giovedì 25 marzo 2010
Fondazione Villa Maraini di Roma e associazione Saman denunciano i ritardi dei pagamenti da parte dello Stato alle comunità di recupero. Al 30 giugno scorso erano 26mila, più numerosi di quelli in comunità. «Solo uno su 6 ottiene l’accesso all’affidamento terapeutico».
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Ci sono più tossicodipendenti in carcere che nelle comunità di recupero. È la denuncia che lanciano Fondazione Villa Maraini di Roma e l’associazione Saman (10 comunità in Italia), sostenendo che viene violato il diritto alla cura per i tossicodipendenti. Gli operatori denunciano anche i ritardi dei pagamenti dello Stato alle comunità di recupero, che vanno quindi in grandi difficoltà. «Il carcere – ha affermato il fondatore di Villa Maraini, Massimo Barra – non è fatto per i tossicodipendenti: entrano malati ed escono criminali. Non è interesse della nazione prevedere la detenzione in carcere per queste persone». I dati forniti ieri da Villa Maraini e associazione Saman sono impietosi: nel 2006 c’erano 24.646 tossicodipendenti in carcere contro 17.042 in comunità; nel 2007 erano 24.371 in carcere contro 16.433 in comunità e al 30 giugno 2009 «secondo le statistiche ufficiali del ministero di Grazia e Giustizia, ne risultano già oltre 26mila» in carcere. Tutto questo è frutto – secondo Villa Maraini e Saman – dell’«irrigidimento del trattamento punitivo verso i comportamenti connessi al possesso di droga» – inaugurato dalla legge Jervolino-Vassalli (del 1990) e proseguito con la legge Fini-Giovanardi (del 2006) – che «ha portato a un netto aumento delle condotte di rilevanza penale». Con un trend in crescita, «ogni anno fa ingresso in carcere 1 detenuto su 3. I detenuti per reati di droga sono così saliti a 4 su 10». Complessivamente nel 2008 «oltre 21mila soggetti sono entrati in carcere per violazione della normativa italiana sugli stupefacenti». A far problema, sottolineano Villa Maraini e Saman, è il fatto che pochi tossicodipendenti vengono avviati a programmi di recupero. «Nonostante l’accesso all’affidamento terapeutico sia possibile anche con un residuo di pena, che arriva fino a sei anni, ne usufruisce solo 1 condannato su 6. I numeri diffusi dal ministero di Grazia e Giustizia sono sconfortanti, solo 5530 affidamenti, per i quali però va registrato un sostanziale successo degli interventi terapeutici visto che il numero di revoche è inferiore al 6%». Massimo Barra contesta l’approccio complessivo al problema: «Esistono due tipi di proibizionismo, quello beota e quello illuminato: quest’ultimo prevede politiche umanitarie contro le droghe. Bisogna dare aiuto a chi è vulnerabile». Il presidente di Saman, Achille Saletti, ha sottolineato anche la differenza di costi per lo Stato tra la detenzione in carcere e in comunità: 250-300 euro giornalieri a detenuto contro 50 euro. «Ma lo Stato non paga con regolarità le rette alle comunità. Gli operatori di Saman aspettano ancora 100mila euro per il periodo 2007-2008 e con il passaggio di competenze alle Asl la situazione non è migliorata». Per esempio la Regione Lazio «ha già accumulato 12 mesi di arretrati e in Puglia alcune Asl sono in ritardo di ben 24 mesi nei pagamenti». Le rette 2009 di Villa Maraini sono ancora insolute. «Questa situazione è inaccettabile, noi non possiamo più farci carico delle inefficienze, dei ritardi e delle malizie della burocrazia», lamenta Barra. Il piano carceri del ministro Alfano, ha aggiunto, «arricchirà i soliti noti» senza risolvere il problema del sovraffollamento e della negazione del diritto di cura: «Non è da Paesi civili negare la cura a chi ne ha bisogno o pensare che il carcere sia un luogo di cura. Non è da Paesi civili derubricare la questione carcere a problema secondario». E mentre accade ciò «la politica è indifferente ai veri problemi, si riunisce solo per discutere sul caso Morgan e non per parlare dei tossicodipendenti in carcere, in costante aumento».
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