giovedì 1 febbraio 2024
Le proteste davanti alla sede della Ue: lanciate uova e bottiglie. Dagli accordi al ribasso fino alle norme sull'abbandono dei terreni, ecco cosa agita il settore e cosa rispondono ora i leader
Roghi, lanci di bottiglie e blocchi stradali a Bruxelles: la città che ospita la Commissione s'è svegliata in ostaggio dei trattori

Roghi, lanci di bottiglie e blocchi stradali a Bruxelles: la città che ospita la Commissione s'è svegliata in ostaggio dei trattori - Ansa

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Alla fine la protesta dei trattori è arrivata nel cuore dell'Europa. Bruxelles s'è risvegliata in ostaggio della protesta degli agricoltori, con oltre mille mezzi a bloccare diverse strade, in particolare proprio in prossimità del quartiere europeo, dove sono attesi i leader Ue per il Consiglio europeo straordinario. Gli agricoltori, arrivati da tutta Europa per protestare contro la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, hanno preso di mira Place de Luxembourg, davanti alla sede del Parlamento europeo, dove hanno appiccato alcuni roghi con legna e pneumatici e hanno distrutto la statua del meccanico Beaufort, uno dei quattro operai rappresentati attorno al monumento dedicato all'ex industriale belga-britannico, John Cockerill. I manifestanti - presenti in migliaia - l'hanno buttata a terra in mezzo a pallet dati alle fiamme.

«Non siamo contro i governi nazionali - spiegano ovunque gli organizzatori -. Le nostre problematiche sono soprattutto legate alle decisioni di Bruxelles». E a ben vedere tra le richieste di chi sta scendendo in strada - un'onda che sembra ormai inarrestabile e che è arrivata anche in Italia - ci sono le linee d'indirizzo comunitarie di cui l'Ue ha fatto la propria bandiera negli ultimi anni: il famoso Green deal, l'importazione di prodotti agricoli provenienti da Paesi dove non sono in vigore regolamenti produttivi e sanitari affini a quelli europei, i vincoli e gli incentivi per non coltivare terreni, la tassazione, la mancata riqualificazione della figura dell'agricoltore.

L'Ue, attraverso la Politica agricola comune (Pac), destina un terzo del suo bilancio all'agricoltura, garantendo così quasi la metà del reddito agli agricoltori del continente: una politica che tuttavia, dal punto di vista commerciale, non ha sempre fatto gli interessi del settore agricolo (basti pensare agli accordi siglati con le quattro nazioni del Mercosur Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay o con l'Ucraina), senza contare la scommessa ottimistica sulla transizione ecologica “a basso costo”. Ciò che invece, coi nuovi standard previsti, alle aziende agricole ha richiesto investimenti colossali, in tempi di inflazione e di crisi energetica, oltre che di sempre più frequenti e diffusi disastri sul fronte climatico e ambientale.

La rabbia oltreconfine

Del fronte francese, il più agguerrito in queste ore, si è detto molto. Da giorni i trattori tengono sotto scacco Parigi con la loro protesta a tratti anche violenta. Un malcontento a cui il giovane neopremier Gabriel Attal ha opposto molti buoni propositi: «L’agricoltura sta al di sopra di tutto» e «la Francia è profondamente fiera dei propri coltivatori», ha perorato il 34enne, passando poi a una lunga lista di promesse concrete. Innanzitutto uno stop all’aumento delle tasse sul gasolio agricolo, ma anche 10 misure di semplificazione burocratica, come un regolamento unico sulle siepi, oltre a fondi d’emergenza, con una prima “busta” di 50 milioni di euro. Altra promessa chiave: «La Francia si oppone alla firma del trattato Mercosur», ovvero proprio a quell’accordo di libero scambio fra Ue e Sudamerica di cui si diceva qui sopra, interpretato dagli allevatori transalpini (e non solo) come un’autostrada aperta per l’arrivo di pollame ed altri generi alimentari prodotti senza i vincoli sanitari ed ecologici in vigore in Europa. Gli agricoltori d'Oltralpe chiedono anche l'abolizione delle distanze di sicurezza in prossimità delle abitazioni per l'irrorazione di alcuni pesticidi, sono contro la riduzione dell'uso dei pesticidi e di alcuni divieti legati all'utilizzo dei prodotti fitosanitari. Una richiesta riguarda anche la revisione dell'obbligo, previsto dalla nuova Politica Agricola Comune Ue, di mettere a riposo il 4% dei terreni.

