sabato 14 marzo 2020
Le vittime in tutto il Paese a quota 1.441; in un solo giorno un aumento di 175 morti. Sono 1.966 le persone guarite. E scoppia la guerra delle mascherine
Parchi chiusi a Milano per coronavirus

Parchi chiusi a Milano per coronavirus - Ansa

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Sono 17.750 i malati di coronavirus in Italia, 2.795 in più di ieri, mentre il numero complessivo dei contagiati, comprese le vittime e i guariti, ha raggiunto i 21.157. Il dato è stato fornito dal commissario per l'emergenza Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione Civile.

In quanto alle vittime in tutto il Paese sono arrivate a quota 1.441. In un solo giorno c'è stato un aumento di 175 morti. Ma ieri erano stati 250. Sono invece a 1.966 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 527 in più di ieri.

I numeri regione per regione

Dai dati della Protezione Civile emerge che sono 9.059 i malati in Lombardia (1.327 in più di ieri), 2.349 in Emilia Romagna (+338), 1.775 in Veneto (+322), 814 in Piemonte (+20), 863 nelle Marche (+165), 614 in Toscana (+159), 320 nel Lazio (+78), 243 in Campania (+30), 384 in Liguria (+80), 271 in Friuli Venezia Giulia (+35), 150 in Sicilia (+24), 156 in Puglia (+35), 199 in Trentino (+42), 106 in Abruzzo (+23), 103 in Umbria (+30), 17 in Molise (+0), 47 in Sardegna (+4), 41 in Valle d'Aosta (+14), 59 in Calabria (+22),
170 in Alto Adige (+47), 10 in Basilicata (+0). Quanto alle vittime, se ne registrano: 966 in Lombardia (+76), 241 in Emilia Romagna, (+40), 55 in Veneto (+13), 59 in Piemonte (+13), 36 nelle Marche (+9), 6 in Toscana (+1), 27 in Liguria (+10), 6 in Campania (+4), 13 Lazio (+2), 13 in Friuli Venezia Giulia (+3), 8 in Puglia (+3), 3 in provincia di Bolzano (+1), 2 in Sicilia (+0), 2 in Abruzzo (+0), uno in Umbria (+0) uno in Valle d'Aosta (+0), 2 in Trentino (+0). I tamponi complessivi sono 109.170, oltre 74mila dei quali in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

E scoppia pure la guerra delle mascherine

È scontro tra governo e Lombardia. L'assessore lombardo al Bilancio Davide Caparini ha chiesto le dimissioni del commissario Angelo Borrelli, sostenendo che le mascherine inviate dalla Protezione Civile "non sono a norma", che sarebbero prive del marchio di certificazione Ce. Ancora più duro l'assessore al Welfare Giulio Gallera: "a noi servono mascherine del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica". E, come se non bastasse, in serata è arrivato l'annuncio di Fontana: Bertolaso "consulente personale" per la realizzazione dell'ospedale alla Fiera di Milano, proprio quello su cui già ieri c'erano stati diversi attriti tra Regione e Protezione civile.

Alle accuse ha replicato prima lo stesso Borrelli e poi il ministro delle Autonomie Francesco Boccia. "Ci sono in corso polemiche destituite di ogni fondamento e quindi mi auguro che anche da parte di tutte le restanti istituzioni si possa esser coesione - dice il commissario Borrelli- Siamo di fronte ad una grande pandemia, dobbiamo lavorare tutti insieme senza polemiche e lo dice chi da 20 anni è al servizio del paese".

Anche Boccia rispedisce al mittente ogni critica. "La Lombardia ha ricevuto quasi 550mila mascherine nei giorni scorsi, tra ffp2 e ffp3 e quelle chirurgiche, oltre a 113 ventilatori polmonari intensivi. Le critiche a Borrelli sono ingiuste e sgradevoli, sono arrivate mascherine e non carta igienica, tocca alle singole regioni smistarle in funzione dei diversi usi".

In Lombardia mancano le ambulanze

In Lombardia "i numeri evidenziano una crescita della diffusione del contagio, una crescita che è costante: ci sono 11.685 positivi, con un incremento di 1.865, e ci sono 4.898 persone ospedalizzate con 463 persone in più. Le persone in terapia intensiva sono 732, con un incremento di 85 e i decessi 966, 76 in più": sono i numeri dell'emergenza coronavirus in Lombardia resi noti dall'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera.

