
La mappa delle navi Ong attive nel Mediterraneo centrale
Dopo la conferma dell’ennesima tragedia del mare, con solo 5 migranti salvati e almeno altri 25 dispersi, ecco la mappa delle navi Ong che attraversano in lungo e in largo il Mediterraneo per salvare vite umane: iI nuovo CMRCC (il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo Civile che ricopia la sigla dei Mrcc europei – i Centri europei di coordinamento del soccorso marittimo Mrcc) ha l'obiettivo di contribuire alla creazione di una rete di solidarietà a sostegno delle persone in movimento. Sostiene la flotta di Ong che dal 2014 hanno assistito e portato in salvo decine di migliaia di persone. La mappa illustra i vari attori della società civile coinvolti nelle attività di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale. È stata creata utilizzando i dati raccolti da Alarm Phone e dal Civil MRCC dalle diverse organizzazioni che operano nella regione. Ciò è stato fatto attraverso salvataggi marittimi effettuati da navi Ong, voli di monitoraggio aereo con aerei civili, nonché attraverso la hotline Alarm Phone. La mappa illustra i vari attori della società civile coinvolti nelle attività di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale. È stata creata utilizzando i dati raccolti da Alarm Phone e dal Civil MRCC dalle diverse organizzazioni che operano nella regione.
Mentre la Guardia costiera e le navi della marina militare intercettano e soccorrono i barconi in difficoltà in avvicinamento alle coste italiane, le navi Ong sono le uniche, in realtà, a garantire un monitoraggio costante di quel pericolosissimo tratto di mare, tra il Nord Africa e l’Europa, lungo la rotta del Mediterraneo centrale. «I Centri europei di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC) non riescono a rispettare i loro doveri di assistere le persone in mare» sostengono i volontari che hanno dato vita al nuovo “CMRCC”.
«Il Mar Mediterraneo centrale è tra i confini più letali del mondo – accusano le associazioni che operano in mare - I decessi in quest'area non sono accidentali. Sono il risultato di politiche, azioni e omissioni che sono concepite e finanziate e, talvolta, portate avanti direttamente dall'Unione europea. In Libia, le persone affrontano la prigionia, la tortura, lo sfruttamento e la violenza. Molti di loro decidono o sono costretti a rischiare la vita attraversando il Mediterraneo centrale per cercare sicurezza in Europa. Dal novembre 2014 le operazioni di Frontex Triton e Themis, nonché le operazioni militari Eunavfor Med, Sophia e Irini, hanno sostituito l'operazione di salvataggio a guida italiana, Mare Nostrum, che era stato varato all'indomani del naufragio di Lampedusa dell'ottobre 2013. Queste nuove operazioni non si sono concentrate sui salvataggi in mare, ma sulla lotta al contrabbando e alla tratta di esseri umani. Questo ha lasciato un vuoto nei soccorsi: e da allora diverse Ong con le proprie navi da soccorso hanno così mantenuto una presenza civile in mare per i migranti in difficoltà, facendo anche operazioni di ricognizione lungo l’area».
Naufragio al largo della Libia, almeno 25 dispersi (475 morti da gennaio)
Il naufragio di un'imbarcazione con a bordo una trentina di persone é avvenuto il 10 giugno scorso al largo della Libia. Lo afferma il centro di monitoraggio non governativo Alarm Phone. La barca si sarebbe capovolta solo poche ore dopo la partenza da Gasr Garabulli: solo cinque migranti sono stati salvati; gli altri sono dispersi. Almeno 249 persone sono morte e 226 risultano disperse sulla rotta del Mediterraneo centrale dall'inizio dell'anno al 14 giugno. Lo rende noto l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia nel suo ultimo aggiornamento pubblicato su X. Nello stesso periodo, precisa l'agenzia dell'Onu, i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 10.634, di cui 9.124 uomini, 1.001 donne, e 364 minori.
A Brindisi la Sea Watch 5 con un neonato e cinque minori non accompagnati
Intanto è arrivata lunedì mattina nel porto di Brindisi la Sea-Watch 5, con a bordo 53 migranti soccorsi tre giorni fa nel Mediterraneo centrale. Tra le persone salvate ci sono anche tre donne, un neonato e cinque minori non accompagnati. Il gruppo viaggiava su un gommone sovraffollato e malfunzionante, in balia del mare e in gravi condizioni di disidratazione. Il salvataggio é avvenuto venerdì scorso. Nonostante le condizioni critiche dei naufraghi, alle autorità italiane è spettata l'assegnazione del porto di sbarco a Brindisi, costringendo la nave umanitaria a una traversata di circa tre giorni prima di poter garantire l'approdo in un luogo sicuro. «Tutte le 53 persone a bordo sono ora in salvo. In Italia, in Europa. Buon vento a tutte e tutti loro», scrive in una nota l'equipaggio della Sea-Watch 5, annunciando al contempo la volontà di ripartire al più presto verso il Mediterraneo centrale, «per tornare dove c'è bisogno di noi».