martedì 17 giugno 2025
Il Digital News Report Italia 2025: interesse in calo, ma la curiosità per le notizie resta più alta che all’estero. La tv conferma il primato
 Vince la prossimità: bocciati gli influencer, promosso il testo scritto
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Soli, confusi, bombardati da notifiche, circondati da notizie (per lo più brutte) e spesso preda indifesa di chi ci vuole vendere le sue finte verità. E, soprattutto, inascoltati.

Il Digital news report 2025, diffuso stamattina, offre uno spaccato dell’aria che si respira nella società, prima ancora che dello stato di salute dell’informazione. Probabilmente perché le due cose sono indissolubilmente legate: che ci piaccia o no, l’informazione è un bisogno primario delle persone, e il modo in cui stanno si riflette sulla “dieta mediatica” che si ritagliano. Mescolando cause ed effetti.

Un dato, su tutti. Che non va interpretato con eccessivo ottimismo, ma che va a disegnare un paradosso italiano in cui si può aprire uno spazio di manovra per chi fa informazione: nonostante l’interesse per le notizie sia diminuito drasticamente negli ultimi anni, sceso da oltre il 70% a meno del 40% in un decennio, gli italiani continuano a consultare le news con frequenza elevata: sei su dieci lo fa più volte al giorno. Curiosità, più che interesse, ma che denota una specie di “vivacità intellettuale” superiore a quella che pare di cogliere in altri Paesi a noi comparabili.

Il problema, emerge dalla ricerca coordinata da Alessio Cornia, autore per l’Italia del Reuters Institute Digital News Report, e sviluppata dal Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università degli Studi di Torino, è nella risposta – troppo spesso scadente – che questa curiosità incontra nei media. Così il pubblico di casa nostra conferma, caso unico in Europa, il primato della tv: poteva essere l’anno del sorpasso ad opera del digitale come media più consultato, e invece la tv trova il colpo di reni e allunga su Internet. Tra i media online, i social guidano al 17%, seguiti da testate native digitali e giornalisti indipendenti al 9%, mentre i siti di quotidiani e di testate radiotelevisive si fermano all’8% e al 5%. La carta stampata è fonte principale solo per il 2%.

Tra le carte che si confermano vincenti, quella della prossimità. Prova ne è la straordinaria resilienza dell’informazione locale, a cui si dice interessato l’81% degli italiani. Ma è qualcosa che va oltre. A far premio, emerge dalla ricerca, sono i contenuti verificati, la capacità di personalizzare quelli che realmente interessano e di subordinarne i formati. Non a caso, gli italiani considerano gli influencer (42%) e i politici nostrani (37%) le principali fonti di disinformazione online, mentre il testo scritto domina ancora l’informazione online per la maggioranza degli italiani (55%), preferito a video (21%) e audio (11%), a prescindere da età, istruzione, reddito o orientamento politico.

Di certo quella informativa è una giungla. Ecco perché c’è un dato, su tutti, che desta una partiolcare partecipazione: “Con dati che rivelano una bassa partecipazione alle iniziative di news literacy, pari al 19%, risulta urgente un piano integrato di alfabetizzazione e moderazione dei contenuti, basato su trasparenza delle fonti e fact-checking”, sottolinea Cornia.

Il Digital News Report Italia è stato realizzato con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo e Google, vede coinvolti come partner Community, Associazione Nazionale della Stampa Online (Anso), Festival Glocal, e ha il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti, dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e dell’Università degli Studi di Torino.

Al link https://mastergiornalismotorino.it/progetti/digital-news-report-italia/ può essere scaricato il report integrale.



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