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Il concorso non è ancora stato effettuato, ma già si sa che otto posti di sostegno su dieci, alla scuola dell’infanzia e alla primaria, non saranno assegnati per mancanza di candidati idonei. È l’amara scoperta fatta dalla Cisl Scuola che ha analizzato i numeri del concorso Pnrr2, mettendo a confronto i candidati con le cattedre da assegnare ed evidenziando le criticità più rilevanti, tra cui la principale è, appunto, la discrepanza, soprattutto nelle regioni del Nord Italia, tra il numero degli aspiranti insegnanti di sostegno all’infanzia e alla primaria e l’effettiva entità delle cattedre messe a concorso.
A ben vedere, complessivamente a livello nazionale, i candidati sul sostegno sono di più dei posti: 8.597 aspiranti per 4.413 cattedre. Il problema è che, essendo il concorso su base regionale, ci sono territori, soprattutto al Sud, dove tantissimi candidati si contenderanno pochissimi posti e zone del Paese, specialmente al Nord, dove, invece, accade esattamente il contrario. Gli estremi, a riguardo, sono la Calabria (5.272 domande per 11 posti) e la Lombardia (320 domande per 2.178 posti). Con un rapporto meno sbilanciato ma comunque in negativo troviamo anche l’Emilia-Romagna (151 domande per 295 posti), il Friuli Venezia Giulia (39 candidati per 78 cattedre), la Liguria (33 domande per 225 posti), il Piemonte (81 candidati e 797 posti) e il Veneto (59 domande per 676 posti). Se si sommano le differenze tra candidati e posti si arriva a un totale di 3.642 posti su cui, prima ancora di cominciare le prove del concorso, già si sa che non si potranno fare assunzioni. Essendo i posti totali, come detto, 4.413, significa che ne rimarrà scoperto l’82,5%. In dettaglio, nell’infanzia resteranno vuoti almeno 116 posti di sostegno su 302 (38,4%), nella primaria ben 3.526 su 4.111 (85,7%).
Completamente ribaltata la situazione alla secondaria di primo e di secondo grado. Per quanto riguarda le scuole medie, le domande sul sostegno sono 9.913 a fronte di appena 314 posti da assegnare, mentre alle superiori i candidati sono addirittura 21.829 e le cattedre a concorso 113. È, dunque, la situazione del sostegno alla scuola dell’infanzia e primaria (dove gli alunni con disabilità sono, rispettivamente, 22.437 e 116.131) a destare la maggior preoccupazione nel sindacato che ha sollevato la questione. E che da tempo propone una soluzione, senza riscontro alcuno da parte delle istituzioni.
«Ormai da anni – conferma la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci – diciamo che è sbagliato attingere soltanto dai concorsi ordinari, ma che è necessario introdurre un doppio canale di reclutamento. Come dimostra quest’ultimo caso, soprattutto sul sostegno si fa molta fatica a trovare un numero di candidati idoneo a coprire tutti i posti messi a concorso. E, infatti, la maggior parte resta non assegnata. In questo senso, una fonte certa e sicura è rappresentata dalla Gps, le graduatorie provinciali per le supplenze, dove sono presenti precari con abilitazione e che, in molti casi, hanno già superato un concorso pre-2020. Sono graduatorie stabili nel tempo da dove si potrebbe attingere per coprire i posti non assegnati per mancanza di candidati».
Il motivo per cui, in tutti questi anni, non si sia presa in considerazione una soluzione di questo tipo, per Barbacci è solo politica. «Basterebbe approvare una legge che dica che il reclutamento avviene attraverso questi due canali e il problema sarebbe risolto – rilancia la segretaria generale della Cisl Scuola -. Ma sul punto è stata eretta una sorta di barriera ideologica, secondo cui una soluzione di questo tipo rappresenterebbe una specie di “sanatoria”. E, quindi, non se n’è mai fatto nulla. Invece, credo che non ci sarebbe niente di male nel valorizzare l’esperienza di tanti insegnanti precari. Che, poi, a scuola ci andranno lo stesso da supplenti. Tra l’altro, con costi superiori per lo Stato. Insomma, con il doppio canale tutti ci guadagnerebbero. Ma soprattutto ne guadagnerebbe la qualità del servizio offerto agli studenti».