lunedì 29 aprile 2024
L'iniziativa delle suore domenicane di clausura, per far conoscere la bellezza della loro chiesa e mostrare alcuni spazi del monastero con opere artistiche di grande valore
Il chiostro del monastero

Il chiostro del monastero - Monastero di San Sigismondo

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Scoprire la bellezza della chiesa di San Sigismondo, in largo Bianca Maria Visconti a Cremona, seconda per importanza solo alla maestosa Cattedrale. Visitare alcuni spazi del complesso monastico annesso – il coro, il chiostro e il refettorio, con opere artistiche di grande valore – occupato oggi dalle suore domenicane che vivono in clausura. Poter partecipare alla Messa mattutina con le stesse religiose e pregare insieme a loro i vespri.

Questo è il programma dell’“open day” di San Sigismodo che si tiene come ormai da tradizione mercoledì 1° maggio, festa di san Giuseppe lavoratore (il monastero è dedicato a san Giuseppe, l'altra giornata di apertura è la terza domenica di settembre, memoria della dedicazione della chiesa).

Orari d’apertura: 9-10,30 e 14,00-17,30. Celebrazioni con la comunità: alle 11 Messa e alle 18 i Vespri.

L’accesso al monastero è libero. Le eventuali visite guidate verranno effettuate da guide turistiche messe a disposizione gratuitamente dall’associazione “Amici del Monastero di S. Sigismondo”. Saranno presenti dei volontari per l’accoglienza e anche le “casalinghe di S. Sigismondo” con un tavolo di dolci per gli ospiti.

Domenicane di San Sigismondo

Domenicane di San Sigismondo - diocesicremona.it

La storia e le caratteristiche

La chiesa di San Sigismondo e il monastero furono voluti da Bianca Maria Visconti (1425-1468) per ricordare il suo matrimonio con Francesco Sforza e per donare alla città di Cremona la presenza di una comunità orante: i monaci Eremitani di San Girolamo dell’Osservanza, che restarono fino alle soppressioni napoleoniche del 1798. La chiesa fu fondata il 20 giugno 1463 e gli ultimi affreschi risalgono al XVIII secolo. Tra gli artisti che vi hanno lavorato: Camillo Bocaccino, Giulio Campi, Bernardino Campi, Domenico e Gabriele Capra, Paolo e Giuseppe Sacca, Altobello Melone.

Sotto il coro e il presbiterio si trova l’ipogeo (il cimitero) dei monaci Gerolomini. Qui si ricongiungono la lode della chiesa pellegrinante – oggi le suore domenicane – e quella della chiesa trionfante, che eternamente e incessantemente canta davanti al trono di Dio e che è raffigurata nell’affresco della volta “Gloria del Paradiso” dipinto da Bernardino Campi con una teoria di santi e beati disposti a ghirlanda attorno all’Eterno.

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Accedendo al chiostro si può ammirare il campanile restaurato da qualche anno. Entrando in refettorio ci si trova al cospetto dell’Ultima Cena affrescata nel 1508 dal cremonese Tommaso Aleni ed alla volta di Giovan Battista Natali con scene tratte dall’Apocalisse di san Giovanni.

San Sigismondo, a cui è intitolata la chiesa, fu re dei Burgundi nel VI secolo. Educato nell’arianesimo si convertì al cattolicesimo e fondò nel 515 ad Agauno (Svizzera) un monastero presso il sepolcro del martire Maurizio e dei suoi compagni. In questo 2024 si festeggiano i 1.500 anni del suo martirio.

Il complesso di San Sigismondo era diventato parrocchiale. Nel 2007 con l’arrivo delle religiose domenicane la parrocchia (vigente dal 1774) è stata soppressa e il 6 gennaio 2008 è stata posta la clausura papale.

il coro monastico

il coro monastico - Monastero di San Sigismondo

«Noi non siamo venute in clausura per paura del mondo, ma per amore… è a causa di Cristo che noi restiamo tra queste mura» dicono di sé le monache domenicane, «l’amore ci chiede di amare e di accettare le rotture che il Battesimo ricevuto esige. Tutti i cristiani impegnati siano essi sposi o uomini e donne d’affari, vivono delle rotture, le une differenti dalle altre, ma non per questo meno costose. Ciò che l’amore ha chiesto a noi è di entrare in monastero per orientare il desiderio della nostra anima solo al Signore e donare la nostra vita per la salvezza dei fratelli sparsi in tutto il mondo.

Noi, per vocazione, non abbiamo opere di apostolato. La nostra prima predicazione nasce dal silenzio della solitudine abitata dalla presenza di Dio. In questo silenzio si innalza, più volte al giorno, la preghiera corale, l’Ufficio divino, con la quale presentiamo a Dio le necessità del mondo intero e di ogni singola persona in particolare. L’Ufficio divino e la celebrazione dell’Eucaristia sono il fulcro e l’anima della nostra vita consacrata e per questo li condividiamo volentieri con i fedeli che frequentano la nostra chiesa.

Noi monache di clausura non siamo del mondo, ma non siamo fuori dal mondo. L’amore per Dio ci apre il cuore alle necessità di tutti i nostri fratelli che quotidianamente bussano alla nostra porta per avere qualcuno con cui parlare, confrontarsi, sfogarsi e ricevere parole di conforto e speranza.

Noi viviamo protese verso Dio non conducendo vita eremitica, ma in un Comunità. Mettiamo in comune i nostri beni materiali e spirituali, gareggiamo nello stimarci l’un l’altra e ci rendiamo disponibili al servizio reciproco, portando i pesi le une delle altre.
Ci riuniamo due volte al giorno per condividere in fraternità le fatiche e le gioie della giornata.

È nostro impegno alimentare la nostra fede attraverso lo studio, tanto caro a San Domenico e punto fondamentale nella formazione alla vita domenicana. Lo studio della monaca non è a servizio della predicazione, come per i Frati, ma di una più intima e profonda unione con Dio.

La nostra giornata non si snoda solo tra preghiera, vita comune e studio, ma un ruolo importante è rivestito dal lavoro. Sia esso intellettuale, come il redigere articoli per alcune riviste o l’accoglienza spirituale di gruppi che chiedono una testimonianza e un momento di confronto con una monaca; sia esso materiale come rammendo, cucito, lavori di sagrestia per le parrocchie».

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