Addio a Michele Dolz, l’arte come via di conoscenza e spiritualità

È morto improvvisamente l'artista, studioso, critico, docente e a lungo collaboratore di “Avvenire”
December 30, 2025
Addio a Michele Dolz, l’arte come via di conoscenza e spiritualità
Michele Dolz
È morto improvvisamente Michele Dolz, artista, studioso, critico, docente e a lungo collaboratore di “Avvenire” che ha dedicato la sua attività intellettuale all’interpretazione dell’arte cristiana come luogo di incontro tra immagine, fede e cultura contemporanea.
Nato a Castellón, in Spagna, nel 1954 e da molti anni residente a Milano, Dolz era docente di Storia dell’arte cristiana presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. La sua ricerca si muoveva lungo una linea che intrecciava storia dell’arte, teologia, spiritualità e lettura culturale delle immagini, con uno stile divulgativo capace di parlare sia agli specialisti sia a un pubblico più ampio.
Nel corso della sua carriera Dolz, sacerdote dell’Opus Dei, ha sviluppato una riflessione costante sul valore simbolico dell’immagine, considerata non solo come oggetto estetico, ma come strumento di conoscenza e di interrogazione dell’esperienza umana. Nei suoi libri, l’arte diventa così una lente attraverso cui osservare i grandi temi della tradizione cristiana: l’incarnazione, il volto di Dio, la morte, la memoria, l’identità.
Tra le sue prime opere si segnala Lo splendore delle cose. Appunti di arte e di spirito (Ancora, 2001), una raccolta di brevi saggi in cui l’autore riflette sul rapporto tra bellezza artistica e vita interiore. Nello stesso anno pubblica Il Dio bambino (Mondadori), un’indagine sul significato della figura di Cristo bambino nella storia dell’arte e nella spiritualità cristiana, tema che ritorna spesso nella sua attenzione per l’umanità di Dio e la concretezza dell’esperienza religiosa.
Nel 2004 esce Il volto del Padre, scritto insieme allo storico dell’arte Rodolfo Papa (Ancora), un volume che analizza la rappresentazione di Dio Padre attraverso capolavori di artisti come Michelangelo, Raffaello e Tintoretto, affrontando un nodo centrale della tradizione iconografica cristiana. Alla dimensione storico-artistica Dolz affianca anche quella biografica e spirituale, come nel libro Mia madre la Chiesa. Vita di san Josemaría Escrivá (San Paolo, 2008), dedicato al fondatore dell’Opus Dei.
Michele Dolz, "Fossili viventi"
Michele Dolz, "Fossili viventi"
Importante è stato anche il suo contributo a opere collettive, tra cui Arte cristiana in Italia (San Paolo, 2008), progetto diretto da Timothy Verdon, nel quale Dolz firma saggi dedicati allo sviluppo dell’arte sacra in età moderna e contemporanea. Negli anni più recenti, la riflessione di Dolz si è ampliata verso il dialogo con la cultura visiva contemporanea. In I volti della morte. Dalle catacombe al cinema e oltre (Ares, 2023) l’autore percorre la storia della rappresentazione della morte, dalle prime immagini cristiane fino al cinema e ai linguaggi visivi moderni, mostrando come questo tema continui a interrogare l’uomo di ogni epoca. A questa linea di ricerca si collega anche Umanità senza nome (Ares, 2024), un libro che prende spunto da ritratti fotografici ottocenteschi per riflettere sul volto umano, sull’anonimato e sulla memoria.
Michele Dolz, "Notte oscura"
Michele Dolz, "Notte oscura"
Accanto ai saggi storico-artistici, Dolz ha pubblicato anche testi di carattere più meditativo, come Ritiro spirituale. Il silenzio. Ascolto e dialogo con Gesù (Ares, 2019), confermando una scrittura capace di coniugare rigore intellettuale e profondità spirituale.
Nel suo insieme, l’opera di Michele Dolz si distingueva per la capacità di far dialogare passato e presente, tradizione e contemporaneità, mostrando come l’arte cristiana non sia un patrimonio statico, ma una realtà viva, ancora in grado di parlare all’uomo di oggi. Un percorso coerente, quello di Dolz, che ha offerto chiavi di lettura preziose per comprendere il significato delle immagini e il loro ruolo nella costruzione della cultura e dell’esperienza spirituale.

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