mercoledì 22 maggio 2019
La storica famiglia di rosaisti Barni ha donato al Pontefice il fiore creato a sua immagine: semplice, dalla fioritura continua, rampicante. Le piante sono già state trasferite nei Giardini Vaticani
La rosa Papa Francesco creata dalla famiglia Barni

La rosa Papa Francesco creata dalla famiglia Barni

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Di un rosa tenue e delicato, semplice nella forma e non troppo ricca di petali, di facile sistemazione sia a terra che sul balcone di casa e soprattutto generosa nella rifioritura, quasi continua. Non poteva che ricalcare, nella sua natura botanica, le caratteristiche di Papa Francesco la rosa che porta il suo nome. E che è stata donata al pontefice la settimana scorsa, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, per poi essere sistemata nei Giardini Vaticani. Un regalo speciale creato dalla famiglia Barni, che in Toscana coltiva e crea nuove rose da oltre un secolo.

La rosa “Papa Francesco” non è la prima a portare il nome di un pontefice. Celebre, nel mondo dei vivaisti, è la Giovanni Paolo II, che fu creata negli Stati Uniti dal famoso botanico Keith Zary nel 2006, l’anno dopo la morte del Papa. Con i suoi fiori grandi e sontuosi – grazie a 40 petali di colore bianco purissimo – ha la caratteristica inaspettata di profumare di limone. E di resistere a ogni intemperia o parassita, proprio a immagine della forza straordinaria che contraddistingueva Wojtyla. Decidere il nome di una rosa, d’altronde, è un momento importantissimo per chi la crea combinando specie e colori diversi, e dedicando a questo lavoro – in laboratorio prima, in serra e sui campi poi – diversi anni: molti botanici decidono semplicemente di intestarla a se stessi, per legare il proprio nome alla loro opera d’arte per sempre. Altri di dedicarla a familiari o amici, altri ancora a personaggi famosi. Donne, soprattutto, ma non solo. Ecco allora che accanto ai papi figurano imperatrici e regine (la Queen Elizabeth, dedicata alla Regina madre nel 1954, è di un elegante rosa chiaro, la Farah Diba, intitolata all’ex imperatrice di Persia, è bianca con bordo rosso), scienziati (esistono la rosa Leonardo da Vinci e la Rita Levi Montalcini), attori e cantanti (dalla Ingrid Bergmann alla Maria Callas), stilisti (la Christian Dior e la rossa Valentino le più celebri).

I nomi delle rose

Non solo persone. Alle rose nel corso della storia sono stati dati anche nomi di colori, di cose e persino di concetti. Uno dei fiori più conosciuti nel mondo è, per esempio, la rosa Madame Antoine Meilland, ottenuta dall’ibridatore francese di appena 22 anni Francis Meilland nel 1935 e dedicata a sua madre. Appena prima che scoppiasse la Seconda guerra mondiale – e prima che le frontiere intorno alla Francia si chiudessero – i vivaisti che ne avevano acquistato i diritti portarono le gemme in America, in Italia e in Germania. E proprio negli Stati Uniti, in concomitanza con la fine del secondo conflitto mondiale, venne ribattezzata con il nome di Peace (che significa “pace” in inglese) da parte della Società americana della rosa nel giorno della caduta di Berlino, il 29 aprile del 1945. Qualche giorno dopo, l’8 maggio, durante la conferenza di pace a San Francisco venne donato un mazzo di questa bellissima rosa a ogni rappresentante dei 49 Paesi partecipanti all’evento con un messaggio destinato a consacrare il fiore alla storia: «Ci auguriamo che la rosa della pace porterà il pensiero dell’uomo verso una pace duratura nel mondo intero». In Germania, più tardi, il fiore si diffuse con il nome di Gloria Dei e in Italia con quello di Gioia, con cui oggi è ancora presente nei principali cataloghi nostrani.

Legata invece ai valori della Resistenza al nazifascismo, e tutta italiana, è la rosa Bella ciao, creata da un altro celebre rosaista di casa nostra, Giulio Pantoli: la dedicò alle donne partigiane, le cui storie rimangono spesso sconosciute, nel 2008. I fiori, profumatissimi, sono di color rosso sangue in memoria del loro sacrificio.

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