Cosa non ha funzionato nel "progetto droni" di Amazon in Italia
di Luca Mazza
Il primo test era stato effettuato un anno fa a Chieti. Adesso l'e-commerce di Jeff Bezos fa marcia indietro e, forse, c'entrano alcuni accertamenti fiscali

Poco più di un anno fa, il 4 dicembre 2024, nell’area di San Salvo, in provincia di Chieti, era stato effettuato il primo test: con il via libera dell’Enac, un volo che avrebbe dovuto fare da apripista al progetto di veder consegnare pacchi leggeri attraverso i droni a partire dalla prossima primavera. Adesso, appena un anno più tardi, l’annuncio a sorpresa che il lancio del servizio in Italia non ci sarà. Amazon fa marcia indietro.
E dietro la decisione c’è il forte sospetto che ci siano le questioni legate agli accertamenti fiscali e, in particolare, alle indagini portate avanti dalla Procura di Milano. L’accordo “sofferto” raggiunto lo scorso 10 dicembre con l’Agenzia delle entrate, che si è risolto sulla base del versamento di 723 milioni di euro nelle casse dello Stato, evidentemente non è stato considerato un capitolo chiuso senza ulteriori conseguenze per il colosso americano. Le accuse di mancato versamento di imposte per 1 miliardo e 200 milioni di euro tra il 2019 e il 2021 potrebbero aver pesato sul cambio di programma.
Ufficialmente non si fanno riferimenti espliciti alle motivazioni del dietrofront, ma le modalità e la fermezza della decisione (avvenuta a sorpresa) sono elementi che non si possono ignorare: «A seguito di una revisione strategica, abbiamo deciso di interrompere i nostri piani di consegna commerciale con droni in Italia – comunicano dalla società –. Nonostante il coinvolgimento positivo e i progressi compiuti con le autorità aerospaziali italiane, il più ampio contesto in cui operiamo in Italia non offre, al momento, le condizioni necessarie per i nostri obiettivi di lungo periodo per questo servizio».
Altrove, invece, si va avanti con il programma: «I nostri progetti di consegna con droni negli Stati Uniti e nel Regno Unito proseguono positivamente, con voli di test e consegne commerciali che si sono dimostrati efficaci e ben accolti dai clienti». In Italia, invece, ci si limita a “snocciolare” i numeri degli investimenti fatti finora, senza accennare a ulteriori sviluppi tecnologici: «Con oltre 25 miliardi di euro investiti in Italia negli ultimi 15 anni, oltre 19.000 dipendenti diretti in più di 60 siti distribuiti nel Paese, continuiamo a servire i nostri clienti in Italia e offrire loro un’esperienza di acquisto eccellente».
Anche l’Enac, commentando la comunicazione ufficiale dello stop al progetto droni, ha definito la notizia «inattesa». Un fulmine a ciel sereno e senza lasciare margini di trattativa: «Pur confermando un indiscusso apprezzamento del proficuo lavoro svolto insieme ad Enac, per motivi di policy aziendale e come conseguenza delle recenti vicende finanziarie che hanno coinvolto, Amazon ha ritenuto di avviare il lancio delle operazioni commerciali e la richiesta di certificazione come operatore in un altro Stato membro dell’Unione Europea».
Enac aggiunge che da gennaio sarà comunque operativo lo “u-space San Salvo”, primo in Europa: una porzione di spazio aereo in cui «si realizza l’integrazione tra voli con equipaggio e voli con pilota remoto, elemento essenziale per garantire la piena e sicura operatività dei mezzi senza pilota, consentendo attività sperimentali e operazioni in emergenza».
Per i consumatori italiani la decisione non avrà impatti rilevanti: i pacchi continueranno ad arrivare con i mezzi tradizionali. Pazienza se le consegne avverranno senza droni anche in futuro. Potenzialmente potrebbe perderne l’innovazione nel settore. La cancellazione del progetto Prime Air potrebbe tradursi in un rallentamento significativo per l’Italia nel campo della logistica avanzata, soprattutto dopo mesi di preparativi, voli di test e investimenti in infrastrutture specifiche.
Il primo test in Italia avvenne un anno fa, appunto, ma le origini del progetto Prime Air sono ancor più lontane nel tempo. I primi ragionamenti risalgono a quasi dieci anni fa. E da anni ormai, nei laboratori di ricerca e sviluppo di nuova generazione di Amazon si lavora per realizzare consegne aeree e senza “pilota”. «Ci vorrà qualche tempo per mettere in servizio il sistema, ma un giorno vedere veicoli Prime Air sarà normale come vedere dei camion per strada», promettevano da Amazon già qualche anno fa. Chissà se a breve il progetto decollerà davvero su cieli non italiani.
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