
Indagini in corso a Manfredonia sull'attentato della scorsa settimana - Ansa
Gravissima intimidazione contro uno dei magistrati foggiani più impegnati nel contrasto alla criminalità mafiosa, politica e economica. Nella notte tra sabato e domenica, due uomini a bordo di uno scooter hanno sparato due colpi di fucile contro l’auto della mamma di Roberto Galli, sostituto procuratore a Foggia. L’auto era parcheggiata fuori da una chiesa di Manfredonia, città di origine del magistrato. I colpi hanno raggiunto l’auto della donna ma il messaggio intimidatorio era evidentemente contro il figlio, titolare di numerose e importanti inchieste.
Ricordiamo che a Manfredonia, circa 60mila abitanti, la seconda città della provincia di Foggia, il 22 ottobre 2019 il consiglio comunale era stato sciolto per condizionamento mafioso, con collegamenti di esponenti della maggioranza e dell’opposizione, con esponenti della mafia garganica, in particolare coi clan coinvolti nella strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, quando venne ucciso il boss Mario Luciano Romito, suo cognato Matteo De Palma e due agricoltori, Aurelio e Luigi Luciani, colpiti perché testimoni dell’agguato. Alla fine del commissariamento era stato eletto sindaco Gianni Rotice che però dopo appena 22 mesi, era stato sfiduciato da parte di alcuni consiglieri della sua stessa maggioranza.
Nel marzo 2024 scatta l’operazione “Giù le mani” che coinvolge l’ex sindaco Rotice, un ex assessore, imprenditori e esponenti del clan Romito. A condurre l’inchiesta, suddivisa in 5 differenti filoni per 14 capi d’imputazione, tra cui corruzione elettorale, concussione e peculato, proprio il sostituto Roberto Galli col collega Giuseppe Mongelli. Dopo il rinvio a giudizio dello scorso 25 marzo, il processo inizierà il 7 maggio, sempre con Galli come pm. E non sembra una coincidenza. «Siamo molto preoccupati. Un bruttissimo episodio, che ci riporta indietro dopo tanto lavoro fatto», sono le poche parole che ci dice il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, che tra pochi giorni si trasferirà a Lecce dove è stato nominato procuratore generale.
La stessa preoccupazione dell’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone. Dieci mesi fa ha guidato con don Luigi Ciotti la grande manifestazione “LiberiAmo Manfredonia”, promossa dalla diocesi e da Libera e ora parla di «un ulteriore episodio di aggressione mafiosa che continua a diffondersi. Dobbiamo riconoscere che gesti criminali ed episodi di cronaca nera, non solo in Ucraina, ma anche da noi non hanno rispettato la “tregua pasquale”!». Così denuncia come «non si debbono più tollerare azioni di chi vuole o sa solo usare la violenza per imporre i propri personali interessi o la propria visione di parte sbeffeggiando i cittadini e chi li rappresenta». Di fronte a questo, aggiunge, «quella della Chiesa locale è voce di condanna, che si alza nei confronti di queste mentalità, ma anche voce di conforto ed incoraggiamento per un popolo che ha una storia ed una volontà di bene da difendere e far maturare». Mentre, ricorda, «non c’è giustizia, né tantomeno libertà se si perseguono logiche violente, perverse e di parte: la verità non sta nella forza o nella prevaricazione della violenza, ma nell’impegno per il bene comune e la solidarietà tra persone che si riconoscono membri della stessa città e fedeli della stessa Chiesa». Per questo, conclude, «al dottor Galli, alla sua famiglia e a quanti si impegnano quotidianamente dentro e fuori le Istituzioni, ad ogni titolo e grado, nella lotta per la trasparenza e la legalità, continuo a ripetere: coraggio, andiamo avanti, è la strada giusta!». Mentre al magistrato è stata rafforzata la tutela, lo hanno raggiunto sostegno e solidarietà del sindaco di Manfredonia, Domenico La Marca, espressione del mondo associativo, di Libera Foggia, dell’Anm e molto forze politiche.