Tante promesse anche in Germania, il Paese dove si è accesa la miccia della rivolta ai primi di gennaio, col ministro dell’Agricoltura, il verde Cem Özdemir, che ha ribadito come la coalizione abbia stabilito che l’esenzione fiscale sui veicoli a motore per i veicoli agricoli e forestali rimarrà in vigore come prima e che il sussidio per il diesel agricolo sarà ridotto nell’arco di diversi anni. Ciò significa che la compensazione sarà ridotta rispettivamente del 40% nel 2024 e del 30% nel 2025 e nel 2026 (il sussidio sarà completamente eliminato dopo il 2026, invece che nel 2024), ma la parziale cancellazione dei piani di risparmio del governo federale non ha fermato le proteste che proseguono.

Alta tensione anche in Belgio, dove la Federazione dei giovani agricoltori (Fja) minaccia il blocco totale di Bruxelles «nei prossimi giorni», dicendosi «determinata» a intensificare le manifestazioni e non escludendo il blocco dei centri di grande distribuzione. La Federazione non ha ancora annunciato una data per l'inizio del blocco totale della capitale Bruxelles, ma indica che «potrebbe avvenire già mercoledì o giovedì», in concomitanza con il vertice straordinario dei leader Ue.​​

Il fronte italiano

In Italia stanno scendendo gli agricoltori autonomi sotto la sigla del Comitato degli agricoltori traditi (Cra). Manifestano a difesa dell'agricoltura e dei territori, del lavoro e delle piccole imprese e contro le importazioni, i sindacati, le banche, persino le grandi Confederazioni agricole. Questo mentre a Bruxelles, l'Italia, con il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, gioca da mesi una partita istituzionale contro la carne coltivata, cavallo di battaglia lanciato dalla Coldiretti con una petizione sottoscritta da oltre due milioni di persone. Battaglia che ha incassato l'apertura di un'asse Roma, Parigi e Vienna, attraverso una nota congiunta inviata all'Ue e sostenuta da altri 9 Paesi.

“Agricoltori dal 22 gennaio in strada a oltranza” si legge sulla pagina Facebook del comitato con mobilitazioni a Frosinone, Latina, Torino, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Firenze, Milano, Roma, Caserta e Napoli, ma anche in varie città dell'Umbria, della Sicilia e della Puglia. Nelle ultime ore a centinaia sono i trattori che hanno bloccato caselli o tratti autostradali, da Orte alla Valdichiana, da Pescara fino a Foggia. A Torino è stata una domenica in piazza, con una manifestazione e un corteo, dove è anche stata bruciata una bandiera dell'Europa. E i trattori torneranno in strada domani da Nord a Sud. Uno degli appuntamenti sarà a Melegnano, alle porte di Milano «contro le imposizioni della Comunità europea che rischiano di farci chiudere. Perché così non possiamo più lavorare» spiega Filippo Goglio che guiderà la protesta e che è tra gli oltre ottomila agricoltori che intendono portare avanti la protesta fino a Roma. Alla guida degli "Agricoltori traditi" c'è Danilo Calvani, ex leader del Movimento 9 dicembre-Forconi. La galassia dei manifestanti comprende anche figure note dell'area complottista e No vax.

Il nodo della carne coltivata

In un documento inviato all'Ue, redatto dalle delegazioni italiana, francese e austriaca e sostenuta da quelle di Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia, i Paesi chiedono che «prima di qualsiasi autorizzazione» al commercio la Commissione europea lanci «una vera e propria consultazione pubblica sulla carne coltivata in laboratorio» e conduca una «valutazione d'impatto completa e basata sui fatti».

Inoltre i prodotti a base di cellule «non potranno mai essere definiti carne». Tanto più che Coldiretti lancia una nuova sfida chiedendo che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione «non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico» ribadendo l'impegno «a costruire con le altre grandi Organizzazioni agricole in Europa una mobilitazione a Bruxelles» per cambiare le politiche dell'Unione Europea, dallo stop alle importazioni di cibi extracomunitari senza controllo sul piano sanitario e ambientale ad una Pac che tuteli il reddito e accompagni la crescita delle imprese agricole fino al no ai cibi a base cellulare.

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