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Ultras rossoneri in presidio per i condannati - fotogramma
Dieci anni di reclusione per Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista e collaboratore di giustizia, imputato per aver ucciso Antonio Bellocco, anche lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di ‘ndrangheta, e per associazione a delinquere con aggravante mafiosa. E dieci anni di carcere anche per Luca Lucci, capo della Curva Sud milanista imputato come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e di associazione per delinquere. Di otto anni, invece, la condanna per Marco Ferdico, anche lui tra i leader del direttivo della Nord prima degli arresti dello scorso settembre. Sempre dieci anni per il vice di Lucci nella Curva Sud, Daniele Cataldo, ritenuto anche l’esecutore materiale del tentato omicidio Anghinelli. La gip Rossana Mongiardo nel processo in abbreviato nell’aula bunker di via Filangeri ha sostanzialmente accolto tutte le richieste dei pm della Dda Sara Ombra e Paolo Storari, condannando tutti e sedici gli imputati per associazione a delinquere. Nel caso degli ultras interisti con l’aggravante mafiosa. La giudice non ha riconosciuto solo una contestazione di estorsione, per un locale in Sardegna, tra i tanti capi di imputazione.
Gli altri condannati sono Marcello Bosetti (ex direttivo ultrà Inter), 4 anni, Pino Caminiti (considerato nell’inchiesta doppia Curva della squadra Mobile e della Dda, il tramite per gli incassi dai parcheggi di San Siro con la ‘ndrangheta), 5 anni, Fabiano Capuzzo, 4,4 anni, Gianfranco Ferdico (il padre di Marco) 4,8 anni, Hagag Islam (noto come Alex Cologno, fedelissimo di Lucci ed ex guardia del corpo di Fedez) 3,4 anni, gli interisti Francesco Intagliata, 5 anni e Mauro Nepi (il capo corista della Nord) 4,5 anni, Matteo «Chuck» Norrito (ex bodyguard di Matteo Berrettini), 4,8 anni, Luciano Romano 3,4 anni, Alessandro Sticco, detto Shrek (altro fedelissimo di Lucci), 5 anni, Debora Turiello ( «la cassiera» del direttivo nerazzurro), 2 anni, Cristian Ferrario (il prestanome, indagato con quel ruolo anche per l’omicidio Boiocchi), 6 anni.
Ai familiari di Antonio Bellocco, 'ndranghetista e nel direttivo della Curva Nord e ucciso da Beretta a Cernusco sul Naviglio il 4 settembre scorso, la gup ha riconosciuto una provvisionale a carico dell'ex capo ultrà da 520mila euro di risarcimento. Beretta è diventato collaboratore di giustizia proprio in seguito all’omicidio del rampollo della cosca rosarnese, avvenuto per contrasti sulla spartizione degli utili derivanti dallo stadio, e le sue dichiarazioni hanno contribuito a fare luce sul sistema di illegalità che governa le curve e l’indotto collegato a San Siro (biglietti, parcheggi, rivendite). Sempre Beretta è il mandante dell’omicidio dell’ex capo ultrà nerazzurro Vittorio Boiocchi, che sarebbe stato commesso insieme ai due Ferdico (organizzatori), a Nepi (che avrebbe dato l’idea), a Daniel D’Alessandro (Bellebuono) e a Mauro Simoncini (esecutori), e a Cristian Ferrario (intestatario dello scooter). Luca Lucci, che deve rispondere di narcotraffico in un'altra inchiesta, è considerato appunto il mandante del tentato omicidio del broker della droga Enzo Anghinelli. «È stata fatta giustizia», ha commentato quest’ultimo, che però non disse una parola quando gli investigatori della Mobile lo sentirono per capire chi fosse sullo scooter che lo affiancò sparandogli a bruciapelo al volto mentre era alla guida. Così come l’8 maggio scorso non è stato in grado di fornire indicazioni utili agli investigatori su chi possa avergli sparato due colpi di pistola (al terzo s’è inceppata l'arma) affiancandolo sempre con uno scooter in via Imbriani mentre era alla guida, Luca Guerrini, da poco nel direttivo di curva rossonero nell’era post Lucci. Ma è poi davvero così? È finito con il suo arresto il dominio del «Toro» Lucci sulla curva?
Per Beretta non ci sono dubbi che sia ormai un ex capo: "La tua infamità non appartiene alla nostra mentalità", recitava uno striscione degli ultras nerazzurri in curva dopo la decisione di passare con la giustizia. E i supporter nerazzurri ieri all’esterno dell’aula bunker si contavano sulle dita di due mani. Gli ultras rossoneri invece erano in duecento fuori dall'aula, in attesa della sentenza, a portare solidarietà ai propri condannati. Tra loro, dietro allo striscione «Ultras, amicizia, lealtà, fratellanza, aggregazione» e davanti alle transenne sistemate a protezione dell’aula di giustizia, Marco Pacini, fedelissimo dello stesso Luca Lucci. «Noi i nostri amici non li abbandoniamo. E non perché sono nostri amici, ma perché sul reato associativo sono innocenti - ha detto -. Se la curva del Milan è quello che è diventata, è soprattutto grazie a quella gente là dentro e grazie a Luca Lucci», ha aggiunto.
Il pm Storari nella requisitoria ha illustrato quello che le curve sono diventate, secondo le indagini: «hanno costituito una sorta di milizia privata», con propri uomini, regole e territorio (lo stadio e il circondario).
Ai club Milan e Inter, che si sono costituti parti civili andranno 50 mila euro ciascuno di provvisionale. Altri 20 mila euro di provvisionale alla Lega di Serie A. Giovedì invece a Palazzo di Giustizia dovrebbe andare a sentenza anche il processo per altri tre imputati dell’indagine sulle curve che hanno scelto il rito ordinario. Si tratta di Francesco Lucci, fratello dell’ex capo ultrà del Milan, Luca, di Christian Rosiello, anch’egli ex bodyguard di Fedez, e di Riccardo Bonissi. Per il primo Storari ha chiesto 6 anni e dieci mesi, 4 anni e dieci mesi la richiesta del pm per gli altri due imputati.
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