giovedì 11 gennaio 2024
Inizia oggi all'Aja la discussione dell'istanza presentata dal Sudafrica che accusa lo Stato ebraico di "genocidio"
Una manifestazione a favore del popolo palestinese

Una manifestazione a favore del popolo palestinese - ANSA

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Si è aperto stamane all'Aja dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, il procedimento intentato dal Sudafrica contro Israele per presunti crimini di genocidio nei confronti della popolazione palestinese a Gaza. Il Sudafrica ha presentato le sue argomentazioni alla Corte accusando Israele di aver messo in atto una Nakba nei confronti del popolo palestinese, «l'apartheid su entrambi i lati della linea verde» e «atti genocidi di Israele nel contesto dei 75 anni di apartheid». Un giudice ad hoc, Dikgang Moseneke, sosterrà le tesi del Sudafrica, mentre Aharon Barak, ex capo della corte suprema del paese, rappresenterà la difesa di Israele. I team legali di entrambe le parti avranno lo stesso tempo per presentare le loro argomentazioni, circa tre ore. Il team legale del Sud Africa interviene oggi, Israele risponderà domani. Di fronte all'edificio dove ha sede la Corte intanto si stanno radunando molte decine di manifestanti, sia pro-palestinesi che pro-Israele.

Che cosa è la Corte

La Corte internazionale di giustizia è il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite (art. 7 e art. 92 della Carta dell’Onu). Istituita nel giugno 1945 dalla Carta, ha iniziato i suoi lavori nell'aprile 1946.

La sede della Corte è presso il Palazzo della Pace all'Aja. Dei sei principali organi delle Nazioni Unite, è l'unico che non ha sede a New York. Il ruolo della Corte è quello di risolvere, in conformità con il diritto internazionale, le controversie giuridiche sottopostele dagli Stati e di fornire pareri consultivi sulle questioni giuridiche ad essa sottoposte dagli organi autorizzati delle Nazioni Unite e dalle agenzie specializzate. La Corte è composta da 15 giudici, eletti per un mandato di nove anni rinnovabile dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio di sicurezza. Le sue lingue ufficiali sono l'inglese e il francese.

L’accusa di genocidio

"Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza". È questa in sintesi l'accusa mossa dal Sudafrica contro lo Stato ebraico per la guerra nella Striscia, scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre e che ha finora ucciso oltre 23 mila palestinesi. L'istanza è stata presentata da Pretoria il 29 dicembre scorso alla Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, provocando diverse reazioni internazionali - e l'indignazione di Israele - e sarà discussa oggi in due udienze pubbliche al Palais de la Paix dell'Aja.

La richiesta di misure cautelari

Nell'istanza, il Sudafrica chiede quindi alla Corte di imporre "misure cautelari" (che sarebbero vincolanti) quali ordinare a Israele di cessare le uccisioni e "i gravi danni fisici e mentali inflitti" ai palestinesi di Gaza e di consentire l'accesso agli aiuti umanitari nella Striscia. L' accusa di 84 pagine presentata dal Sudafrica - prosegue il Jerusalem Post - è divisa in due parti.

La prima parte è l'accusa secondo cui Israele sta portando avanti un genocidio voluto contro i palestinesi a Gaza. Le deliberazioni del tribunale su tale questione potrebbero richiedere diversi mesi o forse anche diversi anni.
Il Sudafrica chiede anche alla Corte una misura provvisoria e rapida, ordinando a Israele di interrompere immediatamente la sua campagna militare a Gaza. La seconda richiesta è indipendente dalla prima e potrebbe essere accolta nel giro di pochi giorni, sfidando il rifiuto finora mostrato da Israele alle richieste dell'amministrazione Biden di limitare le operazioni militari e i bombardamenti.

Le uccisioni di giornalisti

La Corte penale internazionale esaminerà anche gli attacchi israeliani che hanno portato all'uccisione di giornalisti. E' quanto si legge in una dichiarazione della stessa Corte riportata dal New York Times. Secondo il diritto internazionale umanitario e lo Statuto di Roma, i giornalisti sono protetti come civili. Israele non è uno stato membro della Corte e non riconosce la sua giurisdizione, quindi l'impatto delle indagini della Corte non è chiaro, scrive il New York Times.

​La posizione di Israele

Tutte accuse sono state respinte da Israele come "infondate". Domani toccherà quindi al suo team di avvocati, tra cui il britannico Malcolm Shaw, spiegare le ragioni della guerra di Israele nella Striscia. "Non c'è niente di più atroce e assurdo" della causa intentata dal Sudafrica, ha anticipato il presidente israeliano Isaac Herzog, mentre proprio alla vigilia dell'udienza il governo di Benyamin Netanyahu ha aperto un sito web "per mostrare al mondo alcuni dei crimini contro l'umanità commessi da Hamas". "Compariremo davanti al tribunale dell'Aja - ha spiegato l'ufficio del primo ministro -: questo sito aiuterà lo Stato di Israele nella sua missione di ricordare al mondo che siamo vittime dell'evento terroristico senza precedenti che abbiamo vissuto".

Accuse infondate secondo gli Usa

"Le accuse secondo cui Israele sta commettendo un genocidio sono infondate. In effetti, sono coloro che attaccano violentemente Israele che continuano a chiedere apertamente l'annientamento di Israele e lo sterminio di massa degli ebrei", afferma in una nota il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matt Miller, ripreso dal Times of Israel.

Cosa rischia Israele

Una condanna di Israele avrebbe un valore simbolico, costituendo una macchia per l'identità democratica del Paese. La Corte non dispone di mezzi coercitivi per fermare le operazioni militari sul terreno, però potrebbe ordinare - sempre in caso di condanna - lo stop alle operazioni militari nella Striscia. E se il governo Netanyahu non ottemperasse all'ordine in questione i Paesi aderenti alla Corte dovrebbero (in teoria) bloccare qualsiasi aiuto militare a Israele. Eventualità quasi impossibile.


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