lunedì 10 febbraio 2025
Il governo ne aveva negato l'esistenza. Il portavoce del Tribunale: «Roma avrà l'opportunità di presentare osservazioni»
La Corte dell'Aja

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«La questione del mancato rispetto da parte dello Stato di una richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna da parte della Corte è all'esame della Camera competente». Con queste parole il portavoce della Corte penale internazionale ha confermato l’apertura di un procedimento sull’Italia. nel mirino, la mancata consegna del generale libico Almasri al Tribunale internazionale, che lo accusa di svariati crimini di guerra e crimini contro i diritti umani. La notizia anticipata da Avvenire lo scorso 6 febbraio ha ora toni netti nei confronti dell’Italia che «avrà l'opportunità di presentare osservazioni».

«In relazione alle richieste e ai resoconti dei media sul caso Al Masri, posso chiarire che la questione del mancato rispetto da parte dello Stato di una richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna da parte della Corte è all'esame della Camera competente, ovvero la prima Camera preliminare», si legge nella nota. «Nell'ambito di questa procedura, ai sensi del Regolamento 109(3) del Regolamento della Corte, l'Italia avrà l'opportunità di presentare osservazioni. Fino a quando la Camera preliminare I non avrà esaminato la questione e preso una decisione, la Corte non fornirà ulteriori commenti».

L’indagine, dunque, procederà nel massimo riserbo e potrebbe accogliere agli atti le denunce che stanno arrivando da quei richiedenti asilo che chiedono giustizia per i crimini in Libia e hanno visto svanire la possibilità di poter processare il generale Almasri.

Nei giorni scorsi, tentando di smentire l’esistenza di un procedimento della Corte, fonti del governo italiano avevano riferito ai media che non solo non erano in corso approfondimenti dell’Aja sull’Italia ma che le “comunicazioni” (come vengono chiamate alla Cpi le denunce) non erano state neanche trasmesse all’ufficio del giudice cancellerie (Registrar). Come invece dimostravano i documenti pubblicati da “Avvenire”, l’ufficio del procuratore aveva trasmesso la “comunicazione” al cancelliere.

«Questo procedimento non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche», aggiunge il portavoce della Cpi. Del resto non si è mai vista nella storia del tribunale internazionale l’iscrizione di indagati pochi giorni dopo le denunce. Ci vorranno settimane, forse mesi, prima che il Tribunale dell’Aja decida di indagare funzionari pubblici italiani oppure archiviare. Secondo il regolamento, la camera preliminare potrà anche decidere di trasmettere al Consiglio di sicurezza Onu l’esito degli approfondimenti chiedendo un intervento contro l’Italia. L’inchiesta sulla Libia, infatti, era stata avviata su specifico mandato del Consiglio di sicurezza che ha sempre votato a favore delle inchieste sulla Libia e ha recentemente varato nuove sanzioni contro pubblici ufficiali libici.

«Sono state inoltre segnalate richieste di apertura di procedimenti contro persone ai sensi dell'art. 70 (oltraggio alla Corte), presentate al Procuratore», riporta il portavoce confermando l’acquisizione della denuncia rivelata nei giorni scorsi. A questo proposito, l'Ufficio del procuratore ha dichiarato che «ai sensi dello Statuto di Roma (il trattato istitutivo della Cpi) qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo - ha ribadito Fadi El Abdallah -può inviare informazioni (che la Cpi definisce “comunicazioni”) al Procuratore della Cpi. L'Ufficio del Procuratore non commenta tali comunicazioni».

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