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Se la resistenza agli antibiotici è diventata una minaccia globale tanto che, secondo le autorità sanitarie internazionali, potrebbe provocare 10 milioni di morti all’anno nel mondo entro il 2050 (con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari), è anche a causa di una specie batterica sempre più difficile da curare, ovvero l’Acinetobacter baumannii. Contro questa pericolosa insidia, un team di scienziati dell’Università statunitense dell’Illinois e del colosso farmaceutico svizzero F. Hoffmann-La Roche ha scoperto e sviluppato un nuovo antibiotico – un “peptide macrociclico ancorato”, chiamato Zosurabalpin - che ha dimostrato un «elevato potenziale clinico». Al momento il team di ricercatori, guidato da Claudia Zampaloni, Patrizio Mattei e Konrad Bleicher, ha testato l’efficacia del nuovo composto nei test di laboratorio e per trattare le infezioni nei topi, descrivendo le promettenti conclusioni in due articoli appena pubblicati sulla rivista Nature.
L'Acinetobacter baumannii, resistente alla classe di antibiotici ad ampio spettro carbapenemi (Crab), è un batterio particolarmente pericoloso, classificato come “patogeno critico di priorità 1” dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e come “minaccia urgente” dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti. Fa parte dei cosiddetti batteri Gram-negativi. Un patogeno killer soprattutto per i pazienti più fragili, quelli immunocompromessi o ricoverati nelle terapie intensive. È difficile da eliminare perché ha una membrana esterna protettiva che contiene lipopolisaccaridi (Lps), resistenti alla penetrazione di diversi antibiotici. Arrestare la sintesi di Lps, e il suo trasporto alla membrana esterna, riduce la vitalità cellulare e può aumentare la suscettibilità del patogeno ad alcuni antibiotici.
Zosurabalpin ha mostrato di essere in grado di aggirare proprio questi meccanismi che neutralizzano l'azione dei farmaci. Ma, informano i ricercatori, per scongiurare il rischio potenziale che emerga una nuova resistenza anche a questo nuovo composto, occorrono ulteriori indagini «in condizioni clinicamente rilevanti». L'analisi dettagliata del meccanismo d'azione di questa classe di antibiotici mostra come sia possibile «intrappolare il trasportatore molecolare di lipopolisaccaridi, impedendogli di muovere queste sostanze, il che porta alla morte del batterio».
La resistenza ai farmaci dei “super-microbi” è un problema di rilevanza globale. Già oggi nell’Unione Europea più di 670 mila infezioni sono dovute agli agenti patogeni resistenti agli antibiotici: 33 mila persone muoiono ogni anno come diretta conseguenza di queste infezioni. In Italia il problema è più urgente che altrove, visto che i decessi annuali sono circa 11 mila (la metà dei quali può essere prevenuta), un terzo di quelli dell’Ue. Un numero destinato drammaticamente a moltiplicarsi se le cose non cambieranno a breve.