lunedì 18 marzo 2019
Dal mercoledì alla domenica, si legge sulla pagina Facebook del Pub&Shop "Vale la Pena": «Doniamo a chi ha bisogno la nostra pizza bianca in eccedenza»
Pizza in regalo: «Hai bisogno? Prendi. Per noi è un'eccedenza»
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Un cesto pieno di tranci di pizza incartati. Un hashtag molto chiaro: #Romagentile. Il messaggio lo è ancora di più: «Hai bisogno? Prendi questa pizza bianca, per noi è una eccedenza».

Recita così il post che è stato condiviso sulla pagina Facebook del Pub&Shop "Vale la Pena" domenica mattina e nel giro di poche ore ha ottenuto più di un migliaio condivisioni. Poi ci sono le indicazioni di giorni e orari per il ritiro: dal mercoledì alla domenica, dalle 18 alle 19. Di ogni settimana.

Un post che non è uno spot, perché la solidarietà al Pub&Shop "Vale la pena" che impiega e forma detenuti in articolo 21 producendo birra è qualcosa di endemico, di estremamente connotativo e centrale rispetto alla sua mission. E così, dopo la birra che recupera "cibo e persone", riciclando il pane inutilizzato, ora arriva la pizza bianca a sostegno di chi in città ha bisogno di aiuto.

«Basta davvero poco – commenta Paolo Strano, responsabile del progetto sociale legato alla onlus Semi di Libertà -. Ci piacerebbe che questa piccola gentilezza fosse contagiosa: tutti hanno eccedenze che sprecano, non costa nulla fare queste piccole azioni che, se diventassero comuni, sarebbero davvero incisive, nel bene. La nostra è una iniziativa semplice, a costo zero, ma molto efficace soprattutto nel momento in cui dovesse essere condivisa da altri esercenti. Perché tutte le attività di ristorazione hanno a fine giornata delle eccedenze, cibo ottimo destinato a essere sprecato». Riciclo, inclusione, solidarietà sono temi che si intrecciano e fondano nel il progetto del Pub&Shop "Vale la pena". «A noi – sottolinea Paolo Strano - il tema degli esclusi, degli ultimi, sta particolarmente a cuore per via della natura inclusiva del nostro progetto. Ma mi sento di lanciare un vero e proprio appello a tutti i ristoratori: fate un gesto gentile come il nostro. A voi non costa nulla e avrete non solo la soddisfazione di aver contribuito al benessere di persone in difficoltà, ma ne avrete anche un ritorno di immagine, come dimostra la popolarità del nostro post su Facebook, anche se volutamente non abbiamo inserito il nostro logo per non dare adito a strumentalizzazioni. Una buona azione, per voi e per gli altri, di questi tempi, è particolarmente significativa e aiuta a costruire una attività sana che restituisca almeno in parte quanto di buono si ottiene».

Va detto che il birrificio "Vale la Pena" era nato nel 2014 per iniziativa della Onlus Semi di Libertà, che ha coinvolto i detenuti del carcere di Rebibbia in un percorso di formazione e inclusione applicato alla produzione di birra artigianale. A questo era seguita l'inaugurazione del Pub&Shop "Vale la Pena", un locale in via Euralio 22 a Roma, nel quale si possono degustare i prodotti del birrificio e non solo. Presenti anche altri prodotti realizzati a Rebibbia, come i formaggi a latte crudo di Cibo Agricolo Libero, caseificio artigianale della sezione femminile, il Caffè Galeotto, miscela solidale dei migliori crudi provenienti da diversi Paesi, tostato dalla Cooperativa sociale Pantacoop. E, ancora, le verdure che arrivano dall’Orto Rinchiuso gestito dalla cooperativa Men at Work.

Attualmente il birrificio "Vale la Pena" ha una capacità produttiva di 30 mila litri di birra l’anno. «Sono numeri ancora piccoli – spiega ancora il responsabile del progetto – e le difficoltà, soprattutto burocratiche, sono tante. Ma siamo comunque molto soddisfatti perché stiamo diventando un punto di riferimento per persone che non cercano solo una birra e un tagliere, ma qualcosa di più. I prodotti dell’economia carceraria piacciono perché sono buoni e perché fanno bene. Questo viaggio l’ho iniziato 6 anni fa – conclude Paolo parlando del progetto "Vale la Pena" -. Non so dove mi porterà, ed in fondo non mi importa, perché sono concentrato soprattutto sui miei compagni di percorso, un percorso estremamente tortuoso. Il nostro è un Paese faticoso per queste iniziative, ma quanto raccolto finora, anche se sicuramente sproporzionato rispetto agli sforzi profusi, mi conferma quel che ho intuito da subito: è la strada giusta».


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