Intanto prosegue la "corsa contro il tempo" della Lombardia per allestire posti di terapia intensiva che ora sono 898 per pazienti positivi al Coronavirus. Gallera ha speigato che al momento 732 sono ora occupati da pazienti positivi e gli altri sono in attesa del risultato del tampone.

"Non ci sono più ambulanze e quindi qualcuno dovrà aspettare tarda sera" per essere trasferito in altri ospedali da quelli più sotto stress: lo ha detto Gallera spiegando che finora dagli ospedali 'caldi' di Crema, Cremona, Lodi, Voghera, Iseo... sono stati spostati 91 pazienti in strutture ospedaliere e 81 meno gravi in residenze socio assistenziali.

"Ogni giorno è sempre più complicato e difficile perché il livello di saturazione dei nostri presidi è estremamente alto ma il sistema sta reagendo con tutte le capacità che ha, con forza e efficienza", ha infine sottolineato l'assessore Gallera.

Emilia Romagna, 152 persone in terapia intensiva

Salgono a 2.644 i casi di contagio in Emilia Romagna, 381 in più di ieri pari a una crescita del 16%. Di questi, 1.055 sono in isolamento domiciliare a casa, mentre 152 persone sono ricoverate in terapia intensiva (24 in più). Le vittime nelle ultime 24 ore sono state 40, portando il totale a 241 (22 uomini e 18 donne, tutti con patologie pregresse e un'età media sugli 80 anni). Le guarigioni, infine, sono state 54, tre in più.

Le vittime provenivano dalla provincia di Piacenza (24 casi), Parma (8), Bologna (4), Ferrara (2), Reggio Emilia (1) e uno ultimo dal lodigiano. Questi i casi di positività provincia per provincia: 853 a Piacenza (143 in più rispetto a ieri), 570 a Parma (52 in più), 398 Rimini (35 in più), 306 a Modena (55 in più), 153 a Reggio Emilia (15 in più), 195 a Bologna, di cui 63 del circondario imolese (complessivamente 40 in più, di cui 16 a Imola e 24 a Bologna), 78 a Ravenna (23 in più), 62 a Forlì-Cesena (di cui 38 a Forlì, 8 in più rispetto a ieri, e 24 a Cesena, 5 in più rispetto a ieri), 29 a Ferrara (5 in più rispetto a ieri).

Altri aiuti in arrivo dalla Cina

Dalla Cina continuano ad arrivare aiuti per affrontare il coronavirus. Un aereo cargo che trasporta forniture mediche cinesi destinate all'Europa per sostenere la battaglia contro COVID-19 è atterrato a Liegi, in Belgio, nella serata di ieri. La destinazione finale è l'Italia. Le provviste, donate da due enti di beneficenza - la Fondazione Jack Ma e la Fondazione Alibaba - comprendono mezzo milione di mascherine, che arriveranno in Italia la prossima settimana. "Dilegua, oh notte, all'alba vincerò!". I manifesti allegati al pacco riportano il testo di "Nessun dorma", un'aria dell'opera Turandot scritta dal famoso compositore italiano Giacomo Puccini.

Il ponte di solidarietà è anche con la Sardegna. Quattro tonnellate di materiale medicale, 1.800 indumenti di protezione medica, 40mila mascherine, 250mila guanti, arriveranno nell'Isola grazie all'iniziativa benefica del gruppo Blue River, che dal 2016 opera in Sardegna nel ramo lattiero caseario con la società Alimenta. L'iniziativa è stata realizzata con il sostegno delle istituzioni della provincia cinese di Hunan e del distretto di Wangcheng.

Intanto stamani "L'istituto Spallanzani ha accolto la delegazione di 9 persone della Croce rossa cinese composta da medici e ricercatori che sono stati in in prima linea nella lotta al covid-19 in Cina - si legge nel bollettino dell'ospedale romano -. La delegazione cinese ha scambiato con la comunità scientifica dello Spallanzani ogni utile esperienza al fine di condividere percorsi diagnostici e terapeutici per la prevenzione e la lotta al nuovo coronavirus e si è infine recata in visita alla coppia cinese ormai
clinicamente guarita".


