Chi era John Henry Newman e perché oggi il Papa lo proclama dottore della Chiesa
di Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto
Una riflessione sulla figura del cardinale inglese, passato dall'anglicanesimo al cattolicesimo. Leone XIV l'ha dichiarato anche co-patrono della missione educativa della Chiesa

Stamattina papa Leone XIV presiede la Messa per la solennità di Tutti i Santi assieme ai pellegrini che hanno preso parte questa settimana al Giubileo del mondo educativo. Durante la celebrazione proclamerà il cardinale santo John Henry Newman "dottore della Chiesa" e lo nomina co-patrono, assieme a San Tommaso d’Aquino, di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo. L'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, tratteggia un ritratto di questo santo e ne ricorda l'attualità: il suo percorso spirituale e teologico, sottolinea il presule, è modello per tutti coloro che cercano Dio. Nella rubrica di Avvenire "Un santo al giorno" il profilo biografico di Newman.
Afferma John Henry Newman nel Poscritto alla sua opera Lo sviluppo della dottrina cristiana: «Dopo aver scritto questo saggio, l’autore è entrato nella Chiesa cattolica» (Il Mulino, Bologna 1967, 471). Queste parole testimoniano la corrispondenza fra il cammino del pensiero dell’Autore e la decisione morale da lui presa, che fa del suo scritto un’opera di permanente attualità, paragonabile per vigore intellettuale e veridicità spirituale alle Confessioni di sant’Agostino. È il racconto – documentato, appassionato, perfino affrettato, perché scritto sotto la mozione di una profonda urgenza interiore, e perciò anche “incompiuto” come solo certi capolavori possono essere – della storia della verità, così come essa è venuta a dirsi ed esplicitarsi nel tempo, consegnandosi alla mente e al cuore degli uomini. È lo stesso Newman ad affermare: «Prima di giungere al termine dell’opera decisi di entrare nella Chiesa cattolica e il libro è rimasto nelle condizioni di allora, cioè incompiuto» (Apologia pro Vita Sua, Jaca Book, Milano 1995). E ancora: «Il libro era solo parzialmente stampato quando (l’autore) vide essersi formata in lui la convinzione che l’esito della discussione qui intrapresa era vero», per cui «risultò chiaro di dover soprassedere ad ogni deliberazione ulteriore» (Lo sviluppo...). Nell’Apologia Newman riferisce di un’illuminazione, che avrebbe determinato il resto della sua ricerca intellettuale e della sua esistenza: «Una nuda frase – un’espressione di sant’Agostino – mi colpì con una potenza che non avevo mai trovato prima in altre parole... Fu come il “Tolle, lege; tolle, lege” del fanciullo, che convertì lo stesso sant’Agostino. Securus judicat orbem terrarum» (Apologia…). Che cosa aveva folgorato Newman in questa frase? L’idea – semplice e grande – della forza vincolante della verità: la verità non può trovarsi in alcun compromesso; essa si impone con la sua forza ed esige ascolto e obbedienza assolute, unificando ciò che è diviso nel vincolo che essa stessa impone. Solo chi accoglie e serve fedelmente la verità potrà essere unito al tutto (orbis terrarum!), e con esso sarà “securus”, libero cioè dalle cure mondane (“sine curis”), perché in grado di valutare la scena del mondo che passa con lo sguardo di chi vede ciò che è penultimo nella luce e sulla misura di quanto è ultimo ed eterno.
È la forza di questa testimonianza – che pervade l’intera opera di Newman – che basterebbe a motivare l’annuncio di papa Leone XIV: «Ho la gioia di annunciare che il prossimo 1° novembre, nel contesto del Giubileo del mondo educativo, conferirò il titolo di Dottore della Chiesa a san John Henry Newman, il quale contribuì in maniera decisiva al rinnovamento della teologia e alla comprensione della dottrina cristiana nel suo sviluppo» (Leone XIV, Angelus di domenica 28 settembre 2025). In realtà, la convinzione che la verità sia una sola e si imponga con la forza unificante della sua luce a chi la cerca al di fuori di avventure solipsistiche, ispira l’intera vita di Newman e in particolare il suo approdo alla Chiesa cattolica e la testimonianza che ne dà: «Vi è una sola verità; l’errore religioso è per sua natura immorale; i seguaci dell’errore, anche se non ne sono consapevoli, sono colpevoli di farsene i sostenitori; si deve temere l’errore, la ricerca della verità non deve essere appagamento di curiosità; l’acquisizione della verità non assomiglia in niente all’eccitazione per una scoperta; il nostro spirito è sottomesso alla verità, non le è, quindi, superiore ed è tenuto non tanto a dissertare su di essa, ma a venerarla; la verità e l’errore sono posti davanti a noi per provare i nostri cuori; scegliere fra l’una e l’altro significa fare una terribile scommessa da cui dipende la nostra salvezza o la nostra dannazione...» (Lo sviluppo...). Impressiona in questo testo l’accento posto sulla forza della verità e il suo essere obbligante e, al tempo stesso, il richiamo – fatto in termini che sembrano evocare Pascal – alla “scommessa” con cui ci si decide per la verità, nel tempo e per l’eternità. Quanto questa impostazione sia lontana dal soggettivismo caro a gran parte della cultura moderna è facile intenderlo: è peraltro lo stesso Newman che caratterizza la posizione, da lui rifiutata, con una descrizione precisa: «La verità non esiste; ...il nostro merito consiste nel cercare, non già nel possedere la verità; nostro dovere è di abbracciare quello che ci sembra vero, senza temere che sia falso; riuscire a trovare la verità può essere un bene, ma il non riuscirvi non è un male; è consentito aderire o rifiutare questa o quella opinione a nostro piacere; il credere riguarda solo l’intelletto e non il cuore; ci possiamo fidare di noi stessi in materia di fede e non avere bisogno di nessun’altra guida. Questo è il principio delle filosofie e delle eresie, questo è un principio di debolezza» (Lo sviluppo...). L’elemento storico, di cui la verità necessariamente si serve per comunicarsi agli uomini, non giustifica alcun relativismo o soggettivismo: l’accoglienza o il rifiuto della verità da parte del soggetto non aggiunge né toglie forza alla verità stessa. La posizione soggettivistica lascia gli uomini nella loro solitudine, in una condizione di infinita debolezza: la forza della verità li riscatta invece da ogni solipsismo, li rende liberi nel vincolo che tutti li supera e tutti li unisce. E sta proprio in questo la forza e la bellezza della verità, quale la fede e la teologia cattolica propongono: a motivo di questo insegnamento, Newman è a ragione proclamato Dottore per tutta la Chiesa, al servizio di ogni cercatore di Dio, come di ogni credente e, in generale, dell’umanità tutta.
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