lunedì 3 marzo 2025
L'attrice e regista aveva 71 anni, è stata stroncata dal tumore al pancreas che lei stessa aveva raccontato al suo pubblico. «Fino all'ultimo spero in un miracolo, ogni giorno è un regalo»
Eleonora Giorgi con il nipotino Gabriele, in una foto privata postata dalla nuora Clizia Incorvaia su Instagram nel 2024.

Eleonora Giorgi con il nipotino Gabriele, in una foto privata postata dalla nuora Clizia Incorvaia su Instagram nel 2024. - / ipa-agency.net

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«È stato l’anno più bello della mia vita». Ed è stato anche l’ultimo. Le parole di Eleonora Giorgi, pronunciate in una delle numerose interviste che ha concesso da malata, sono un controsenso, una «follia», come ammetteva la stessa attrice, scomparsa oggi a 71 anni per un tumore al pancreas. Ma invece quella frase spiazzante un senso ce l’ha: l’anno più bello di una vita intensa e movimentata è stato quello dell’amore ritrovato e vissuto ogni giorno con riconoscenza. È stato, certo, l’anno della malattia e delle cure micidiali affrontate sperando fino all’ultimo in un miracolo, ma la sofferenza condivisa con i familiari si è trasformata in intimità, ricordi, tenerezza, sorrisi sempre, fino a ieri quando è spirata con la mano tra quelle dei suoi figli. L’attrice e regista, protagonista della commedia italiana degli anni Ottanta, ha parlato con franchezza e trasparenza della malattia. In tv, sui social, su giornali e riviste, dovunque la chiamassero.

Le va dato atto di essere riuscita a scansare la retorica della guerriera che combatte la buona battaglia per la vita con forza e coraggio, che tanto male fa a chi quel coraggio e quella forza fatica ad averli. Eleonora Giorgi ha preferito concentrarsi sul potere invincibile degli affetti e della cura. Parlava, sì, della malattia, descriveva gli effetti delle terapie, si soffermava su quei 10 passi che riusciva a malapena a fare nelle ultime settimane, ma raccontava soprattutto della famiglia che le si era stretta intorno, dei figli Andrea e Paolo, delle nuore, dei nipoti e in particolare del bambino biondo con cui amava giocare e che la faceva ancora ridere. Ogni giorno era un regalo. «Mi sento inondata di bene e non ho rancori», ripeteva. «È folle dirlo ma è stato l’anno più bello della mia vita», perché «sono stata amata come mai prima, sono una persona fortunata». In virtù di tutto l’amore riversato su di lei, Eleonora Giorgi non si è rassegnata o arresa alla malattia, né ha invocato una scorciatoia alle terapie: al contrario, come viene testimoniato nel libro che il figlio Andrea Rizzoli le ha dedicato (“Non ci sono buone notizie. L’anno più bello di mia madre”) quell’amore l’ha spronata a continuare a curarsi e a sperare, anche se ormai questo si traduceva nella speranza di un miracolo.

È straordinaria l’assonanza del messaggio che arriva dalla morte di Eleonora Giorgi con quello che ha lasciato un medico molto stimato come Giovanni Scambia, il ginecologo oncologo del Policlinico Gemelli di Roma, lo stesso dove è ricoverato papa Francesco. Scambia aveva 65 anni e due settimane fa anche lui è stato stroncato fa dal “big killer” tra i tumori - 13mila nuove diagnosi all’anno e altrettanti morti nel 2024. Era un medico, conosceva il male contro cui aveva ingaggiato un confronto e anche quanto quel confronto fosse impari. In una intervista la figlia Luisa ha raccontato che in famiglia erano tutti consapevoli dell’esito, e per questo negli ultimi mesi il suo tempo è stato tutto per il padre, solo per lui. Scambiarsi emozioni, ricordi, affetto. Stringersi le mani, fino all’ultimo.

In fondo è un’esperienza comune di tante, tantissime famiglie, ma è bello sapere ancora una volta che sì, la malattia si cura con le terapie, senza rinunciare a ogni possibilità. L’amore però alla fine è quello che resta. Parafrasando Eleonora Giorgi, ogni giorno d’amore è un regalo. E, forse, l’eredità più bella che l’attrice può lasciare a tutti noi è quella di ricordarsene sempre, da malati ma soprattutto da sani.

La biografia

Eleonora Giorgi era nata a Roma nel 1953 da madre con radici ungheresi e padre di origini inglese. Aveva debuttato da ragazza nella pubblicità, per poi approdare subito al cinema. Non aveva nemmeno 20 anni quando compare in "Roma" di Federico Fellini; poi negli anni '70 recitò soprattutto nella cosiddetta commedia sexy o dichiaratamente erotica. Nel 1975 ci fu la svolta offertale da Alberto Lattuada che la chiama per il 'Cuore di Cane' di Bulgakov con Max von Sydow e Cochi Ponzoni. Seguirono altri ruoli drammatici con Damiano Damiani ("Un uomo in ginocchio"), Dario Argento ("Inferno"), Franco Brusati ("Dimenticare Venezia"), Liliana Cavani ("Oltre la porta" del 1982 con Marcello Mastroianni).

Fu una parentesi di impegno perché a inizio anni '80 diventa il volto della commedia italiana con film come "Mia moglie è una strega", "Mani di velluto" e altri. Recitò al fianco di Renato Pozzetto, Adriano Celentano e Johnny Dorelli ma fu Carlo Verdone a consacrarla definitivamente con il personaggio di Nadia in "Borotalco" del 1982 che le valse il David di Donatello. A partire dagli anni '90 e 2000, Elenora Giorgi si dedicò maggiormente alla tv con sceneggiati come "I Cesaroni". Nel 2003 l'esordio da regista e qualche esperienza nel teatro.

Un anno fa Carlo Conti le aveva consegnato il David di Donatello alla carriera.

La vita sentimentale di Eleonora Giorgi è stata movimentata e segnata dal dolore per la morte del giovanissimo Alessandro Momo che si schiantò in motocicletta e la fece precipitare nel tunnel della dipendenza. Si ricorda il matrimonio con Angelo Rizzoli, da cui ebbe il primo figlio nel 1980 e divorziò nel 1984, e le nozze nel 1993 con Massimo Ciavarro, conosciuto sul set di "Sapore di Mare 2" e rimasto fino all'ultimo l'amico e compagno della vita.

«Ringrazio gli uomini che hanno condiviso la vita con me, quelli che mi hanno amata e che ho amato, soprattutto i padri dei miei figli», aveva detto recentemente in un'intervista al settimanale Oggi.

Tante le manifestazioni di affetto per lei, oltre a quelle istituzionali. Tra tutte, ricordiamo quella pubblicata sui social di Carlo Verdone: «Grazie amore mio per essere stata la mia compagna in due film fondamentali per la mia e per la tua carriera. Saremo ricordati per tanto tempo ancora. Grazie per avermi dato la tua leggerezza, il tuo entusiasmo, il tuo sorriso e la tua preziosa amicizia. E grazie per esser stata un grande, coraggioso esempio per tutti in questo anno così duro e spietato. Ti ho ammirato per la tua forza, per la tua saggezza, per il tuo coraggio. Eri sempre sorridente pur nel verdetto. Sarai sempre sempre nel mio cuore. A tutti i tuoi cari il mio abbraccio più forte. Eleonora sei stata un grande, grande esempio di vita. Non dimenticherò i tuoi ultimi messaggi pieni di dolcezza e vero affetto. Dio ti benedica e ti accolga nel suo grande abbraccio».

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