Le cifre mondiali

Sono 145.377 i casi di coronavirus nel mondo e 5.429 le persone decedute per il Covid-19 e i guariti 71.717, secondo l'aggiornamento della Johns Hopkins University. I Paesi colpiti sono 129, con la Cina al primo posto (81.000 casi), seguita dall'Italia (oltre 17.600 casi) e dall'Iran (11.364 casi).

Morto un operatore del 118 di Bergamo

Un operatore tecnico del 118 di Bergamo, in servizio alla Soreu, la centrale operativa dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, ospedale al centro dell'emergenza coronavirus, è morto la notte scorsa dopo essere stato contagiato dal Covid-19. Aveva 47 anni. Già alcune notti fa la centrale - che raccoglie le chiamate di emergenza anche da Brescia e Sondrio inoltrate dal 112 - era stata chiusa e sanificata, anche perché altri operatori avevano accusato sintomi ed erano stati a casa. Le chiamate erano state dirottate ad altre centrali lombarde.

Le aziende italiane ai tempi del coronavirus

Le imprese stanno reagendo alla crisi legata al coronavirus in vari modi. Ecco alcuni esempi.

Tim ha deciso di assicurare i suoi dipendenti da Covid-19. Il gruppo ha sottoscritto, per primo in Italia tra le grandi aziende industriali, in favore dei suoi circa 45.000 dipendenti una copertura assicurativa che si articola in un'indennità in caso di ricovero causato da infezione, un'indennità da convalescenza e un pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al meglio il recupero della salute e la gestione familiare.

Alleanza delle Cooperative (Confcooperative, Legacoop, Agci) ha deciso di sottoscrivere il protocollo che regolamenta le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro. Oltre a richiamare le norme già note e dettate dai
dpcm e decreti legge, si legge in una nota, "c'è l'impegno a garantire tutti i comportamenti di tutela dei lavoratori all'interno dei siti produttivi che non si possono fermare: dotazione di dpi, sanificazione ove necessario, controllo temperatura all'ingresso in azienda, rispetto delle distanze. Sul tema dei dispositivi di protezionechiediamo al più presto al governo di garantirne la fornitura a tutte le filiere interessate".

Il decreto del governo sull'emergenza Coronavirus non ordina il blocco delle fabbriche, ma sono tanti i grandi gruppi come Fincantieri e le piccole aziende, da Nord a Sud, che hanno deciso di sospendere l'attività. Alcune, come la Ferrari, hanno bloccato per 2 settimane la produzione e ridotto al minimo la presenza dei dipendenti negli stabilimenti di Maranello e Modena.

Si ferma anche l'edilizia: cantieri chiusi in tutta Italia, annuncia l'Ance, l'associazione dei costruttori. È la risposta alle richieste dei lavoratori. Le aziende si fermano per riorganizzarsi in base alle disposizioni sulla sicurezza e per interventi straordinari di sanificazione degli ambienti. D'altra parte sono tanti gli operai - solo a Torino secondo la Fiom sono a casa 10.000 metalmeccanici - che non riescono comunque a lavorare perché nelle fabbriche perché sono stati in contatto con persone positive al tampone in fabbriche o all'esterno.

Si ferma fino all'inizio della prossima settimana la Ducati di Bologna con l'obiettivo di riaprire progressivamente a turni ridotti alcuni reparti adattati alle nuove norme. Lamborghini ha chiuso fino al 25 marzo lo stabilimento di Sant'Agata Bolognese dove lavorano 1.800 persone. La Brembo, che ha i suoi stabilimenti nel bresciano e nel bergamasco, le aree più colpite dal virus, ha sospeso dal 16 al 22 marzo le attività produttive a Stezzano, Curno e Mapello. A casa anche i 1.400 dipendenti della Denso di
Poirino
, che opera nella componentistica auto, dove due impiegati sono risultati positivi al Coronavirus.

Fca ha deciso di prolungare le fermate egli stabilimenti di Melfi e Pomigliano fino a martedì per continuare gli interventi di igienizzazione e riorganizzazione del lavoro, stop alla Sevel di Val di Sangro anche lunedì. "Le mie priorità in questo momento sono la salute e la sicurezza dei dipendenti di Fca", scrive l'amministratore delegato Mike Manley ai lavoratori del gruppo.

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