venerdì 18 settembre 2009
Il testo inviato alla Consulta è stato scritto «in linea di diritto» e «non si riferisce mai ad alcuna delle persone attualmente in carica», quindi è sbagliato sostenere che sia «un avvertimento» per la Corte costituzionale in vista della sentenza sulla legittimità del Lodo Alfano.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il testo è scritto «in linea di diritto» e «non si riferisce mai ad alcuna delle persone attualmente in carica», quindi è sbagliato sostenere che sia «un avvertimento» per la Corte costituzionale in vista della sentenza sulla legittimità del Lodo Alfano. L’Avvocatura generale dello Stato è costretta a difendere se stessa dalle accuse di politicizzazione piovute dalle opposizioni dopo che, due giorni fa, è stato anticipato il contenuto della memoria depositata alla Consulta per l’udienza pubblica del 6 ottobre, quando comincerà l’esame del Lodo, ovvero la legge che sospende gli eventuali procedimenti penali riguardanti le prime quattro cariche dello Stato: il presidente della Repubblica e quelli del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri.Se la normativa venisse dichiarata incostituzionale, si legge nella memoria, «ci sarebbero danni seri, in gran parte irreparabili a funzioni elettive che non potrebbero essere esercitate con l’impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni». Inevitabile pensare a Silvio Berlusconi, coinvolto in tre procedimenti che verrebbero "scongelati" qualora il Lodo Alfano decadesse. Anche perché l’Avvocatura rappresenta, nel giudizio davanti alla Consulta, la Presidenza del Consiglio.Ma le cose non stanno così, ha voluto precisare ieri l’avvocato generale dello Stato Oscar Fiumara: «Alla Corte costituzionale non ci permettiamo di mandare avvertimenti di qualunque tipo». Del resto, ha aggiunto, «in 133 anni di attività, l’Avvocatura generale ha sempre parlato in linea di diritto», anche la memoria in questione prende «in considerazione solo le quattro cariche interessate dal Lodo, e fra esse il presidente del Consiglio, chiunque sia oggi o domani il titolare della carica».Perché, ha ricordato Fiumara, «se la legge verrà dichiarata legittima, sarà applicabile anche in futuro». E a chi gli ha fatto notare che nel documento si paventa più volte il rischio di dimissioni del premier con argomentazioni non esclusivamente tecnico-giudiriche, l’avvocato generale ha replicato che si tratta «di ipotesi teoriche portate all’estremo per rilevare la delicatezza delle questioni».Spiegazioni che non hanno convinto il costituzionalista Stefano Ceccanti, senatore del Pd e relatore di minoranza del Lodo Alfano, secondo il quale «l’insieme degli argomenti utilizzati dall’Avvocatura si fonda su motivazioni politiche contingenti, di opportunità, e non risponde in modo minimamente convincente alle obiezioni di costituzionalità». Anche per Michele Vietti, vicecapogruppo dell’Udc alla Camera, «invocare, come ha fatto l’Avvocatura dello Stato, il "rischio dimissioni" del presidente del Consiglio per giustificare la costituzionalità del Lodo è un autogol», perché suona «come un tentativo di scaricare sulla Corte costituzionale responsabilità che esorbitano dal suo ruolo». L’Italia dei valori, con Massimo Donadi, si augura che la Consulta «resista agli affondi di una certa parte politica» e constati la «plateale incostituzionalità della legge».Ma non potrà andare così, ha assicurato Enrico Costa del Pdl, relatore di maggioranza del Lodo alla Camera, perché «il testo del provvedimento ha tenuto conto in modo puntuale e preciso delle osservazioni che la Corte costituzionale aveva svolto in relazione al precedente Lodo Schifani», dichiarato illegittimo nel 2004.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: