sabato 30 maggio 2020
Il ministro Speranza: ok agli spostamenti sul territorio senza distinzioni. I dati del monitoraggio post-lockdown «sono incoraggianti». Lombardia cauta: data chiave l'8 giugno
Piazza Duomo a Milano

Piazza Duomo a Milano - Fotogramma

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«I dati sono incoraggianti». Poche parole per fotografare la curva della pandemia che, secondo il ministro Roberto Speranza può sancire il via libera agli spostamenti fra le regioni dal prossimo 3 giugno. «Il decreto legge vigente prevede dal 3 giugno la ripresa degli spostamenti infraregionali. Al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti. Monitoreremo ancora nelle prossime ore l’andamento della curva» afferma al termine di un vertice con il presidente del Consiglio Conte e i capi delegazione del governo.

Ma il ministro per gli Affari regionali prende tempo: nelle prossime ore si confronterà con i governatori. E sulla bilancia peserà sempre il "caso Lombardia" dove ieri, nella regione più colpita dal virus si parlava anche di un più cauto 8 giugno per la riapertura di tutti. «Ne stiamo uscendo, vedo con piacere che i numeri settimana dopo settimana migliorano, la linea del contagio è sempre verso il basso» resta ottimista il presidente della Lombardia Attilio Fontana, anche se i dati di ieri parlano di 352 nuovi positivi al Covid in regione, vale a dire il 68,6% dell’aumento in tutta Italia. E se il giorno prima il presidente si era detto «convinto che dal 3 giugno i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia», ieri l’assessore al welfare Giulio Gallera ha invitato alla prudenza, spiegando che la data chiave è l’8 giugno. Fra una settimana, cioè, sarà possibile infatti avere una situazione più precisa sull’andamento dei contagi dopo la quasi riapertura totale di tutte le attività, lo scorso 18 maggio.

Ieri è stato pubblicato il secondo rapporto settimanale sullo stato di salute dell’Italia colpita dalla pandemia, elaborato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità. Al momento non ci sarebbe infatti "nessuna situazione critica". Il report è relativo al periodo post-lockdown, dal 18 al 24 maggio, con i primi dati tanto attesi quindi sulle riparture e tiene conto del monitoraggio di 21 indicatori (dal numero di nuovi contagi, ai posti letto occupati in terapia intensiva, dalla capacità sanitaria del territorio all’incidenza del virus fra la popolazione). Pressoché in tutte le Regioni gli indici di trasmissibilità Rt sono al di sotto dell’ 1, il numero chiave che fa scattare l’allarme e l’eventuale istituzione di una nuova zona rossa. L’incidenza settimanale dei casi "rimane molto eterogenea nel territorio nazionale – si legge nel rapporto – In alcune Regioni il numero di casi è ancora elevato denotando una situazione complessa ma in fase di controllo. In altre il numero di casi è molto limitato". Pertanto "si raccomanda cautela specialmente nel momento in cui dovesse aumentare per frequenza ed entità il movimento di persone sul territorio nazionale". Non si registrano segnali di sovraccarico dei servizi ospedalieri.

«Il trend è buono pressoché in tutte le Regioni, il che mostra che gli effetti del lockdown sono stati estremamente positivi – sottolinea Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute – Naturalmente il virus continuerà a circolare e quindi bisognerà continuare a tenere elevata la guardia».

Anche per il ministro Speranza, «i dati del monitoraggio sono incoraggianti». «Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa con gradualità e cautela» aggiunge il ministro della Salute, commentando i dati sul monitoraggio post lockdown.
Anche il trend dei nuovi casi è in diminuzione. Anche se con gli ultimi dati diffusi ieri dalla protezione civile, la Lombardia rimane sempre la "grande malata".

Ed è sempre la riapertura totale di tutte le regioni (come sembra intenzionato a fare il governo) e di questa regione in particolare a preoccupare di più i governatori con incidenza minore di casi sul proprio territorio. Come Sardegna e Sicilia, ma anche Campania e Toscana. «Ci auguriamo che il Governo faccia scelte ragionevoli per evitare la moltiplicazione dei focolai in tutta Italia» ripete il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che aggiunge: «è ragionevole se un territorio con moltissimi contagiati abbia ancora delle limitazioni». Anche il governatore toscano, Enrico Rossi, chiede di non avere fretta. «O si fa un provvedimento distinguendolo per Regioni come Lombardia, Piemonte e Liguria che sono ancora più esposte al contagio delle altre – afferma Rossi – oppure, come sarebbe ragionevole, si aspetta un altro po’ tutti, in attesa di maggiore uniformità dei dati».
Se i dati, quindi, non precipiteranno nei prossimi quattro giorni, il discorso, per il momento sempre chiuso. Anche perché il pressing sul governo per riaprire tutto il paese il 3 è fortissimo: da governatori, opposizione, categorie economiche e anche da chi nella maggioranza finora non si era sbilanciato.

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