualcosa più grande di me stesso», ha continuato il Papa.
Il contributo «che ciascuno ha da offrire è di valore unico», ha concluso, e «il compito delle comunità educative» è di incoraggiarlo e valorizzarlo, ha sottolineato, esortando a mettere al centro dei percorsi educativi «non individui astratti, ma le persone in carne ed ossa, specialmente coloro che sembrano non rendere, secondo i parametri di un’economia che esclude e uccide». Un'educazione , dunque, che aiuti ogni uomo e donna a brillare come stella nella sua piena dignità, in quanto essa, «nella prospettiva cristiana, aiuta tutti a diventare santi». Proprio per questo ha pregato Leone, «che l’educazione cattolica aiuti ciascuno a scoprire la propria chiamata alla santità».
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